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Si spegne un “interruttore” e le cellule killer dei tumori vanno ko

24/08/2016

Un “interruttore” che disattiva le cellule del sistema immunitario: così le cellule tumorali riescono a sopravvivere e a crescere in libertà. È quanto hanno visto dei ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e dell’Università degli studi di Genova e che rende più chiara l’interazione fra sistema immunitario e tumori. Il team ha individuato infatti un meccanismo che permette al tumore di “ingannare” il sistema immunitario non lasciandosi così aggredire da questo.

Entrando in contatto con il sistema immunitario, in particolare con le cellule Natural Killer, le cellule tumorali riescono a neutralizzare un meccanismo di difesa di cui queste cellule “soldato” sono dotate. Nei pazienti colpiti da tumore le cellule Natural Killer esprimono sulla loro superficie una sorta di “interruttore” cellulare, ovvero un recettore inibitorio chiamato PD-1. Quando queste cellule attaccano quelle tumorali vengono frenate perché il recettore PD-1 viene spento. Colpa dell’interazione con delle molecole presenti sulla superficie esterna delle cellule tumorali.

Stesso “interruttore” già individuato su linfociti T

Le cellule Natural Killer non sono le uniche del sistema immunitario a puntare il tumore per sopprimerlo. Ci sono infatti i linfociti T, altre cellule “soldato” molto importanti sulle quali era già stato scoperto lo stesso “interruttore”. In molti casi succede che le cellule tumorali riescono a eludere l’attacco dei linfociti T scontrandosi infine con le Natural Killer. Se anche su queste il meccanismo di difesa viene disattivato, ecco che il tumore ha gioco facile.

(Per approfondire leggi qui: Immunoterapia e tumori, testato in Germania un vaccino “universale”)

Tuttavia, dicono i ricercatori, è possibile evitare che l’ “interruttore” venga spento. In che modo? I ricercatori hanno dimostrato che l’azione bloccante delle molecole sulla superficie delle cellule tumorali può essere prevenuta. Questo processo è stato dimostrato non solo in laboratorio ma anche su pazienti affetti da tumore grazie all’uso di un anticorpo monoclonale. Questo si lega all’ “interruttore”, lo maschera impedendogli di entrare in contatto con le cellule tumorali.

La ricerca, pubblicata su Journal of Allergy and Clinical Immunology, è stata condotta su pazienti con tumore all’ovaio anche se ha una valenza più generale: diversi tumori controllabili soprattutto dalle Natural Killer potrebbero essere trattati con questo anticorpo, fanno sapere dal centro di ricerca.  

(Per approfondire leggi qui: Mantovani: “Dall’immunoterapia contributo decisivo contro il melanoma”)

«Si tratta di un risultato di grande importanza, che riflette il contributo fondamentale che è stato dato da Lorenzo Moretta e dalla ricerca italiana alla comprensione di come funzionano le cellule Natural Killer, cellule con “licenza di uccidere”. Il trasferimento alla clinica di queste ricerche viene sostenuto dall’AIRC, l’Associazione per la Ricerca sul Cancro, nell’ambito del progetto 5×1000 IIC (Innate Immunity in Cancer, n.d.r)», commenta il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University.

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