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Nelle capsule del caffè gli ftalati, sostanze nemiche degli ormoni?

23/12/2016

Le capsule e le cialde del caffè potrebbero rilasciare nella bevanda tracce di ftalati, sostanze chimiche che possono interferire con il funzionamento del sistema ormonale. Di questo si è occupato uno studio condotto da un docente dell’Università degli Studi di Padova in collaborazione con il Cnr. Le conclusioni sono state presentate nel corso di un recente congresso dedicato all’infertilità di coppia.

I ricercatori hanno testato alcuni formati con caffè predosato realizzati con diversi materiali, alluminio, plastica e materiale biodegradabile. Tutti i prodotti si sono rivelati capaci di rilasciare gli ftalati nel caffè, come ha dichiarato all’Adnkronos l’autore dello studio, il professor Carlo Foresta.

Perché gli ftalati sono un potenziale pericolo?

«Gli ftalati sono sostanze chimiche che vengono aggiunte ai materiali plastici per aumentarne la flessibilità», spiega il professor Andrea Lania, docente di Endocrinologia presso Humanitas University e responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia dell’ospedale Humanitas. «È noto da tempo come questi agenti chimici siano dei potenziali “endocrine disruptors”, ovvero sostanze sostanze chimiche esogene che interferiscono con la secrezione, la produzione, il trasporto e l’azione di alcuni ormoni. Pertanto gli ftalati agirebbero sulla normale funzione endocrina».

(Per approfondire leggi qui: Tiroide a rischio disfunzione per colpa di agenti chimici antifiamma?)

La fertilità e lo sviluppo puberale potrebbero risentire dell’azione di queste sostanze: «Gli ftalati agiscono in particolare sulla funzione degli ormoni sessuali sia nel maschio che nella femmina».

Gli ftalati sono ovunque ma in quantità minime, sotto soglie di sicurezza determinate dalle istituzioni internazionali: «I pesticidi, i materiali da costruzione, oltre a quelli in plastica possono contenere ftalati. La loro presenza è regolamentata: alcune sostanze sono vietate, altre sono ammesse ma in dosi molto contenute proprio per evitare l’effetto “interferente” sul sistema endocrino. Pertanto i rischi deriverebbero solo da una esposizione massiccia e duratura agli ftalati», ricorda il professor Lania.

(Per approfondire leggi qui: Obesità, sostanze chimiche tra i fattori di rischio?)

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