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Mesentere, ora sappiamo di più su questo “nuovo organo”

20/01/2017

Il mesentere, un tessuto dell’apparato gastrointestinale, dev’essere considerato un organo a tutti gli effetti. Grazie agli studi di un ricercatore della University of Limerick (Irlanda) il mesentere ha meno segreti. Se per anni era stato considerato come una struttura complessa e frammentata, è arrivato il momento di classificarlo come un organo semplice dalla struttura continua. Le ricerche dello scienziato irlandese sono state pubblicate su Lancet Gastroenterology & Hepatology.

Finora, dice il ricercatore, si sono definite l’anatomia e la struttura del mesentere; il prossimo passo sarà identificarne meglio la funzione, un passo necessario per capire anche quando l’organo funziona in maniera anormale, ovvero quando si è malati. Il mesentere, ipotizza lo studioso, manterrebbe l’intestino connesso; su di esso viaggiano inoltre i vasi sanguigni che riforniscono il tratto gastrointestinale.

(Per approfondire leggi qui: Intestino irritabile? Dieta varia e niente abbuffate)

I professionisti di Humanitas ricordano che il mesentere è una lamina di tessuto connettivo del peritoneale nel quale passano i vasi sanguigni, linfatici e i nervi propri dell’intestino mesenteriale. Vista la ricca vascolarizzazione e innervazione il mesentere è un organo fondamentale che non solo ha importanti proprietà di sostegno ma anche in malattie infiammatorie come la malattia di Crohn.

Ancora poco noto il ruolo del mesentere nelle malattie infiammatorie intestinali

Da tempo nella malattia di Crohn si è osservato l’arricchimento di cellule adipose che producono molecole infiammatorie contribuendo così alla genesi della malattia. Pertanto, in futuro, il mesentere potrebbe diventare un nuovo bersaglio terapeutico per la malattia di Crohn mentre il suo ruolo in altre patologie dev’essere ancora identificato.

(Per approfondire leggi qui: Malattia di Crohn, le “bandiere rosse” per la diagnosi precoce)

“Inoltre questo rinnovato interesse per il ruolo del mesentere potrebbe aiutare a modificare gli approcci chirurgici attuali alla malattia di Crohn, nella speranza di ridurre le possibilità di recidive della malattia dopo l’intervento”, sottolinea il professor Antonino Spinelli, responsabile di Chirurgia del Colon e del Retto di Humanitas e docente di Humanitas University.

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