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Colpo di frusta, tre esercizi per recuperare la mobilità del collo

17/01/2017

Il colpo di frusta è il classico disturbo che può sorgere dopo un lieve incidente automobilistico, ad esempio un tamponamento. La testa improvvisamente fa uno scatto indietro e in avanti e il collo subisce un trauma, una distorsione a carico del rachide cervicale. Ecco comparire il dolore che può durare anche diversi giorni. Come intervenire? Meglio tenere il collo immobilizzato a lungo o provare pian piano a muoverlo per recuperare la sua funzionalità il prima possibile? L’abbiamo chiesto alla dottoressa Lara Castagnetti, osteopata e specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’ospedale Humanitas.

A causare il colpo di fusta non è esclusivamente un incidente in macchina, ad esempio essere tamponati quando si è fermi a un semaforo. Il trauma può sorgere anche quando si praticano discipline sportive caratterizzate da scontri fisici come le arti marziali o nei parchi divertimenti nelle attrazioni che lasciano libero il collo e prevedono una importante accelerazione seguita da un decelerazione altrettanto rapida.

Cosa succede esattamente con un colpo di frusta?

«In una prima fase, di accelerazione, il corpo va avanti mentre la testa va indietro. In questo modo – spiega la specialista – le fasce muscolari anteriori si allungano. Nella seconda fase, di decelerazione, il capo viene richiamato in avanti e si allunga la muscolatura posteriore. Il danno è dunque da iperallungamento e il muscolo risponde “accorciandosi”, contraendosi».

(Per approfondire leggi qui: “Cervicale, il cuscino caldo è un rimedio efficace” vero o falso?)

L’onda del colpo di frusta può essere davvero lunga: «A partire da 24-48 ore e fino a 1-2 settimane dopo il trauma, il paziente potrebbe lamentare un fastidio anche mentre mangia. Questo perché, nella fase di accelerazione, anche la mandibola viene proiettata in avanti e i muscoli della masticazione vengono stirati. Il colpo di frusta, inoltre, può addirittura rendere manifesta una sindrome del tunnel carpale con una preesistente irritazione della radice nervosa nel braccio».

Per quanto tempo va indossato il collare? «In caso di colpo di frusta con traumi non gravi, senza frattura, il collare dovrebbe essere portato i primi giorni, al massimo 2-3. Si tratta di una misura da associare all’assunzione di farmaci antidolorifici per il rilassamento muscolare e al riposo», ricorda la dottoressa Castagnetti. «Ma poi il collare andrà tolto per evitare di irrigidire troppo il collo e per evitare di passare attraverso una riabilitazione più faticosa. Se necessario, dopo i primi giorni, il collare potrà essere tenuto alcuni minuti la sera, ma non tutto il giorno».

Quali esercizi si possono fare in caso di colpo di frusta non grave?

«Ne suggeriamo tre rispettivamente per l’allungamento, la flessione e la rotazione dei muscoli del collo, tutti da fare in posizione supina su un materassino:

  • nel primo portiamo il mento in avanti, verso il torace. Teniamo questa posizione per 5 secondi e poi torniamo a quella di partenza;

  • nel secondo flettiamo la testa lateralmente verso le spalle, prima in un verso, poi nell’altro. Nella parte finale ci si può aiutare con l’arto opposto al lato di flessione. Il movimento deve durare 20 secondi;

  • nell’ultimo esercizio giriamo la testa fino a poggiare l’orecchio al materassino. Anche in questo caso ci si può aiutare con la mano e bisognerà impiegare in tutto 20 secondi».

Oltre agli esercizi è importante il movimento in sé

«Anche la semplice camminata è utile per il recupero dal colpo di frusta. L’esercizio aerobico di intensità lieve favorisce la vascolarizzazione che, a sua volta, aiuta la riparazione dei tessuti anche a livello del rachide cervicale riducendone la rigidità», risponde la dottoressa.

(Per approfondire leggi qui: Sciatica, come prevenire la comparsa del dolore?)

In definitiva bisogna essere tempestivi nel trattamento e non trascurare il colpo di frusta: «Si rischia la cronicizzazione del dolore. Questo anche perché il “semplice” colpo di frusta può scatenare una condizione presente ma ancora asintomatica come l’artrosi o una discopatia non conclamata e portare così a dolore cronico», conclude la dottoressa Castagnetti.

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