Chi ha fatto uso di sigarette elettroniche ha più probabilità di passare alle sigarette tradizionali nel giro di un anno. L’indicazione arriva da uno studio della University of Southern California di Los Angeles (Stati Uniti) e pubblicato di recente sulla rivista JAMA, The Journal of American Medical Association.
Lo studio è stato condotto su 2530 studenti adolescenti di 10 scuole superiori di Los Angeles che non avevano mai fumato tabacco. Tra questi 222 aveva però fumato sigarette elettroniche a differenza del resto dei coetanei. Dalle valutazioni dei ricercatori è emerso che le probabilità di cominciare a fumare tabacco erano più alte fra quelli che avevano fumato sigarette elettroniche rispetto a chi non lo avesse fatto. Il rischio era maggiore di quasi quattro volte.
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Della ricerca ne ha parlato anche un’altra prestigiosa rivista scientifica, Lancet Oncology che ha contattato l’autore dello studio, Adam Leventhal. “Questa ricerca – ha detto – dimostra come le e-cig possono non evitare il rischio che un adolescente passi al fumo di sigaretta anzi ne aumentano le probabilità”.
L’uso di sigarette elettroniche preoccupa in particolare nei giovani
«Nonostante qualche esponente della comunità scientifica si sia espresso in favore dell’uso delle sigarette elettroniche come mezzo per smettere di fumare, da questa ricerca emerge invece tutta la preoccupazione sul loro uso: dalle sigarette elettroniche a quelle tradizionali il passo è breve», dice il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’ospedale Humanitas e docente di Humanitas University.
«La ricerca dell’università americana è comunque uno studio osservazionale che ha dunque dei limiti: non è conclusivo e non definisce un rapporto di causa/effetto. In ogni caso – aggiunge – lo studio alimenta le preoccupazioni della comunità scientifica e i suoi dubbi sulla presunta salubrità delle sigarette elettroniche. Queste sono tutt’altro che salutari, sembrano invece proprio la porta d’ingresso per le sigarette tradizionali. Un dato ancora più allarmante perché fa riferimento alle fasce più giovani, quelle meritevoli di maggiore protezione», conclude il professor Mantovani.
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