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Obesità infantile, la prevenzione comincia prima del concepimento

20/10/2016

Per ridurre il numero di bambini obesi bisogna guardare alla salute dei genitori prima del concepimento. Sono le mamme e anche i papà a dover seguire uno stile di vita sano che non porti all’aumento di peso o che conduca a un importante dimagrimento prima di una gravidanza. Così il rischio di “trasmettere” l’obesità ai figli può essere contrastato. È la conclusione di una serie di studi pubblicati su Lancet Diabetes and Endocrinology.

Al momento i numeri dipingono una situazione preoccupante. La prevalenza dell’obesità è in crescita in tutta la popolazione e le stime suggeriscono che 2 donne su 10 saranno obese da qui al 2025. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha valutato in 41 milioni il numero di bambini fino a 5 anni obesi o sovrappeso (dati riferiti al 2014). È necessario intervenire per invertire questa tendenze. Quando si parla di prevenzione dell’obesità sulla popolazione generale si dovrebbe considerare anche l’aspetto dell’obesità materna a partire dall’adolescenza anche perché molte gravidanze non sono pianificate.

L’obesità in gravidanza mette a rischio la salute della donna e dei figli

«Gli studi pubblicati su Lancet ribadiscono evidenze già note con numeri maggiori», spiega il dottor Giuseppe Marinari, responsabile di Chirurgia bariatrica dell’ospedale Humanitas. «Una madre obesa durante la gravidanza trasmette un’eredità obesogenica al nascituro pregiudicandone in modo assoluto la salute. I nati da madre obesa sono infatti gravati da una maggiore incidenza di obesità, diabete, infarto, ictus. La trasmissione non è legata a un gene ma ad alterazioni ormonali che intervengono nella persona obesa che, se gravida, trasmette tutte le sue alterazioni al feto».

(Per approfondire leggi qui: Ogni giorno sulla bilancia e porzioni ridotte: così si previene l’obesità)

L’impatto della condizione materna sulla crescita del bambino è dunque rilevante: ci sono anche alcune prove sull’aumento del rischio di insorgenza di allergie e sugli effetti sullo sviluppo cerebrale e sul comportamento, come l’autismo e la sindrome da deficit di attenzione e iperattività.

Anche la salute della mamma è a rischio: può sviluppare diabete gestazionale o ipertensione e preeclampsia e può andare incontro a complicazioni durante il parto. Il National Institute for Health and Care Excellence inglese e l’American College of Obstetricians and Gynecologists raccomandano a tutte le donne incinte di seguire una dieta salutare e di svolgere almeno mezz’ora al giorno di attività fisica moderata. Sebbene le donne obese vengano spesso indirizzate ai nutrizionisti, mancano le linee guida per la gestione di gravidanza e parto in questo gruppo ad alto rischio, dicono i ricercatori.

Un aiuto dalla chirurgia dell’obesità?

Cosa fare? «La prevenzione dell’obesità per ora non è servita a nulla: i numeri della pandemia obesità sono in peggioramento e pertanto, al momento, non sono state fatte manovre efficaci. L’unica arma che per ora sembra essere efficace contro l’obesità in tutti i suoi aspetti è ancora una volta la chirurgia bariatrica: vi sono pochi studi e con piccoli numeri che indicano che donne obese e dimagrite grazie alla chirurgia, se concepiscono dopo il dimagrimento chirurgico, non trasmettono con modalità epigenetiche i marker dell’obesità al feto», risponde il dottor Marinari.

(Per approfondire leggi qui: Sovrappeso e obesità, quali i tipi di intervento?)

«Questi risultati sono però ancora da confermare con studi più approfonditi e comunque non si può pensare (o sì?) di operare tutte le donne obese sotto i 25-30 anni. Di certo per ora l’informazione che è stata passata al pubblico è che essere obesi durante la gravidanza è pericoloso per le madri: forse potrebbe essere utile una campagna di sensibilizzazione che spiegasse chiaramente che prima di concepire, se sovrappeso o obese, bisognerebbe assolutamente dimagrire per non trasmettere eredità gravi ai bambini. Di questo in effetti si sente parlare poco», conclude lo specialista.

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