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Vaccini, in Australia tasse più alte a chi non immunizza i figli

19/05/2015

In Australia è stretta sui vaccini. Le istituzioni hanno definito una serie di interventi a sostegno delle vaccinazioni, con l’obiettivo dichiarato di evitare che i genitori rinuncino a vaccinare i propri figli. Tra le misure annunciate il taglio dei sussidi sanitari e dei benefici fiscali per chi vi dovesse rinunciare. No jab, no pay: tu non vaccini, io non ti pago, dice il governo australiano guidato dal primo ministro Tony Abbott.

Il piano prevede inoltre l’eliminazione dell’obiezione di coscienza per la vaccinazione sulla base di motivi religiosi. L’unica eccezione che il sistema sanitario australiano tollererà, sarà quella su base medico-sanitaria: tutti saranno dunque tenuti a far vaccinare i più piccoli. Lo scopo ultimo è innalzare il tasso di vaccinazioni che in Australia supera comunque il 90%. Tuttavia, negli ultimi dieci anni, il numero di genitori contrari all’immunizzazione è più che raddoppiato. Come sottolinea il ministro australiano dei Servizi sociali Scott Morrison, questa pratica mette a repentaglio la salute del bambino e quella dei suoi coetanei e dell’intera comunità: sono oltre 39mila bambini sotto i sette anni a non aver ricevuto il vaccino obbligatorio. Le nuove misure entreranno in vigore nel 2016 e prevedono uno stanziamento economico di 20 milioni di dollari.

«In questo Paese c’è stata una convergenza totale tra maggioranza e opposizione in nome della salute pubblica e del benessere di tutti perché si è capito che i vaccini sono uno strumento di protezione eccezionale». Così il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University, che continua: «Su un tema del genere non dovrebbero esserci divisioni di sorta per il bene della comunità. I vantaggi sono chiari e ricadono su tutti secondo il cosiddetto meccanismo dell’immunità della mandria: chi è vaccinato impedisce la circolazione degli agenti patogeni proteggendo chi non lo è. Le scelte individuali riguardano tutti».

 

L’Italia è stata richiamata dall’Oms per il calo delle vaccinazioni

Potrebbe essere una soluzione replicabile altrove? «Potrebbe non esserlo; il terreno su cui si combatte la battaglia contro chi rifiuta le vaccinazioni è piuttosto culturale, ma ciò non ci deve far abbassare la guardia in altri ambiti e su altri terreni», conclude lo specialista.

Quale la situazione in Italia? L’Istituto superiore di sanità ha sottolineato che nel 2013 si è verificato a livello nazionale un calo di quasi 2 punti percentuali della copertura vaccinale sul 2012, con riferimento al vaccino trivalente Mpr (morbillo-parotite-rosolia). Nel Paese è in corso un Piano nazionale che prevede l’eliminazione del morbillo e della rosolia entro il 2015, un obiettivo irraggiungibile, dice l’istituto, poiché è necessario garantire coperture vaccinali del 95% sia a livello nazionale che regionale e di Asl. Lo scorso febbraio l’Organizzazione mondiale della Sanità ha richiamato l’Italia per questo calo nelle vaccinazioni.

 

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