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Tiroide, se funziona bene nessun rischio dalla soia

26/01/2017

Che relazione c’è tra soia e tiroide? Consumare prodotti a base di soia ha un impatto sulla funzione tiroidea in generale o solo chi è affetto da condizioni particolari a carico di questa fondamentale ghiandola dovrebbe prestare particolare attenzione? Ne parliamo con il professor Andrea Lania, docente di Endocrinologia presso Humanitas University e responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia dell’ospedale Humanitas. Il professore parteciperà al prossimo appuntamento di “Spuntino con…” il 23 febbraio in compagnia di Marco Bianchi, in diretta sul profilo Facebook del divulgatore scientifico di Fondazione Veronesi.

La soia è una pianta della famiglia delle Fabacee presente nella dieta di Paesi orientali che negli ultimi decenni ha conquistato anche le tavole occidentali. Tra i suoi componenti troviamo gli isoflavoni, dei fitoestrogeni, ovvero sostanze naturali dalle proprietà ormonali che si legano ai recettori degli estrogeni. Diverse ricerche hanno valutato proprio l’effetto dell’assunzione degli isoflavoni della soia sull’attività della tiroide.

La soia inibisce l’assorbimento degli ormoni prodotti dalla tiroide?

Uno studio pubblicato nel 2006 su Thyroid e realizzato dalla Loma Linda University della California (USA) ha revisionato 14 studi concludendo che i prodotti contenenti soia, inibendo l’assorbimento degli ormoni tiroidei, potrebbero rendere necessario incrementare le dosi di tali ormoni necessari per il trattamento dell’ipotiroidismo. Per via ipotetica – aggiungono i ricercatori – resta l’assunto secondo cui, in individui con funzione tiroidea compromessa e/o con ridotto apporto di iodio, il consumo di soia potrebbe aumentare il rischio di sviluppare ipotiroidismo. I dati a sostegno di questa ipotesi erano stati ricavati da modelli sperimentali e da studi in vitro.

(Per approfondire leggi qui: Menopausa, la soia un utile rimedio contro i suoi sintomi?)

Quest’ultima possibilità è stata valutata da altri studi tra cui una ricerca inglese del 2011 pubblicata su Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism. Lo studio, condotto su pazienti con ipotiroidismo subclinico, ovvero non ancora diagnositicato, ha visto come una supplementazione di alte dosi di fitoestrogeni della soia fosse in grado di aumentare il rischio di ipotiroidismo. Una conferma in questo senso è arrivata da una ricerca presentata nel 2014 al congresso annuale della Endocrine society.

Pertanto, un possibile effetto diretto dell’assunzione di soia, e delle sue componenti, potrebbe rendersi manifesto solo in caso di funzione tiroidea compromessa. Nei soggetti in cui la tiroide funziona correttamente non ci sono rischi dal consumo di prodotti a base di soia.

E per i soggetti con ipotiroidismo? La soia va del tutto evitata?

L’ipotiroidismo è una condizione generalmente trattata con l’assunzione di ormoni tiroidei sintetici. La soia potrebbe interferire la capacità dell’organismo di assorbire tali ormoni. Tuttavia, dicono la Mayo Clinic e la Cleveland Clinic americane, non ci sono sufficienti evidenze tali per cui le persone con ipotiroidismo dovrebbero completamente evitare la soia. Il consiglio che gli esperti danno è quello di limitarne l’assunzione o di consumare prodotti contenenti soia qualche ora dopo aver assunto gli ormoni.

(Per approfondire leggi qui: Sonno, dalla soia un aiuto per dormire bene?)

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