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Alcol, fino ai 18 anni l’organismo non riesce a metabolizzarlo correttamente

25/10/2016

Quello che comunemente viene chiamato “coma etilico” è una conseguenza dell’intossicazione acuta grave dovuta a un eccessivo consumo di bevande alcoliche. Periodicamente sulla stampa appaiono le notizie dei ricoveri per coma etilico di giovani ragazzi. La loro età spesso davvero bassa, anche 15 o 13 anni. In una sola parola, minorenni. Per i ragazzi con meno di 18 anni qualsiasi tipo di consumo rappresenta un rischio per la salute dal momento che questi non sono in grado di metabolizzare ancora in maniera adeguata l’alcol.

Lo dice l’Istat nel report “Fattori di rischio per la salute” che ha fotografato i consumi di bevande alcoliche in Italia nel 2015. Nella popolazione con almeno 11 anni di età beve alcolici il 64,5% degli individui; un dato in lieve aumento rispetto all’anno precedente ma in netto calo rispetto al 2003. Se diminuiscono i consumi giornalieri, ovvero il numero di persone che consumano alcol quotidianamente, aumenta invece il numero di persone che lo fanno occasionalmente (da 37,7% a 42,3%) e fuori pasto (da 24,8% a 27,9%).

In base ai dati rilevati l’istituto di statistica ha notato una trasformazione del modello tradizionale di consumo di alcol basato sull’abitudine a bere il classico bicchiere di vino a tavola. Il modello di consumo verso cui si tende è quello tipico dei Paesi del Nord Europa: ovvero consumi elevati in molte occasioni anche fuori pasto. Un modello in crescita in particolare tra le donne.

Nei giovani adulti il binge drinking è un fenomeno consolidato

Anche in Italia si sono diffusi negli ultimi anni fenomeni e mode come il binge drinking, traducibile come “abbuffata alcolica”: «Una forma di consumo compulsivo di molte bevande alcoliche, da 5 a 7, in una singola occasione e in un periodo di tempo piuttosto limitato», spiega il dottor Antonio Voza, responsabile di Pronto Soccorso dell’ospedale Humanitas, intervenuto alla Radio ne parla, trasmissione in onda su Rai Radio1. «Spesso gli effetti del consumo di alcolici vengono amplificati dal digiuno prolungato e volontario, una condizione che massimizza l’effetto inebriante dell’alcol e, al contempo, minimizza l’apporto energetico all’organismo».

(Per approfondire leggi qui: Alcol, con il binge drinking giovani a rischio ipertensione)

Sono oltre 8 milioni e mezzo le persone con almeno 11 anni che eccedono il consumo raccomandato di bevande alcoliche, sia come consumo abituale eccedentario che nella forma del binge drinking. Tra il 2015 e il 2014 il ricorso a questa pratica è aumentato dal 6,2% a 6,9%. Tra i 18-24enni è ormai un fenomeno consolidato mentre nei 16-17enni le ubriacature sono pari a quelle medie di tutta la popolazione.

Pericoloso il consumo di alcol in gravidanza

L’età, il sesso, il peso corporeo, l’assunzione fuori dai pasti possono mediare gli effetti del consumo di alcol sull’organismo. Naturalmente contano le dosi di bevande alcoliche assunte. I sintomi associati al diverso grado di concentrazione di alcol nel sangue vanno dal calo dell’attenzione e della vigilanza a un coordinamento motorio precario, dal vomito all’ipotermia fino al coma.

Secondo l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’uso di alcol è dannoso quando avviene in quantità e/o modalità che possono implicare danni alla salute ma anche conseguenze sociali negative. Il consumo di alcolici causa malattie non trasmissibili come la cirrosi epatica, le patologie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore, oltre a essere associato anche a incidenti stradali, violenza e suicidi. In gravidanza il consumo di alcolici può causare la sindrome feto-alcolica.

(Per approfondire leggi qui: Gravidanza, niente alcol per proteggere la salute del feto: ecco i rischi)

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