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Usa, trovato per la prima volta un batterio resistente a tutti gli antibiotici

30/05/2016

Un super batterio resistente a tutti gli antibiotici è stato individuato per la priva volta negli Stati Uniti in una donna. La notizia arriva dal Dipartimento di Difesa. Si tratta di un batterio Escherichia Coli trovato nelle urine di una 49enne della Pennsylvania con sintomi da infezione del tratto urinario. Il microrganismo è resistente persino alla colistina, un antibiotico usato come ultimo presidio per debellarlo. Il documento che illustra il caso è stato pubblicato su Antimicrobial agents and Chemotherapy, la rivista della Società americana di Microbiologia.

(Per approfondire leggi qui: Antibiotici: usarli in modo scorretto aumenta la resistenza dei batteri)

Le autorità sanitarie statunitensi stanno indagando le modalità in cui la donna abbia contratto il super batterio. Lo scorso novembre lo stesso gene che conferisce la resistenza alla colistina era stato individuato in Cina. Dopo questa rivelazione era partita la caccia ad altri batteri contenenti questa mutazione genetica e importanti scoperte erano state fatte in Canada ed Europa. Dal momento che il gene mutato esiste su un plasmide, ovvero su un “pezzo” di DNA che non è parte del cromosoma batterico e che può viaggiare da un batterio all’altro, la resistenza agli antibiotici può diffondersi tra le specie batteriche.

Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, il fenomeno della resistenza agli antibiotici costituisce una seria minaccia alla salute pubblica globale. Un recente studio inglese ha stimato 10 milioni di decessi nel 2050 causati da microrganismi super resistenti.

(Per approfondire leggi qui: “Super microbi” killer, nel 2050 potrebbero causare 10 milioni di decessi)

Indispensabile un corretto uso degli antibiotici

«Non è la fine degli antibiotici», dice il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University, in un’intervista per il giornale radio di Radio 24. In che modo affrontare il problema della resistenza agli antibiotici? «Bisogna agire a più livelli – risponde il professore. Il primo: più ricerca per nuovi antibiotici e per usare bene quelli che abbiamo a disposizione, per capire come funzionano le nostre difese immunitarie che nella maggior parte dei casi controllano questi germi».

«Il secondo riguarda i comportamenti individuali: dobbiamo usare gli antibiotici quando dovuto, quando ce n’è bisogno e dobbiamo usarli bene, se li usiamo quando non ce n’è bisogno e li usiamo male generiamo germi resistenti. Ricordiamoci poi di lavarci le mani quando visitiamo un paziente in ospedale, prima e dopo. Infine, il terzo livello: i vaccini. Il vaccino contro lo pneumococco previene l’insorgenza di ceppi resistenti di pneumococco».

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