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Malattia di Crohn, presto nuovi farmaci biologici

25/01/2016

Malattia di Crohn, quali novità per il trattamento? L’abbiamo chiesto agli specialisti di Humanitas.

Un primo farmaco biologico con prospettive rilevanti è l’ustekinumab: i dati sulla sua efficacia, in caso di malattia di Crohn moderata o severa, sono stati riportati pochi mesi fa nel corso del congresso europeo di gastroenterologia e il farmaco è già utilizzato nel trattamento della psoriasi a placche con ottimi risultati. Si tratta di un farmaco che inibisce l’attività di interleuchina-12 e 23, due citochine coinvolte nella cascata infiammatoria, intervenendo in tal modo direttamente su uno dei processi infiammatori che causano la malattia. Dagli studi effettuati sulla malattia di Crohn, il farmaco risulta efficace anche per i pazienti che non hanno risposto al trattamento con altri biologici.

A breve sarà disponibile nella pratica clinica, tanto per la malattia di Crohn quanto per la colite ulcerosa in fase di attività moderata/severa, il vedolizumab. Il farmaco potrà essere utilizzato in tutti i pazienti che abbiano avuto una risposta inadeguata, abbiano perso la risposta o siano risultati intolleranti alla terapia convenzionale (steroidi e/o immunosoppressori) o alla somministrazione dell’antagonista del fattore di necrosi tumorale alfa (TNFα), un fattore dell’infiammazione. Il meccanismo d’azione si basa sul blocco di un’integrina che regola il passaggio delle cellule infiammatorie a livello della parete intestinale, riducendo in tal modo l’infiammazione. Sono stati già pubblicati tre studi clinici su circa 1500 pazienti con malattia di Crohn, con risultati di grande efficacia.

Hanno pensato a nuovi farmaci che utilizzino nuovi meccanismi di azione?

Sono in corso alcuni studi clinici sperimentali per valutare l’efficacia e la tollerabilità di nuove molecole con nuovi meccanismi di azione. Una molecola, somministrata per via orale, in grado di bloccare la fuoriuscita delle cellule infiammatorie dai linfonodi, impedendo l’aumento dei globuli bianchi a livello dell’intestino infiammato, dopo studi preliminari appare efficace nell’indurre e nel mantenere la remissione della malattia. Si tratta degli inibitori della sfingosina fosfato (S1p). Il morgensen, che agisce favorendo alcuni meccanismi anti-infiammatori a livello intestinale, ha mostrato risultati promettenti, seppur in studi preliminari. Inoltre essendo molto specifico e poco assorbito, sembrerebbe anche essere molto sicuro e privo di effetti collaterali severi. In corso di sperimentazione anche un anticorpo che agisce sulle metallo-proteasi, coinvolte sempre nell’infiammazione intestinale.

Quali novità per i pazienti affetti da malattia di Crohn su cui i farmaci biologici non hanno avuto effetto?

Potrebbe essere impiegato una sorta di pacemaker cardiaco con cui stimolare il nervo vago: la stimolazione elettrica del nervo vago sembrerebbe attenuare la risposta infiammatoria, in particolare, brevi stimolazioni sembrerebbero produrre prolungati effetti anti-infiammatori. Il dispositivo è utilizzato da tempo per la terapia dell’epilessia ed è attualmente sperimentato con risultati promettenti per l’artrite reumatoide. Inoltre, sono in corso degli studi che valutino l’efficacia di terapie cellulari, come l’infusione di cellule T regolatorie endovena, per controllare l’infiammazione.

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