Stai leggendo Tumore al seno, i batteri “buoni” proteggono dal rischio?

Magazine

Tumore al seno, i batteri “buoni” proteggono dal rischio?

29/08/2016

Alcuni batteri “buoni” proteggerebbero dal rischio d’insorgenza di tumore al seno mentre dei batteri “cattivi” potrebbero invece favorirne lo sviluppo. È la conclusione di uno studio realizzato da ricercatori della Western University (Canada) che hanno rilevato sui tessuti di circa 60 donne la presenza di diversi tipi di batteri.

Il team ha analizzato frammenti di tessuto mammario di 58 donne sottoposte a intervento chirurgico. Di queste 13 erano state colpite da tumore al seno, 13 da formazioni tumorali benigne e 23 avevano semplicemente subito un intervento di chirurgia plastica al seno.

Le donne con tumore al seno presentavano elevati livelli di Escherichia coli e Staphylococcus epidermidis che sono noti per danneggiare il DNA in cellule umane usate in laboratorio secondo un processo particolare che può portare allo sviluppo di tumore.

Batteri “cattivi” associati a danni al DNA, il meccanismo che porta allo sviluppo del tumore

Nei campioni di tessuto mammario prelevato da seni sani erano prevalenti batteri come il Lactobacillus e lo Streptococcus considerati batteri “amici” della salute dalle proprietà anticancerogene. Ad esempio il batterio Streptococcus thermophilus produce antiossidanti che neutralizzano l’azione di fattori che possono causare danni al DNA e dunque indurre la formazione di un tumore.

(Per approfondire leggi qui: Tumore seno, rischio recidiva più basso con terapia ormonale decennale)

La ricerca è stata pubblicata su Applied and Environmental Microbiology. «È uno studio innovativo e ha il pregio di aver confermato l’importante ruolo del microambiente nel processo di sviluppo di un tumore», aggiunge la dottoressa Giovanna Masci, oncologa dell’ospedale Humanitas. «In questo studio è stata notata una differente composizione della flora batterica ospitata nel tessuto mammario sano rispetto a quello soggetto a un processo tumorale. In particolare è stato visto come la predominanza di batteri “cattivi”, quali Escherichia coli e Staphylococcus epidermidis, possa essere associata allo sviluppo di un tumore. E, guarda caso, questi batteri sono dei noti agenti mutageni, ossia in grado di danneggiare il DNA e quindi di innescare il complesso meccanismo che porta alla nascita e allo sviluppo di cellule tumorali».

I batteri “amici” dietro la protezione contro il tumore mammario che dà l’allattamento al seno?

La ricerca, sostengono gli autori, potrebbe spiegare perché l’allattamento al seno è un fattore protettivo per la sua salute. Il latte materno contiene infatti batteri “buoni” che magari potrebbero giocare a favore della salute della donna, si chiedono gli autori dello studio. Oppure, come dimostrato da altre ricerche, altri batteri possono migrare verso la ghiandola mammaria e dare lo stesso effetto.

(Per approfondire leggi qui: Allattamento seno, Oms: “Evitabili 20mila morti per tumore al seno”)

«I ricercatori della Western University con i risultati del loro studio hanno fornito un’ulteriore possibile spiegazione di un dato epidemiologico noto da tempo. Esistono però altre spiegazioni su questo punto. E’ noto, infatti, che nel periodo di allattamento entrano in gioco numerosi ormoni, tra cui ad esempio l’ossitocina e la prolattina, che contribuiscono a ridurre il rischio di tumore al seno. L’allattamento, inoltre, è in grado di abbassare la produzione di estrogeni da parte dell’ovaio e bassi livelli di estrogeni garantiscono una protezione contro il carcinoma mammario. Ecco perché ripetuti periodi di allattamento sono in grado maggiormente di proteggere le donne dallo sviluppo di tumore al seno».

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita