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Smog, donne in gravidanza a rischio di parto prematuro?

08/02/2016

Aria inquinata, parti prematuri? Uno studio pubblicato su Environmental Health ha associato allo smog un aumento di rischio di parti prematuri (prima della 37ma settimana di gravidanza). I ricercatori del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center e della University of Cincinnati (Usa) hanno identificato un rischio incrementato di quasi il 20%, più alto in particolare durante il terzo trimestre di gravidanza se in questi mesi si respira aria inquinata.

Il maggiore indiziato è il carico di polveri sottili presente nell’atmosfera. Queste particelle, una volta inalate, possono causare gravi disturbi a carico del sistema respiratorio e cardiocircolatorio. Come riferiscono gli autori, sebbene l’aumento di rischio sia modesto, il potenziale impatto è invece considerevole: tutte le donne in gravidanza sono vulnerabili.

(Per approfondire leggi qui: Ferro, scopri i benefici durante gravidanza e allattamento)

I dati raccolti nello studio fanno riferimento alle nascite registrate in Ohio tra il 2007 e il 2010, ovvero 225mila parti: di questi 19mila erano stati parti prematuri. La quasi totalità delle nascite aveva interessato centri abitati dove i livelli di esposizione allo smog erano molto alti. Il numero di parti prematuri era maggiore fra le mamme esposte a livelli di inquinamento atmosferico superiori alle soglie definite dall’Agenzia per la Protezione ambientale statunitense. Diminuire la percentuale di particolato fine sotto lo standard fissato dall’agenzia potrebbe contenere il numero di parti prematuri nelle donne più a rischio del 17%, concludono i ricercatori.

Studi su associazione smog e parti prematuri ancora non definitivi

«Non è il primo studio che evidenzi un’associazione tra il parto prematuro e l’esposizione delle donne gravide agli inquinanti ambientali. In particolare sarebbe l’esposizione delle polveri sottili ad agire in senso negativo, in quanto, se aspirate nelle ultime settimane di gravidanza, possono spingersi nei bronchioli per via respiratoria o essere assorbite dall’organismo attraverso i vasi sanguigni. Queste sostanze tossiche, assorbite dall’organismo, portano a uno stress ossidativo e a effetti negativi sul sistema nervoso centrale o periferico», risponde la dottoressa Elena Zannoni, ginecologa e responsabile del Servizio di Chirurgia conservativa ed endoscopica di Humanitas.

(Per approfondire leggi qui: Inquinamento, in Italia record di morti premature)

«Nella donna gravida tutto questo si traduce in un’alterazione della normale perfusione utero/placentare e nella produzione di sostanze infiammatorie che conduce a un aumento della contrattilità uterina, con rischio di rottura prematura delle membrane e parto anticipato».

«Gli studi effettuati sinora non sono conclusivi in tal senso e necessitano sicuramente di analisi statistiche multivariate – avverte la specialista – per escludere altri potenziali fattori di rischio, come l’età della gestante, il fumo di sigaretta, il peso, le condizioni socio/economiche ecc. Se i dati verranno confermati, in futuro si dovranno prevedere programmi di riduzione dello smog in particolari aree a rischio. La nascita di un bimbo fortemente prematuro, al di là del rischio quod vitam per il neonato, riveste infatti un problema “sociale” per le famiglie che dovranno accudire un bambino con handicap derivanti dalla immaturità degli organi».

 

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