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Allergie e asma

USA, mangiare arachidi da piccolissimi per prevenire l’allergia

20/03/2017

Per prevenire l’allergia alle arachidi è utile che i bambini le consumino il prima possibile, anche prima dei 6 mesi, se possibile. Gli Stati Uniti hanno aggiornato le proprie linee guida indicando a medici e pediatri di introdurre precocemente nella dieta dei più piccoli alimenti con arachidi.

Un gruppo di 26 esperti provenienti da diverse organizzazioni e società scientifiche, selezionati dal National Institutes of Health americano, ha stilato queste nuove raccomandazioni per la prevenzione dell’allergia alle arachidi, una malattia che tendenzialmente si sviluppa durante l’infanzia e persiste in tutta l’età adulta.

Nel documento, pubblicato su Journal of Allergy and Clinical Immunology, si distinguono tre gruppi in base al rischio di insorgenza della malattia. Ai bambini del primo gruppo, ad alto rischio di allergia perché affetti da eczema severo, allergia alle uova o entrambi, le arachidi dovrebbero essere introdotte tra i 4 e i 6 mesi di età dopo aver eseguito dei test allergologici. Nel secondo gruppo, con rischio inferiore perché i bambini hanno un eczema di lieve o moderata entità, l’introduzione delle arachidi può arrivare intorno ai 6 mesi, mentre nel terzo gruppo, senza eczema o altre allergie alimentari, si dà maggiore libertà nelle scelte alimentari.

(Per approfondire leggi qui: Allergia alle arachidi: si evita mangiandole fin da piccoli?)

In ogni caso tutti i bambini dovrebbero cominciare a mangiare altri cibi solidi prima di consumare per la prima volta alimenti con arachidi.

Le nuove linee guida si basano sui risultati di alcuni studi clinici condotti nel 2015 su 600 bambini. Questi hanno mostrato una riduzione dell’80% delle probabilità di sviluppare allergia nei bambini ad alto rischio che consumavano regolarmente arachidi dalla prima infanzia fino ai 5 anni.

Quali sono le allergie più frequenti durante l’infanzia e come si gestisce il rischio?

«In Italia l’incidenza di allergia alla frutta secca è molto inferiore rispetto agli USA. A seconda delle abitudini alimentari di ciascun Paese prevalgono tipi diversi di allergia. In generale i cibi che più frequentemente provocano allergia sono il latte vaccino, le uova, il pesce, il grano, la soia, la frutta a guscio. Anche se i cibi solidi non dovrebbero essere introdotti prima dei 4-6 mesi di età, non c’è evidenza che ritardarne l’introduzione sia utile a prevenire l’allergia. Al contrario, l’induzione della tolleranza avviene tra il quarto e il sesto mese di vita, pertanto l’introduzione in questo intervallo di tempo, soprattutto se in allattamento materno, può risultare un fattore protettivo», risponde il dottor Marco Nuara, pediatra e neonatologo dell’ospedale Humanitas Pio X.

«Attualmente l’American Academy of Pediatrics raccomanda di non effettuare alcuna restrizione alimentare durante la gravidanza e l’allattamento nella prevenzione delle allergie. L’European Society of Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN) – continua –raccomanda l’allattamento materno esclusivo, se possibile, nei primi sei mesi e l’introduzione dei cibi solidi, anche i più allergizzanti, non prima dei 4 mesi e non oltre i 6 mesi. La somministrazione degli alimenti deve avvenire uno per volta al fine di identificare eventuali reazioni allergiche. Naturalmente le arachidi saranno offerte sotto forma tritata o di crema per evitare il rischio di inalazione».

(Per approfondire leggi qui: Allattamento al seno, fino a sei mesi l’unica forma di alimentazione)

«Generalmente sono altri gli alimenti che i bambini cominciano a mangiare con lo svezzamento, tuttavia la frutta a guscio è fonte sia di proteine sia di importanti minerali (calcio, ferro, zinco) e risulta imprescindibile nelle diete latto-ovo-vegetariane e vegane», conclude il dottor Nuara.

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