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Matteoli: “Contro l’Alzheimer arricchiamo la nostra riserva cognitiva”

19/10/2016

Mantenere il cervello attivo e arricchirlo di quegli strumenti che possano contrastare i danni che malattie come l’Alzheimer possono causare. Questi strumenti formano la riserva cognitiva, un argine contro il declino cognitivo e la demenza, che possiamo costruire nel corso della vita e che può avere un impatto positivo sul funzionamento cognitivo in età avanzata.

Prevenire le malattie neurodegenerative è dunque possibile, favorendo l’istruzione all’inizio della vita e lo svolgimento di attività cognitivamente stimolanti nel corso di tutta l’esistenza, nonchè  seguendo uno stile di vita sano e soprattutto attivo. Di questo ha parlato la professoressa Michela Matteoli, responsabile del Programma di Neuroscienze dell’ospedale Humanitas e direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, nel corso di TedxCnr lo scorso 8 ottobre a Roma.

La professoressa Matteoli è stata una dei 16 relatori dell’evento di comunicazione globale indipendente organizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche e legato a Ted, rete no profit che ha come missione la divulgazione delle idee. La giornata era intitolata “Beyond the Known”, ovvero “oltre le cose già note”.

(Per approfondire leggi qui: Alzheimer, il ping pong uno sport contro la demenza?)

«Siamo abituati a pensare alla prevenzione delle malattie cardiovascolari o del metabolismo, come il diabete. Ma anche per le malattie neurodegenerative è possibile fare prevenzione allo scopo, se non proprio di sconfiggerle, quantomeno di rallentarne l’insorgenza o limitare i danni che comportano», dice la specialista ai microfoni del Corriere della Sera.

In che modo è possibile prevenire patologie come l’Alzheimer?

«Seguendo stili di vita corretti, fatti di dieta sana e attività fisica regolare ma soprattutto di attività cognitive per mantenere attivo il nostro cervello». Negli anni dobbiamo dotarci di quegli strumenti utili per difendere il benessere mentale: «È la cosiddetta riserva cognitiva, una sorta di patrimonio che costruiamo nel nostro cervello, fatto di idee, strategie, vocaboli, significati che ci servono successivamente, durante l’età adulta e l’invecchiamento, per rallentare i danni generati all’interno del cervello dalle malattie come l’Alzheimer».

La malattia di Alzheimer è una delle malattie neurodegenerative più diffuse. Nel mondo la demenza colpisce 47 milioni di persone, come ha fatto sapere la Federazione Alzheimer Italia in occasione dell’ultima Giornata Mondiale della malattia di Alzheimer. E i numeri sono destinati a triplicarsi entro il 2050. Numeri importanti che dovrebbero spingere tutti ad agire.

(Per approfondire leggi qui: Alzheimer, dalla ricerca un anticorpo che distrugge le placche nel cervello)

«Il problema è che i farmaci che abbiamo a disposizione sono solo sintomatici, quindi non agiscono sulla causa della malattia. Come scienziati, lavoriamo allo scopo di identificare i meccanismi alla base della malattia per mettere a punto cure mirate ed efficaci. Fin quando non avremo a disposizione farmaci che agiscono sui meccanismi di base della patologia, un individuo non può far altro che fare prevenzione. Bisogna iniziare presto, si può farlo addirittura sin dalla vita prenatale. Ciò che avviene nella vita prenatale – conclude – può influenzare quello che succederà 70 anni dopo».

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