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Al Nord è allerta febbre del Nilo: ecco come proteggersi dalle zanzare

27/08/2015

La febbre del Nilo occidentale ha di nuovo colpito in Italia. Tutta colpa delle zanzare della Pianura Padana. Casi di “West Nile” sono stati registrati in Lombardia ed Emilia Romagna: pochi giorni fa due anziani sono stati ricoverati nel reparto di Malattie infettive e tropicale dell’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano in provincia di Lodi dopo essere arrivati nella struttura sanitaria con febbre alta e in stato confusionale.

La febbre del Nilo occidentale è una malattia provocata dal virus West Nile diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. Il virus viene trasmesso principalmente dalle zanzare in particolare quelle del tipo Culex, talmente diffuse nell’area del Po da essere state ribattezzate “zanzare notturne padane”. Oltre alla trasmissione per mezzo della puntura di zanzara, il virus può essere trasmesso, molto più raramente come sottolinea l’Iss, l’Istituto superiore di Sanità, da trapianti di organi, trasfusioni di sangue e per via fetale in gravidanza.

Il periodo di incubazione varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La febbre del Nilo occidentale è, nella maggior parte dei casi, una malattia asintomatica. I sintomi, dice l’Iss, sono febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. La loro intensità è variabile: come hanno dimostrato i due casi del lodigiano, negli anziani i sintomi possono essere più gravi, mentre nei bambini è più frequente una febbre leggera, mediamente più alta nei giovani, accompagnata da arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari.

In rari casi la febbre del Nilo può avere effetti permanenti

In meno dell’1% delle persone infette i sintomi possono aggravarsi e possono comparire anche disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici, continuano gli esperti dell’istituto, possono essere permanenti: in circa 1 caso su 1000 il virus può causare un’encefalite letale.

In Italia la febbre del Nilo occidentale è stata identificata per la prima volta nel 1998 in Toscana, in un focolaio che ha provocato la morte di sei cavalli, ricorda il ministero della Salute. Al 20 agosto, secondo il bollettino del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, nell’Unione europea sono stati riportati 13 casi di febbre del Nilo occidentale dall’inizio della stagione di trasmissione. L’Italia ha riportato 4 nuovi casi, di cui uno asintomatico, da Cremona, Parma e Reggio Emilia, tre province già colpite quest’anno.

Sempre in Emilia Romagna, ma nell’agosto del 2007, erano stati notificati i primi casi autoctoni in Europa di un’altra malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette, la chikungunya. I suoi sintomi sono simili all’influenza: febbre alta, brividi, cefalea, nausea, vomito e soprattutto importanti artralgie (da cui il nome chikungunya, che in lingua swahili significa “ciò che curva” o “contorce”), tali da limitare molto i movimenti dei pazienti che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni antalgiche, come spiega l’Iss. In rarissimi casi la chikungunya può essere fatale, più che altro in soggetti anziani con sottostanti patologie di base.

Il rischio di contrarre il virus della febbre del Nilo si riduce se si tengono lontano le zanzare

Dal momento che non esiste un vaccino per la febbre del Nilo occidentale, l’unico modo per ridurre il rischio di contagio è quello di esporsi il meno possibile alle punture di zanzare. Per allontanare le zanzare può essere utile un ventilatore. Infatti le zanzare temono il vento che impedisce loro di volare e inoltre l’aria mossa allontana gli odori dell’uomo, il vero bersaglio delle zanzare. I repellenti naturali come la citronella sono spesso inefficaci perché le zanzare hanno imparato ad associare questi odori alla presenza dell’uomo, così come fanno con i profumi delle donne, i dopobarba, ecc.

Per non essere punti l’unico modo è cospargere le parti esposte con un insetto repellente. Ce ne sono di vario tipo, sono efficaci almeno nell’ora dopo l’applicazione, ma tutti hanno una certa tossicità e si assorbono. Per questo si sconsiglia il loro uso sui bambini. (Per approfondire leggi qui: Allergie, punture di api, vespe e zanzare: ecco come proteggersi).

Tra le altre misure preventive, svuotare i vasi di piante e fiori o altri contenitori con acqua stagnante o meno come le ciotole per animali, e usare zanzariere alle finestre. Ancora, meglio evitare le zone lacustri e le pozze d’acqua e coprirsi con pantaloni, camicie o magliette a maniche lunghe, come ricorda il dottor Stefano Ottolini, medico di Pronto Soccorso di Humanitas (Per approfondire leggi qui: Gonfiori e allergie da punture di insetto: come difendersi).

 

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