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Tacchi alti, quali rischi per gambe e piedi?

13/02/2017

Alluce e dita

Tra le patologie del piede più frequenti c’è l’alluce valgo: «L’utilizzo costante delle scarpe con tacco alto può favorirne la comparsa. L’alluce valgo si caratterizzata per la deviazione verso l’esterno della base dell’alluce e della sua punta verso le altre dita. Ricordiamo, però – sottolinea il dottor Maradei – che indossare queste scarpe non causa l’alluce valgo, dovuto invece a diverse ragioni dalla familiarità ai traumi. Infine più che il tacco è la punta molto stretta delle scarpe ad accelerarne il decorso», sottolinea il dottor Maradei.

Tacchi alti e punte strette possono star dietro anche al neuroma di Norton: si forma una cisti su un nervo del piede che, di conseguenza, si infiamma. La cisti si può formare ovunque ma spesso predilige lo spazio tra il quarto e il terzo dito. Analogamente all’alluce valgo, anche per il neuroma di Morton i tacchi alti «ne favoriscono la comparsa dei sintomi», precisa lo specialista.

 

Avampiede

Attenzione anche all’avampiede, la parte anteriore del piede che comprende il metatarso: «Stare troppo a lungo sulla punta dei piedi lo mette sotto stress ed è causa di metatarsalgia, una condizione caratterizzata da dolore anche piuttosto acuto», aggiunge il dottor Leonardo Maradei.

 

Pianta e tallone

Il tallone e la pianta non sono esposti a rischi. Anzi portare i tacchi potrebbe, in presenza di alcune condizioni a carico di queste parti del piede, dare sollievo: «Il rischio di tallonite è basso perché il tallone viene “scaricato”. Lo stesso si può dire della spina o sperone calcaneare, una formazione nel tessuto osseo all’altezza del tallone. In quest’ultimo caso, il tacco potrebbe addirittura alleviare il dolore che ne deriva».

Lo stesso vale per la fascite plantare, «l’infiammazione della fascia plantare, un tessuto fibroso che va dal calcagno alla testa dei metatarsi. Chi ne è affetto, e presenta i piedi piatti, potrebbe trovar sollievo nell’utilizzo di scarpe con il tacco», precisa il dottor Maradei.

 

Polpaccio e gambe

La pianta del piede è un’area importantissima per la circolazione, come spiega la dottoressa Casabianca. Qui si trova una fitta rete di vene che fanno da “spugna”, preziose per il ritorno venoso: «La compressione plantare esercitata quando camminiamo e la pompa muscolare data dalla contrazione dei muscoli del polpaccio sono gli strumenti fondamentali che permettono ai liquidi di non ristagnare nelle estremità. Questi due strumenti si comportano come un cuore, che non agisce come pompa meccanica ma per “spremitura” di vene e vasi linfatici».

Proprio agendo su questi meccanismi le scarpe che indossiamo possono avere effetti diversi. I tacchi alti possono causare insufficienza venosa, causa principale delle vene varicose, come suggerisce uno studio dell’Università di San Paolo pubblicato su Journal of Vascular Surgery.

Sono stati testati gli effetti di tre calzature sulla circolazione venosa di giovani donne durante la simulazione del cammino: tacchi di 3,5 cm, tacchi a spillo di 7 cm e zeppe di 7 cm. «Con le scarpe da 7 cm la funzione della pompa muscolare si riduceva. I ricercatori hanno osservato una flessione nel ritorno venoso. La pressione venosa era inoltre più alta del normale. I suoi valori si mantenevano invece a livelli fisiologici con il tacco di 3,5 cm: con queste calzature l’appoggio plantare era adeguato e i muscoli potevano lavorare correttamente. In particolare la zeppa ha dimostrato di essere nemica della corretta circolazione: a dispetto di un senso di maggiore stabilità rispetto al tacco a spillo, veniva ridotto l’effetto della “spremitura” plantare a causa della suola rigida».

 

In che modo si può preservare la circolazione?

Attività fisica e controllo del peso sono importanti per la circolazione, tuttavia, «anche se si è in forma, con un Indice di Massa corporea nella norma, è meglio non utilizzare troppo a lungo le scarpe con i tacchi, specialmente se si deve sostare a lungo in piedi. Anche se non si svilupperanno vene varicose, dopo una lunga giornata con queste calzature, si potrebbero comunque accusare gonfiore, pesantezza, rossori a gambe e piedi, soprattutto in estate», ricorda la dottoressa Casabianca.

Fare stretching può aiutare? «Gli esercizi per il piede e la caviglia sono sempre utili ma se sono abbinate a otto ore di utilizzo di scarpe dalla punta stretta e dal tacco alto, ogni giorno, il loro beneficio diventa minimo», risponde il dottor Maradei.

 

Niente tacchi, allora?

Come può difendersi chi è predisposta all’insorgenza di vene varicose? Se proprio è necessario indossare i tacchi alti, sarebbe utile abbinarli alle calze elastocompressive, la cui classe di compressione andrebbe valutata dallo specialista. «Ci sono modelli e filati che non si distinguono da calze “non terapeutiche” e che quindi possono essere utilizzate in ogni occasione» precisa la dottoressa Casabianca.

 

“Ballerine” meglio dei tacchi?

Meglio fermarsi a metà strada, con «scarpe alte 3-5 cm. Anche le “ballerine” non vanno molto bene: calzature davvero basse pregiudicano la compressione, la funzione di spinta sulla pianta del piede», spiega la dottoressa. Le fa eco il dottor Maradei: «Scarpe prive di qualsiasi rialzo dal suolo, pur non pregiudicando la salute del piede, possono mettere a rischio la schiena. Diverse persone lamentano lombalgia per aver indossato a lungo queste scarpe. Meglio fermarsi ai 4 cm di tacco».

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