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Film horror, l’irresistibile fascino della paura

02/03/2010

Il tormentone “Paranormal activity” sbanca i botteghini e la paura torna a essere uno degli intrattenimenti preferiti dal pubblico.

“Paranormal activity” ne è l’esempio più recente. Costato solo 15.000 dollari, ne ha incassati in America 48 milioni. Predecessore fu “The Blair Witch Project”. La ricetta è la stessa: telecamera a mano, urla, tensione. Ma perché l’uomo è così attratto dalla paura? Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Emanuela Mencaglia, psicologa di Humanitas.

Dott.ssa Mencaglia, secondo lei qual è il fascino che esercitano i film horror sugli spettatori?
“Prima di tutto il cinema ci permette di provare emozioni che nella realtà sarebbero impensabili. Agli spettatori è consentito vivere esperienze pericolose con la consapevolezza che ci sarà comunque un termine. Il film finirà. Ovviamente ci sono altri fattori, come il desiderio di vedere le norme sociali infrante: in questi film si compiono atti che nella realtà non rimarrebbero impuniti. C’è un lato oscuro in ognuno di noi, che spesso viene negato o rimosso. In queste occasioni possiamo permetterci di sperimentarlo attraverso le gesta dell’attore. I ricercatori hanno evidenziato due categorie di spettatori: coloro che nel film horror si identificano nel carnefice e coloro che si immedesimano nella vittima. A quest’ultima categoria appartengono le persone che escono dal cinema traumatizzati. Questa è una reazione spontanea dovuta al carattere, non è prevedibile nè può essere modificata. Chi di noi combatte la paura è in qualche modo dotato di risorse che permettono di identificarsi con la parte forte, altri la subiscono perché l’identificazione, tra i personaggi della trama, avviene attraverso la vittima”.

Riguardo a questi film spesso si parla di attacchi di panico. Qual è la sua opinione?
“Più che di attacchi di panico in questi casi parlerei di crisi d’ansia diffusa. A questo riguardo è emerso da uno studio che, chi rimane traumatizzato da immagini ansiogene, è dotato di un gene particolare che esprime la sensibilità a questo tipo di sensazioni, che si scatenano alla vista di immagini ‘forti’. Pare che questo gene, che non si trova nei primati, spinga l’uomo a fuggire di fronte a situazioni critiche, salvaguardando la propria incolumità. Tuttavia, sentirsi in balia dell’ansia durante la visione di un horror, è un’esperienza che può capitare a chiunque, ad esempio in un periodo della vita particolarmente difficile, si è più vulnerabili e quindi più esposti a un crollo psichico”.

Gli adolescenti sono più esposti a reazioni violente di fronte a questi tipi di film?
“La loro personalità è, per definizione, in via di formazione e cambiamento. Quando l’identità si sta formando, una situazione in cui le immagini sullo schermo rompono le regole sociali note e mostrano scene di violenza esplicita, può scatenare una crisi più profonda rispetto a chi ha un carattere più stabile. Una condizione di totale impotenza mette a disagio, soprattutto se non ci sono punti di riferimento. Infatti spesso i ragazzini si ritrovano in gruppi alle proiezioni di questi film, cercando il sostegno degli amici per affrontare la paura che le scene di suspense scatenano, cercando di aggirare l’ansia sdrammatizzando le scene più cruente, con le risate”.

A cura di Alice Locatelli

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