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Un bambino su 5 cresce in case dove si fuma: sale il rischio di asma

19/10/2016

Il rischio di asma sale del 43% se un bambino cresce in case dove i genitori fumano. E a vivere in queste condizioni è, in Italia, 1 bambino su 5. Ma oltre a questo i figli di fumatori corrono anche il rischio di “ereditare” questa dipendenza. Sono alcuni dei dati diffusi dalla Simri, la Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili, in occasione del suo ultimo congresso.

In Italia, dice l’Istat, nel 2015 poco meno del 20% della popolazione con almeno 14 anni di età ha dichiarato di essere fumatore: sono 10 milioni e 300mila persone. Sebbene la quota più elevata di fumatori si abbia tra i 25 e i 34 anni, non è dunque difficile trovare adolescenti con le sigarette tra le dita. La prima sigaretta arriva anche a 11 anni, aggiunge l’istituto di statistica. Quando si è adolescenti – dice la Simri – chi fuma fa fatica a smettere e solo il 6% riesce a farlo da solo mentre in tantissimi casi continua a fumare per altri 16-20 anni.

(Per approfondire leggi qui: Polmonite, anche il fumo di sigaretta tra i fattori di rischio)

Il fumo fa male in tutte le sue forme, non solo se respirato da chi ne è dipendente. In questo caso, come dimostrato da migliaia di studi, il fumo è un fattore di rischio per tante patologie: cardiovascolari, a carico dell’apparato respiratorio e oncologiche, in primo luogo. Secondo l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro dell’Oms il fumo causa tumore oltre che ai polmoni anche a cavo orale, esofago, stomaco, fegato, colon-retto e pancreas; rene, ovaio e cervice uterina, tra gli altri.

Il fumo, poi, fa male quando è passivo. Non c’è un livello di sicurezza per l’esposizione al fumo di seconda mano, dice l’Oms. Negli adulti può causare malattie respiratorie e cardiovascolari; nei piccolissimi è causa della morte improvvisa e inoltre – come si legge nei Numeri sul Cancro in Italia 2016 – è stato accertato un aumento significativo del rischio di epatoblastoma (una forma di tumore al fegato infantile) e un’associazione positiva con il rischio di leucemia linfatica acuta.

Ma c’è un ulteriore modo in cui il fumo può essere pericoloso

«È il cosiddetto fumo di terza mano di cui ancora si è poco consapevoli», avverte la dottoressa Licia Siracusano, oncologa e referente del Centro Antifumo di Humanitas Cancer Center. «Il fumo di terza mano è quello che impregna i vestiti e i capelli, l’arredo domestico come tende e tappeti o i rivestimenti dei sedili in automobile. Molti fumatori potrebbero approfittare dell’assenza di altre persone e fumare in casa o in macchina. Ma se in questo modo è scongiurato il pericolo del fumo passivo non lo è quello del fumo di terza mano: alcune sostanze hanno effetti tossici duraturi».

(Per approfondire leggi qui: Tumore alla vescica, senza fumo di sigaretta evitabile 1 caso su 2)

Un recente studio pubblicato su Tobacco Control ha visto come nelle case di fumatori l’ambiente resta contaminato per almeno 6 mesi dopo che si è smesso di fumare. Addirittura la carta da parati sarebbe inquinata dalle sostanze tossiche.

«Tutti i medici dovrebbero avvertire i loro pazienti fumatori sui possibili danni che il fumo arreca anche nella terza forma. I pediatri, ad esempio, dovrebbero parlare sin da subito di vaccinazioni e della necessità di smettere di fumare. Un genitore che fuma continua a mettere a repentaglio la salute dei propri figli anche semplicemente dando un cattivo esempio assolutamente da non seguire», conclude la specialista.

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