Un fumatore porta i segni del suo brutto vizio dentro e fuori di sé. Quando qualcuno fuma ce l’ha scritto sulla pelle, si vede e si sente: la voce diventa più roca, la pelle meno luminosa ed elastica, aumentano placca e tartaro e i denti perdono il colore bianco naturale. Chi ne vuol sapere di più può venire all’ospedale Humanitas a visitare la mostra No Smoking Be Happy ideata e realizzata dalla Fondazione Umberto Veronesi. C’è tempo fino a venerdì prossimo, 16 ottobre.
La mostra è multisensoriale, formata da diverse sezioni con video, pannelli illustrativi e installazioni multimediali. L’allestimento è itinerante e ha girato tutta Italia dal 2008 superando le 50mila visite fra gli studenti. Tra le sezioni che più incuriosiscono i visitatori c’è quella dedicata proprio alla pelle: “Cosa succede alla pelle quando fumi?”. «Qui si fermano soprattutto i ragazzi e qui è possibile vedere e capire cosa fa il fumo alla pelle di un fumatore, sia nel breve che nel lungo periodo», spiega Angelo Leggio, un divulgatore scientifico della Fondazione Umberto Veronesi che guida i visitatori nel percorso della mostra.
(Per approfondire leggi qui: Fumo, la prevenzione si fa mostra in Humanitas)
«In questa sezione si può capire quali sono le sostanze che aggrediscono e danneggiano la pelle. Il fumo attacca il collagene prodotto dalle cellule della pelle per mantenere tono ed elasticità, induce il suo invecchiamento e anticipa la formazione delle rughe», illustra il divulgatore.
Cosa rapisce la curiosità dei visitatori nella sezione “Cosa succede alla pelle quando fumi?”
«È possibile vedere due modelli di mani e di volti che riproducono i tratti di due gemelli omozigoti, uno fumatore e uno no. Le differenze sono evidenti: il colore diverso, la presenza delle rughe, le dita e le unghie giallastre. Vedere questi aspetti diversi spinge molti ragazzi a fare il confronto tra persone che conoscono, fumatori e non».
(Per approfondire leggi qui: Fumo, al via la nuova campagna del ministero della Salute)
«Davanti a questi modelli, a chi non fuma non viene in mente di iniziare, mentre chi fuma è in parte incoraggiato a smettere perché capisce che alcune conseguenze legate al fumo sono reversibili, come il colorito che torna vicino a quello naturale già dopo 48 ore dall’ultima sigaretta».
No Smoking Be Happy non colpevolizza, fa riflettere
Che atteggiamento hanno i visitatori che si soffermano su questa sezione? «Molti tra fumatori ed ex fumatori sono sulla difensiva, cercano di assolversi dicendo che il fumo li fa star meglio, per esempio. Tuttavia è bene sottolineare che la mostra No Smoking Be Happy non vuole colpevolizzare nessuno: rende solo visibili i danni del fumo e al massimo instilla il dubbio nei fumatori».
E il dubbio realmente viene instillato visto che fra le centinaia di visitatori che ogni giorno visitano la mostra, sono in tanti a fare domande su come smettere e sui benefici. «Se sono fumatori, chiedono cosa succede una volta abbandonato il vizio, vogliono consigli. In altri casi sono non fumatori che si informano su come far smettere parenti o amici tabagisti. Va a ruba il materiale cartaceo con le tutte le informazioni rivolte anche a chi ha già smesso con i suggerimenti per non ricadere nel vizio», ricorda il rappresentante della fondazione.
(Per approfondire leggi qui: Fumo, ansia da astinenza: la risposta è nel cervello)
E i visitatori più intenzionati a smettere, ma desiderosi di ulteriori consigli per farlo, possono rivolgersi al Centro Antifumo dell’ospedale Humanitas, coordinato dalla dottoressa Licia Siracusano, che offre soluzioni personalizzate per chiudere definitivamente con le sigarette.