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Speciale solidarietà in Humanitas Gavazzeni

19/12/2006

The heart of children: là dove c’è più bisogno
Romania, Albania, Ucraina, Marocco, Kenya: sono questi alcuni dei Paesi in cui The Heart of Children Onlus (www.theheartofchildren.org) lavora per aiutare i bambini cardiopatici delle nazioni in via di sviluppo senza distinzioni di razza, religione e sesso. L’associazione, della quale è presidente il dottor Vittorio Vanini, cardiochirurgo pediatra di Humanitas Gavazzeni, e di cui è co-direttore scientifico il professor Lucio Parenzan, nasce dall’esigenza di dare una mano proprio là dove c’è più bisogno, con l’aiuto volontario di professionisti. Lo scopo è di offrire cure e speranza in più a tanti bambini che nascono con malformazioni congenite al cuore o ai grossi vasi.
In mancanza di cure ed interventi tempestivi, parecchi di loro non riescono a raggiungere il primo anno di vita, mentre altri devono convivere con problemi legati alla crescita e allo sviluppo. “Nei Paesi industrializzati – spiega il dottor Vanini – la correzione delle cardiopatie congenite è una specialità largamente praticata ed i piccoli pazienti possono nella maggior parte dei casi raggiungere una condizione di vita normale. Nei Paesi meno sviluppati la situazione è drammatica: le statistiche affermano che a circa 400.000 bambini cardiopatici ogni anno viene negata la speranza di avere una vita normale e senza rischi.”
Molti cardiologi e cardiochirurghi hanno aderito all’appello dell’associazione e partecipano da anni alle missioni umanitarie organizzate nei paesi prescelti, dove il team di The Heart of Children presta il suo aiuto per visitare i bambini, diagnosticare le cardiopatie ed effettuare interventi cardiochirurgici. Ma l’azione più efficace a lungo termine resta la formazione del personale medico ed infermieristico sia “in loco” sia presso strutture qualificate, con un approfondimento post-laurea: è da qui che nasce la collaborazione con l’International Heart School, diretta dal professor Parenzan, che ha accolto con entusiasmo le finalità di The Heart of Children e ha dato il suo appoggio alla nascita e alla crescita dell’associazione.

Un ponte tra Bergamo e il Sudan
Gino Strada chiama e Lucio Parenzan risponde. Così nasce la collaborazione fra l’ideatore di Emergency e il presidente dell’International Heart School di Bergamo che non ha esitato a salire su un vecchio biplano sovietico alla volta di Khartoum per visitare il Centro pediatrico per profughi ed il Centro di cardiochirurgia Salam, a 20 km dalla città di Khartoum. Secondo una indagine condotta dal Ministero della Sanità sudanese i pazienti che necessitano di una sostituzione valvolare in Sudan sono più di 13.000; la percentuale di malformazioni cardiache congenite è dello 0,4%, di queste oltre il 60% riguarda i bambini; nelle grandi città il 25% dei cittadini con più di 60 anni soffre di patologie alle coronarie.
“Questi dati, già di per sé preoccupanti – spiega Lucio Parenzan, di ritorno dall’Africa – non rappresentano comunque la realtà effettiva del Paese, a causa dei limitati mezzi di rilevazione a disposizione delle autorità sanitarie nazionali. In condizioni molto simili si trova anche la gran parte dei paesi che confinano col Sudan”.
Il Centro di cardiochirurgia di Khartoum nasce per essere un centro regionale, rivolto non solo alla popolazione del Sudan ma anche a quella dei 9 paesi confinanti: Egitto, Libia, Chad, Repubblica Centroafricana, Congo, Kenya, Uganda, Etiopia e Eritrea. Ne beneficeranno così migliaia di bambini e adulti affetti da patologie cardiache – in particolare malformazioni congenite e patologie valvolari originate da febbri reumatiche – che non avrebbero nessuna altra possibilità di essere operati gratuitamente e da un’equipe altamente specializzata.
“Questo progetto – ha affermato il professor Parenzan – rappresenta una novità nella strategia di Emergency che in Sudan non intende lavorare soltanto sulle vittime di guerra o di tragedie umanitarie ma sulla popolazione che normalmente vive in quelle condizioni. Da parte mia non ho potuto che garantire a Gino Strada e a i suoi collaboratori di Emergency tutto il mio impegno attraverso l’International Heart School nel reclutamento e nella formazione di medici e di personale sanitario che possa dare una mano alla concretizzazione di questo grande sogno”.

AAA volontari in corsia cercansi
Dopo il successo riscosso nel suo primo anno di vita il gruppo di volontari di Humanitas Gavazzeni punta a crescere e cerca nuovi collaboratori. Il Progetto Elios, nato un anno fa con lo scopo di sostenere il malato e la sua famiglia in un momento particolare e difficile come quello del ricovero ospedaliero, è molto apprezzato tra i pazienti.
“Il territorio della bergamasca – sottolineano le coordinatrici del progetto Elios Maria Bellati e Maura Gavazzeni – è da sempre impegnato in iniziative di volontariato. Con Elios abbiamo voluto dare un contributo speciale in un contesto delicato come l’ospedale. L’entusiasmo dei volontari, affiancati da esperti e formati dai medici e dal personale infermieristico, ci ha spinto ad aprire di nuovo le iscrizioni per attivare nuovi servizi”.
I volontari, prima di operare nei reparti di Humanitas Gavazzeni, vengono selezionati in base alle loro attitudini con un colloquio conoscitivo e successivamente preparati attraverso un accurato percorso formativo. Il compito principale dei volontari è offrire ai pazienti accoglienza ed un aiuto speciale: un consiglio pratico, una parola di conforto, un appoggio utile per risolvere i piccoli e grandi problemi legati alla permanenza in ospedale (come ad esempio l’accompagnamento dei più anziani e dei disabili, la distribuzione di giornali e riviste o la compilazione di moduli e questionari).
La formazione dei volontari viene seguita dagli stessi medici ed infermieri di Humanitas Gavazzeni, insieme ad esperti e con la collaborazione della Fondazione Humanitas, che mette a disposizione il know how e l’esperienza maturata presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.

Un sostegno per l’ospedale boliviano
“Un dono che parla di umanità, generosità, sensibilità e di tanto cuore!”. Così il dottor Pietro Gamba, medico di origine bergamasca che opera da oltre vent’anni ad Anzaldo in Bolivia, ha definito la donazione da parte di Humanitas Gavazzeni di una TAC. Questo strumento, collegato ad un computer, permette di effettuare fotografie tridimensionali degli organi interni, soprattutto delle parti che non sono sufficientemente visibili con una radiografia.
Pietro Gamba, originario di Stezzano, ha prestato servizio civile in terra boliviana ed è rimasto molto colpito dall’estrema situazione di povertà delle comunità contadine, dove tanti bambini muoiono ancora oggi per epidemie di morbillo e mancanza di vaccini. Dopo essere rientrato ha intrapreso studi di medicina e, una volta conseguita la laurea, si è trasferito nel nord del paese sudamericano, dove ha fondato un piccolo ambulatorio.
Oggi, grazie all’impegno del dottor Gamba ed agli aiuti che gli giungono dai Paesi occidentali, è stato possibile costruire un ospedale pediatrico ad Anzaldo. Il sistema sanitario boliviano non prevede per la popolazione un servizio di assistenza gratuita. Lo Stato tutela soltanto la popolazione a rischio infantile fino ai 5 anni e le madri durante il parto. Chi è povero non può fruire delle cure necessarie ed è costretto a rinunciare alla maggior parte dei servizi sanitari. Qui comincia il lavoro del dottor Gamba: il suo obiettivo è infatti permettere alle fasce più svantaggiate della popolazione di curarsi e, una volta messa in funzione la TAC, permettere alla popolazione di accedere ad un servizio di diagnostica avanzata altrimenti proibitivo.
“Per me questa donazione ha un significato ancora maggiore – ha affermato il dottor Gamba durante al sua recente visita a Bergamo – perché meno di un anno fa mio padre si è sottoposto ad un esame radiologico e la diagnosi precisa data dall’esame, anche se infausta, è stata utile a prepararci a vivere i suoi ultimi giorni terreni con maggior serenità.” La donazione è stata possibile anche grazie alla collaborazione dell’associazione Progetto Missione Onlus creata a sostegno di un orfanotrofio e dell’ospedale di Anzaldo da Cesar Guzman e dalla moglie Maria Crevena. I due coniugi, entrambi dipendenti di Humanitas Gavazzeni, conoscono molto bene la situazione della Bolivia e anche l’attività di Pietro Gamba ed hanno deciso di sostenere una campagna di sensibilizzazione anche all’interno dell’ospedale in cui lavorano da molti anni. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.xterx.net/pietrogamba.

Il mondo del lavoro apre le porte ai ragazzi disabili
Avvicinare al mondo del lavoro persone diversamente abili: questo è l’obiettivo della Cooperativa Sociale Onlus “La Solidarietà” fondata nel 1990 da un gruppo di volontari in un ex capannone dell’azienda Dalmine. Spinta dalla crescente richiesta di lavoro e dall’entusiasmo dei soci, questa realtà si è rapidamente sviluppata ed oggi opera in 3 diverse sedi in provincia di Bergamo: Dalmine, Treviolo e Brembate.
Un centinaio di ragazzi portatori di handicap sono coinvolti in questo progetto e vengono impiegati in lavori come il confezionamento di prodotti di profumeria, l’assemblaggio, i cablaggi, il montaggio di valvole, la composizione grafica e la stampa litografica. Si occupano inoltre del recupero di prodotti per l’industria altrimenti destinati alla discarica, del trasporto e dell’accompagnamento di disabili a scuola, del taglio dell’erba per condomini e privati e della pulizia di luoghi pubblici come scuole, asili o Centri Anziani.
Nei 16 anni di attività, dopo un periodo di apprendistato nella Cooperativa stessa, oltre 40 ragazzi portatori di handicap, hanno trovato lavoro in aziende del territorio. Tra i circa 50 clienti che affidano alla Cooperativa La Solidarietà le proprie pubblicazioni compare anche il nome di Humanitas Gavazzeni, che vuole così sostenere l’attività di una Cooperativa che, oltre ad offrire lavoro a ragazzi diversamente abili, è un importante mezzo di aggregazione, socializzazione e una scuola di generosità.

“Ogni uomo ha diritto a una famiglia”
L’ispirazione cristiana del servizio alla persona e i tentativi di creare le condizioni migliori per l’edificazione di una comunità solidale e attenta agli ultimi sono da sempre i principi di riferimento dell’azione della Diocesi di Bergamo e del Patronato San Vincenzo. Su queste basi è nato il progetto Casa Famiglia con lo scopo di accogliere persone disabili e avvicinarle all’integrazione e alla socializzazione con altre persone.
Casa Famiglia Betania è la residenza di un gruppo di sei persone portatrici di handicap cui le famiglie di origine non sono più in grado di assicurare un’assistenza idonea. “Questa Casa – spiega la dottoressa Anna Gabbiadini, responsabile del progetto – vuole essere una vera e propria famiglia, un luogo in cui l’apprendimento delle relazioni sociali collegate ad attività programmate hanno un significato educativo, non terapeutico, e stimolante per le capacità e le risorse delle persone accolte”.
All’interno della struttura operano un padre spirituale, due dipendenti e 22 collaboratori volontari che hanno il compito di garantire la vivibilità degli spazi ed i tempi della vita quotidiana. “L’anima del servizio – continua la dottoressa Gabbiadini – è proprio in questa copertura ed accompagnamento, che permette alle persone che sono in grado di farlo, di vivere una vita normale, ricca di momenti di crescita, di conquista di nuove autonomie, di nuove possibilità.”
Humanitas Gavazzeni da quest’anno ha deciso di sostenere questo progetto e, in occasione della festa natalizia dei dipendenti, ha organizzato una sottoscrizione a premi il cui ricavato verrà interamente devoluto a sostegno del Progetto e si aggiungerà ad un dono natalizio offerto dall’Ospedale stesso. “Un piccolo gesto di buon vicinato – ha spiegato Giorgio Ferrari, direttore Generale di Humanitas Gavazzeni – ma anche di vicinanza”.

Di Francesca Pesenti e Marianna Rendina

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