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Medioevo rozzo e sporco? No, l’igiene era d’obbligo

19/06/2007

Dopo le invasioni dei barbari e la caduta di un ordine che sembrava immutabile, ecco nuove idee, nuove forme di vita sociale, nuove figure umane, spazi e abitudini che si dilatano.
Medioevo rozzo e incolto, sporco e abbruttito? No, semmai, la reggia di Versailles, con il suo splendore era priva di servizi igienici.
Il Medioevo vero è quello che si legge dai testi di Régine Pernoud, la grande specialista (1909-1998) che con forte determinazione ha scardinato l’errata opinione sui “secoli bui”; i suoi studi infatti sono considerati imprescindibili punti di riferimento.
Immaginiamo di essere in una città medievale: i perimetri tortuosi seguono la conformazione del terreno, le case basse e strette hanno muri spessi e finestre minuscole per proteggersi dal rumore, dal vento, dal freddo e dal caldo.

Se in Francia si sono trovate case con archi, trafori e colonnine, questo non pare dare l’idea di un malsano tugurio E anche nei borghi italiani il senso del decoro si manifesta in particolari che a noi oggi sfuggono, a misura di una vita legata al ciclo naturale.
Le vie, sovente lastricate, non lasciano intendere rivoli maleodoranti; ce ne saranno stati, ma la rete di fognature era ben presenti nel XIII secolo, celebre quella dell’Università di Parigi. Le fogne, coperte da volte per interesse della salute pubblica sono attestate, forse con più frequenza in certe aree piuttosto che in altre di un’Europa ancora in divenire, ma è corrente l’uso di cenere di legna che decompone i rifiuti organici.
La “proprietà delle strade”, intesa come pulizia non era un optional. Alcune città, come Marsiglia – la citiamo perché i suoi Statuti sono considerati esemplari – erano dotate di regole sull’igiene delle strade e l’obbligo di spazzare davanti alla propria abitazione o bottega è un impegno al quale nessuno si sottrae, soprattutto nei centri urbani dove molto forte è il decoro per la contrada o rione d’appartenenza.
La salute pubblica non era un’attenzione d’eccezione; dalle zone portuali a quelle cittadine attraversate da mandrie di animali, come Londra, si cercava di limitare gli inconvenienti relativi alla sporcizia con precise norme, pena multe salate.

Può sembrare strano. Siamo troppo abituati a immaginare un Medioevo nella trasposizione cinematografica; ma solo leggendo libri di storici che sanno andare alla fonte si può avere l’idea vera di un’epoca e delle sue particolarità. I servizi igienici non sono un’invenzione dell’uomo moderno e anche le abbazie, celebre su tutte quella romanica di Cluny, occupate da decine se non centinaia di monaci, avevano i luoghi deputati al bagno, alla rasatura e ai bisogni fisiologici, a cui si accedeva secondo un calendario fissato per turni; per non parlare dei bagni ad uso pubblico.
Nel Medioevo si dava grande importanza alla pulizia, certo in maniera compatibile ai disagi e alla mentalità dell’epoca; nei romanzi di cavalleria è buona norma offrire un bagno all’ospite che giunge stanco e impolverato, offrire il sollievo di un catino d’acqua calda per i piedi. Tra i doveri delle mogli c’è quello di dare ristoro al marito che giunge dopo una giornata di duro lavoro: acqua possibilmente calda e il cambio d’abito.

La grossolanità che salta fuori da alcuni testi pieni di ironia ha ingenerato a diverso livello di lettura l’equivoco: se si consiglia di non asciugare gli occhi o il naso con il lembo della tovaglia, abbiamo per contro lo sciacqua dita per il quale il famoso testo Ménagier de Paris offre una variante: bollire la salvia e aggiungere, una volta scolata e raffreddata l’acqua, scorze d’arancio, rosmarino o lauro; precisiamo che si tratta di un testo di economia domestica scritto verso la fine del XIV secolo da un borghese per la sua giovanissima sposa. Tuttavia, si nota che l’acqua profumata usata a tavola non è lusso del pieno Rinascimento, epoca considerata più raffinata.
Carestie, razzie, guerre provocavano vistose alterazioni della vita quotidiana e mancanza d’acqua. Ma il Medioevo ha con il prezioso elemento un rapporto intenso; non è raro – e succedeva usualmente nel quotidiano – che nelle miniature siano rappresentati uomini e donne che prendono il bagno nudi, cosa che era considerata naturale. Lenzuola, coltri imbottite e bagni termali pubblici erano raggiungibili da molti. Sono attestati persino dei tappetini da mettere sul fondo della vasca, elemento d’arredo o spartana tinozza (il latino dolium indica anche la botte) per proteggersi da eventuali scaglie di legno.

Il progressivo affinarsi delle maniere e delle necessità igieniche trova nel Medioevo e prima ancora nell’antichità le sue origini; hanno avuto il loro peso carestie ed epidemie, soprattutto le ondate di peste. Ma un detto latino dice “venari, ludere, lavari, bibere, hoc est vivere”, ovvero: “cacciare, giocare, lavarsi e bere, questo è vivere” e pare molto indicativo. Non si deve dimenticare la presenza dei mercanti italiani alle grandi fiere; oltre un circuito di ricchezza crea uno scambio di costumanze e usi che si diffondono soprattutto tra i benestanti. La cura del corpo diventa così una nota di distinzione che eleva socialmente.

A cura di Cristina Borzacchini

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