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Antibiotico resistenza, l’ONU contro la più grave minaccia a salute globale

23/09/2016

Potrebbe fare più vittime del cancro, causare anche 10 milioni di decessi ogni anno. La resistenza agli antibiotici è diventata la minaccia più pericolosa per la salute pubblica globale e che richiede maggiore attenzione e interventi urgenti. Il 21 settembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dedicato una sua sessione a questo tema. È la quarta volta che la salute entra in agenda: in passato gli Stati membri si erano occupati di Ebola, HIV e malattie non trasmissibili.

La resistenza è una proprietà sviluppata da agenti patogeni come batteri, virus, parassiti e funghi nei confronti di medicinali usati per eliminarli. È un fenomeno naturale che passa attraverso mutazioni genetiche ma l’uso scorretto di antibiotici non fa altro che accelerare il processo, ricordano in un intervento su Huffington Post i direttori generali di Oms, Fao e Organizzazione mondiale della salute animale.

In molti Stati diversi antibiotici possono essere acquistati senza prescrizione e spesso capita di usarli in maniera inappropriata, ad esempio per trattare raffreddori e influenze o per curare gli animali domestici non colpiti da infezioni. “La resistenza agli antibiotici non conosce confini”, scrivono i rappresentati delle tre organizzazioni internazionali.

Quali sono le conseguenze della resistenza agli antibiotici?

Infezioni comuni e potenzialmente mortali come polmonite, gonorrea, infezioni post-operatorie, ma anche HIV, tubercolosi e malaria stanno diventando sempre più intrattabili. Anche la chemioterapia e semplici interventi chirurgici potrebbero diventare sempre più rischiosi.

(Per approfondire leggi qui: Europei (e italiani) ancora poco consapevoli sul corretto uso di antibiotici)

Per l’Onu è necessario definire un approccio coordinato e ampio per affrontare il fenomeno; adottare un sistema di monitoraggio più efficace delle infezioni multi-resistenti e del volume di antimicrobici usati nella sanità, negli allevamenti e in agricoltura. Serve inoltre usare questi farmaci in maniera più prudente, garantire una miglior igiene negli allevamenti e rendere più agevole l’accesso a misure di prevenzione delle infezioni a cominciare dall’immunizzazione.

Più incentivi per la ricerca sull’antibiotico-resistenza

Nessuna nuova classe di antibiotici è stata messa in commercio da 30 anni: per molte aziende del settore la ricerca di nuovi antimicrobici non garantisce profitti tali da giustificare investimenti, scrivono i direttori generali su Huffington Post.

In altre parole servono «più ricerca, più educazione, più condivisione, ma prima di tutto, più ricerca», afferma il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University, intervistato da Repubblica. «Abbiamo un disperato bisogno di nuovi antibiotici e le case farmaceutiche non sono incentivate a investire, anche se ora lo scenario sta cambiando. Anche la ricerca pubblica e indipendente, però, deve essere finanziata e messa in condizione di dare il suo contributo. Molto resta ancora da spiegare, ad esempio perché alcuni batteri resistenti vengono tenuti a bada senza problemi da un individuo mentre un altro si ammala in modo grave?».

(Per approfondire leggi qui: Usa, trovato per la prima volta un batterio resistente a tutti gli antibiotici)

Su cosa dovrebbe puntare di più l’Onu?

«Dovrebbe promuovere la diffusione dei vaccini e finanziare la ricerca per quelli futuri. Sono stato per un periodo nel Board di GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunization). Grazie a un progetto italiano abbiamo portato i vaccini contro lo pneumococco in Uganda. Non solo abbiamo visto ridurre la mortalità dei bambini ma anche il fenomeno della resistenza agli antibiotici. Circolavano meno batteri e c’era meno bisogno di usare questi farmaci».

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