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Con la “triplice” si batte l’Helicobacter Pylori

11/03/2003

L’Helicobacter Pylori è un batterio molto diffuso che trova il suo sito di infezione nello stomaco delle persone. Da tempo noto ai microbiologi, soltanto nel 1983 due ricercatori australiani, Warren e Marshall, isolarono questo micro-organismo dalla mucosa di persone con “gastrite cronica”. Questa scoperta, accolta inizialmente con scetticismo dalla comunità scientifica, ha rivoluzionato la disciplina medica della gastroenterologia. L’infezione da Helicobacter ha un ruolo rilevante in molte malattie digestive, dall’ulcera peptica fino a disturbi ritenuti di natura psicosomatica.
Ne parliamo con gli specialisti di Humanitas.

Quali sono le malattie correlate all’Helicobacter Pylori?
L’infezione da Helicobacter è strettamente associata allo sviluppo nello stomaco di una gastrite cronica, cioè l’infiammazione della mucosa che riveste la parete dello stomaco. La diagnosi di gastrite cronica è possibile solo al microscopio, su biopsie (frammenti di mucosa) ottenute all’endoscopia. Non è possibile eseguire diagnosi sulla base di sintomi o sulla base di immagini radiologiche o perfino endoscopiche. Questa infiammazione cronica della mucosa gastrica, nel tempo e solo in alcuni casi, può portare da un lato all’ulcera duodenale o gastrica, una sorta di “ferita della mucosa” che provoca dolore e può essere molto pericolosa per il rischio di emorragia o di perforazione, e dall’altro alla cosiddetta gastrite atrofica che costituisce un fattore di rischio per il tumore gastrico.
Fino a 20 anni fa, l’iperacidità, le cattive abitudini alimentari e lo stress emotivi erano considerate tra le principali cause dell’ulcera, che risultava guaribile con farmaci che abolivano l’acidità, ma incurabile in quanto si riformava molto spesso. Molto più delicato, invece, è il problema del tumore dello stomaco. Quando si dice che l’Helicobacter è un fattore di rischio per questa malattia, non si vuole assolutamente affermare che “certamente” e nemmeno che “probabilmente” la persona con l’infezione avrà un tumore dello stomaco, ma soltanto che, in genere, le popolazioni che hanno una più frequente infezione, sono le stesse che hanno un maggior numero di casi di tumore gastrico. Questo, però, potrebbe dipendere anche da fattori genetici, ambientali e dietetici diversi dall’infezione da Helicobacter.

…e allora come ci si comporta?
Dopo la scoperta della relazione fra Helicobacter e gastrite si è capito che l’ulcera è, in buona parte almeno, una malattia “infettiva” e non psicosomatica. Infatti, le persone con ulcera e infezione da Helicobacter non recidivano più (cioè non formano altre ulcere negli anni successivi) se l’infezione viene “spazzata via” dagli antibiotici. Per quanto riguarda invece l’aumentato rischio di tumore dello stomaco, si raccomanda oggi di “eradicare” l’infezione da Helicobacter soltanto nelle persone che hanno un familiare che ha avuto un tumore gastrico e in quelle che, alla gastroscopia con biopsia, mostrano una gastrite “atrofica”, malattia che impedisce allo stomaco di produrre adeguate quantità di acido.

E’ possibile prevenire in qualche modo il contagio?
Si pensa che, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, il contagio dipenda dalla contaminazione dell’acqua. In Paesi come l’Italia, si crede che il contagio prevalente sia da persona a persona, soprattutto all’interno delle singole famiglie, ma il meccanismo non è ancora ben chiaro. E’ possibile che i bambini, soprattutto nella fase di prima infezione, trasmettano il germe ai genitori. Le uniche raccomandazioni oggi possibili riguardano, quindi, le normali regole igieniche all’interno del nucleo familiare, con particolare attenzione alle posate e agli spazzolini da denti.

Quali sono i sintomi?
Il momento della prima infezione, che avviene soprattutto nell’età infantile, passa quasi sempre inosservato. In generale non esistono sintomi indicativi dell’infezione cronica perché la stragrande maggioranza delle persone infette (il 20-40 per cento di persone infette a seconda dell’età), sta assolutamente bene, senza sintomo alcuno. Il discorso va ribaltato se una persona ha disturbi digestivi quali dolori, bruciori, lentezza o pesantezza digestiva, eruttazioni, o anche altri problemi medici (per esempio un’anemia) perché può avere vantaggio dal sapere se ha un’infezione da Helicobacter per curare questi disturbi.

Come si diagnostica l’Helicobacter?
La ricerca del batterio viene fatta direttamente nel corso della gastroscopia con biopsie della mucosa gastrica. Se non si ritiene utile un esame endoscopico (invasivo tra l’altro), si può identificare il germe o con una ricerca nelle feci o con un breath-test (test del respiro). Quest’ultimo esame, assolutamente non doloroso né fastidioso, consiste nel bere una specie di aranciata e poi soffiare in una provetta dove reagenti chimici determinano o meno la presenza del germe. Comunque, sia l’endoscopia, sia i metodi non invasivi possono non riconoscere la presenza dell’Helicobacter se la persona sta prendendo o ha preso recentemente dei farmaci “antisecretivi”, capaci cioè di ridurre la produzione di acido nello stomaco. Inoltre, l’esame del sangue per la ricerca degli anticorpi contro il germe, può dirci soltanto se c’è stata o meno un’infezione nel passato, ma non se l’Heliocbacter è presente nello stomaco in quel momento.

Come si cura?
La cura per eradicare l’Helicobacter Pylori è chiamata “la triplice” perché si tratta della combinazione di un antisecretivo, utile a ridurre l’acidità dello stomaco e quindi a creare un ambiente sfavorevole al germe, associato a due antibiotici, mirati a uccidere il batterio. La terapia ha successo nell’eradicare il germe in un’alta percentuale di pazienti trattati (più dell’80 per cento dei casi). E’ però sempre più frequente imbattersi in pazienti che risultano resistenti a questo trattamento di “prima linea”. Si ricorre allora all’aggiunta di un terzo antibiotico nella cosiddetta “quadruplice” terapia. Anche in questo caso, però, il risultato, non sempre è scontato.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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