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Mantovani: “Vaccinarsi è anche una scelta di solidarietà”

24/10/2016

Un sostegno alle vaccinazioni e alle terapie oncologiche ufficiali è arrivato ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In occasione della Giornata nazionale per la Ricerca sul Cancro il capo dello Stato ha preso la parola puntando il dito contro il fronte del no alle vaccinazioni e alle sue argomentazioni: “Occorre contrastare con decisione gravi involuzioni, come accade, ad esempio, quando vengono messe in discussione, sulla base di sconsiderate affermazioni, prive di fondamento, vaccinazioni essenziali per estirpare malattie pericolose e per evitare il ritorno di altre, debellate negli anni passati”, ha detto Mattarella.

Il fenomeno del calo delle vaccinazioni è motivo di seria preoccupazione per la salute pubblica. La riduzione delle coperture vaccinali è stata confermata poche settimane fa dall’Istituto Superiore di Sanità. I dati sulle coperture vaccinali nazionali a 24 mesi relative al 2015 mostrano una tendenza al ribasso in quasi tutte le Regioni e Province Autonome. Il calo è continuo dal 2013 e riguarda il vaccino esavalente e anche quello per morbillo e rosolia. Le coperture sono sotto la soglia di sicurezza e il rischio di focolai epidemici è reale.

(Per approfondire leggi qui: Vaccini, nel 2015 coperture ancora sotto la soglia di sicurezza)

I vaccini sono oggetto da qualche tempo di una dura campagna di discredito che ha portato a un crescente scetticismo e disaffezione verso questa pratica fondamentale di prevenzione. La tendenza ha richiamato dunque anche il presidente Mattarella con un intervento «estremamente importante, efficace e tempestivo», dice il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University.

Quali i motivi di questa disaffezione verso i vaccini?

«I vaccini sono un po’ vittima del loro successo, non ci ricordiamo di malattie come la poliomielite che sono “scomparse” solo perché ci vacciniamo; perché sono state diffuse delle vere e proprie bugie sulla sicurezza dei vaccini a cominciare da quella sul legame con l’autismo; perché non ragioniamo in termini di costi e benefici e perché abbiamo perso di vista la dimensione della solidarietà», risponde il professore ai microfoni di Radio in Blu.

«Chi si vaccina protegge se stesso ma anche chi non può farlo direttamente perché immunocompromesso. Penso ai 1500 bambini con tumore che sono protetti solo se la comunità si protegge con i vaccini impedendo agli agenti patogeni di circolare. E penso al caso del bambino morto nell’ospedale di Monza, affetto da leucemia, con altissime probabilità di guarire il cui decesso è stato causato invece dal morbillo. Intorno a lui è mancata l’immunità della comunità. E abbiamo perso di vista anche il fatto che nel mondo poco meno di 2 milioni di bambini perdono la vita perché non hanno accesso ai vaccini di base».

Per cercare di ripristinare il livello di fiducia intorno ai vaccini si è mobilitato anche il mondo dello sport italiano. Nei centri sportivi e nelle scuole italiane apriranno, entro il prossimo anno, i primi “sportelli-vaccini” con i pediatri a disposizione di genitori e studenti. L’iniziativa è stata illustrata dalla Fiarped, la federazione che riunisce associazioni e società scientifiche pediatriche, e dal Coni in occasione della presentazione della prima Giornata Nazionale delle Vaccinazioni.

(Per approfondire leggi qui: Mantovani: “Bufale su vaccini pericolose per la salute di tutti”)

Negli ultimi anni sono cambiate le terapie oncologiche

Oltre ai vaccini però il presidente della Repubblica ha ricordato anche i rifiuti dei riconosciuti trattamenti anticancro in favore di sedicenti cure: “Lo stesso contrasto va posto quando, con scelte causate soltanto da ignoranza, si negano a figli o altri familiari cure indispensabili. O ancora – ha sottolineato il presidente della Repubblica – quando ci si affida a guaritori; o a tecniche di cui è dimostrata scientificamente l’inutilità”.

Anche le terapie anti-tumorali periodicamente vengono messe sotto accusa da alcune voci piuttosto minoritarie che però fanno proseliti, come ricordano alcuni recenti casi di cronaca. «Il caso della ragazza affetta da leucemia che ha rigettato le terapie tradizionali è motivo di profonda tristezza», aggiunge il professor Mantovani. «Anche nei riguardi delle cure oncologiche dobbiamo ragionare in termini di rischi e benefici. È purtroppo vero che la chemioterapia gode di cattiva fama ma non dobbiamo dimenticarci che in molti casi la “chemio” fa la differenza tra vita e morte. Inoltre siamo in un momento storico in cui le terapie stanno cambiando e stanno aumentando le armi a nostra disposizione per il trattamento dei tumori, come la immunoterapia», conclude il professor Mantovani.

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