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Morbo di Crohn, la Risonanza magnetica come nuovo metodo diagnostico

15/11/2010

Uno studio clinico, pubblicato su “Inflammatory Bowel Disease”, ha dimostrato l’efficacia diagnostica di Tac e Risonanza magnetica per il monitoraggio della malattia come alternativa alla colonscopia. La parola all’autore dello studio, il dott. Luca Balzarini.

Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino, i pazienti con questa patologia si sottopongono a ripetuti esami diagnostici, oltre che alle terapie. I malati sono spesso giovani e il percorso di monitoraggio e cura dura tutta la vita. Ecco perché si è presentata l’esigenza di trovare un’alternativa valida alla colonscopia, finora il metodo diagnostico standard in questi casi.
L’intestino infatti deve essere controllato frequentemente e con regolarità, perché il Morbo di Crohn è una patologia progressiva, che colpisce gradualmente diverse parti dell’organo. Ma la colonscopia richiede una preparazione intestinale fastidiosa ed è di per sé un metodo invasivo. La localizzazione più frequente è quella ileo-colonica, tuttavia l’intestino deve essere monitorato per intero e con frequenza, per osservare evoluzione ed eventuali complicanze del morbo, che può coinvolgere anche sedi extra intestinali dell’addome. In Humanitas sono stati monitorizzati i pazienti con la Tac e la Risonanza magnetica, in collaborazione con l’Unità operativa di Radiologia diagnostica.

I risultati degli specialisti di Humanitas sono stati molto soddisfacenti e lo studio clinico è in via di pubblicazione sulla rivista internazionale di settore Inflammatory Bowel Disease. Il paragone con le immagini della colonscopia hanno dimostrato che quelle della Tac e della Risonanza sono qualitativamente ottime al fine di monitorare l’attività della malattia, con evidenti vantaggi per i pazienti in termini di invasività. La Risonanza mirata al canale intestinale in particolare è molto efficace per osservare alcuni tratti dell’organo e alcuni aspetti della patologia. Inoltre non comporta l’impiego di radiazioni, come invece accade per la Tac.

“Uno dei problemi maggiori relativi alla fase diagnostica dei pazienti affetti da malattie infiammatorie dell’intestino – aggiunge il dott. Luca Balzarini, responsabile della Radiologia diagnostica in Humanitas, è che frequentemente si valutano pazienti di giovane età portatori di una malattia cronica che necessita molteplici controlli nel tempo. Dal punto di vista radiologico, è quindi prioritario il problema dosimetrico cioè la necessità di minimizzare la dose di radiazione di ogni singolo esame per ridurre la dose complessiva di esposizione nell’arco della vita del paziente. Il piccolo intestino inoltre, per le sue caratteristiche anatomiche mal si presta ad una valutazione con le tecniche di imaging tradizionali tanto che è sempre stato considerato la ‘bestia nera’ della radiologia”.

Le tecniche tradizionali, quali il clisma del tenue, fino ad oggi utilizzate sono inoltre lunghe e poco tollerate dai pazienti e presuppongono l’ingestione di un mezzo di contrasto somministrato con l’aiuto di un sondino naso gastrico. “Il risultato era che spesso i controlli venivano dilazionati per la scarsa collaborazione da parte dei pazienti o per ridurre la dose somministrata – continua il dott. Balzarini -. Abbiamo cercato quindi un metodo meno invasivo, più tollerato e che potesse sostituire la radiologia tradizionale e la Tac, almeno in alcune fasi della patologia. L’idea che si è rivelata vincente è stata quella di introdurre la Risonanza magnetica”. La Risonanza infatti non usa le radiazioni e il mezzo di contrasto viene somministrato per bocca, senza il sondino, un po’ alla volta. “I risultati dal punto di vista diagnostico sono stati confortanti avendo dimostrato una sostanziale sovrapponibilità rispetto a quelli delle altre metodiche – conclude lo specialista -. La Risonanza può essere utilizzata quindi al posto della Tac e con una semplice ingestione per bocca del mezzo di contrasto. I vantaggi per il paziente sono evidenti. La nostra proposta quindi è di sostituire la Tac con la risonanza, molto meglio tollerata, almeno nei pazienti giovani e nelle fasi critiche della malattia”.

C’è un altro importante studio internazionale in via di pubblicazione riguardo al Morbo di Crohn, sulla rivista internazionale di settore Inflammatory Bowel Disease, che coinvolge 28 tra i maggiori esperti al mondo della patologia, riuniti nell’Ipnic Group (International Program to develop New Indexes in Crohn’s disease). Si tratta di un nuovo metodo di valutazione del danno d’organo, il Crohn’s disease degestive damage score. Finora ci si è concentrati sui sintomi per trattare i nostri pazienti, mentre la malattia in maniera asintomatica progrediva creando complicanze all’intestino e danneggiandolo in maniera irreversibile. Presto si sposterà l’attenzione oltre che sui sintomi anche sull’organo bersaglio dell’infiammazione, proprio come accade con il cancro, cercando di contenere la malattia e di impedire che progredisca. Un nuovo approccio in corso di valutazione internazionale, che permetterà un uso ottimale dei farmaci biologici.

A cura della Redazione

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