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Le patologie degli occhi in età avanzata

11/03/2008

La fascia d’età compresa tra i 30 e 40 anni è rappresentata da una minore insorgenza di nuove patologie oculari, per cui in assenza di sintomi, difetti refrattivi o malattie oculari già diagnosticate è opportuno sottoporsi a controlli periodici ogni 3-5 anni. Intorno ai 40-45 anni insorge la presbiopia: fenomeno fisiologico per cui l’occhio ha difficoltà nella messa a fuoco per vicino, come avviene ad esempio nella lettura. La presbiopia dipende dall’età del paziente ma anche dal suo stato refrattivo.
Una visita oculistica accurata può escludere patologie oculari più gravi che spesso iniziano a manifestarsi in questa fascia d’età come il glaucoma, la retinopatia diabetica ed ipertensiva. Il glaucoma è una patologia caratterizzata da un aumento della pressione endoculare; se non diagnosticato e curato tempestivamente determina un danno irreversibile del nervo ottico che può portare alla cecità. È una malattia subdola ed insidiosa in quanto è asintomatica, rappresenta la principale causa di cecità negli USA ed in tutto l’Occidente. La diagnosi precoce è fondamentale, soprattutto nei soggetti che presentano una familiarità per glaucoma, una miopia elevata ed alterazioni del microcircolo come avviene nel diabete.

Una semplice visita oculistica permette di rilevare la pressione endoculare, nei casi sospetti o conclamati esistono esami diagnostici all’avanguardia come l’esame del campo visivo con perimetri moderni computerizzati che evidenziano un danno precoce del nervo ottico ed una nuovissima tecnica di diagnosi per immagini denominata OCT: Tomografia Ottica a Radiazione Coerente, che mediante un fascio di luce all’infrarosso effettua delle scansioni del nervo ottico misurandone gli spessori ed evidenziando il danno anatomico molto prima di quello funzionale. La terapia è basata sull’utilizzo giornaliero di colliri che mantengono la pressione oculare nei limiti della norma; nei casi resistenti alla terapia farmacologica o con un danno conclamato e progressivo del nervo ottico esistono sofisticate tecniche parachirurgiche (laser-terapia) o di microchirurgia oculare potenzialmente risolutive.

La retinopatia diabetica è un’altra grave patologia che, se non diagnosticata precocemente , porta alla cecità. Rappresenta il 7,5% dei casi globali di cecità , più frequente negli individui tra 20 e 65 anni. La retinopatia diabetica è caratterizzata da un’alterazione dei capillari della retina che risultano essere anomali e fragili; se non diagnosticata e curata adeguatamente può determinare gravi emorragie fino al distacco della retina con una compromissione irreversibile della vista. L’incidenza della patologia è legata alla durata del diabete più che ad altri fattori. Tutti i pazienti affetti da diabete dovrebbero sottoporsi a visita oculistica annuale. Nei casi in cui si sospetta un’iniziale compromissione del microcircolo retinico i pazienti vengono sottoposti ad esami diagnostici avanzati che studiano la circolazione e lo spessore della retina e permettono una stadiazione della patologia indispensabile ai fini terapeutici. È importante che ci sia una stretta collaborazione tra l’oculista ed il diabetologo affinché i valori della glicemia siano mantenuti il più possibile nei limiti della norma. La terapia d’elezione è rappresentata dal trattamento laser (fotocoagulazione con Argon-laser) che ha lo scopo di arrestare l’evoluzione della malattia, nei casi evoluti si ricorre a sofisticate tecniche di microchirurgia oculare.

I controlli da fare età per età

Da 30 a 60 anni

– Visita oculistica ogni 3 – 5 anni in assenza di sintomi, vizi di refrazione, patologie oculari.
– Visita oculistica intorno ai 40- 45 anni.
– Visita oculistica annuale in presenza di vizi di refrazione e patologie oculari.

Dai 60 anni in poi

È questa una fascia d’età in cui i controlli oculistici dovrebbero diventare periodici per la maggiore incidenza di alcune patologie legate all’età tra cui le più frequenti sono rappresentate dalla cataratta e dalle degenerazioni maculari. La cataratta è una progressiva opacizzazione del cristallino naturale, situato all’interno del nostro occhio, che impedisce ai raggi luminosi di raggiungere la retina con il risultato di una riduzione della capacità visiva o visione “annebbiata”. La diagnosi viene sempre effettuata dall’oculista, allo stato non ci sono farmaci o colliri che possono rallentare e bloccare l’evoluzione della cataratta: l’unica terapia è rappresentata dall’intervento chirurgico.
Anche in questo settore, negli ultimi decenni, si sono fatti passi da gigante e mi riferisco non solo alla tecnica chirurgica ma anche ai materiali e tipi di lenti intraoculari impiantate. Attualmente la tecnica chirurgica d’elezione è la Facoemulsificazione: una piccola sonda ad ultrasuoni frammenta ed aspira il cristallino opaco attraverso una incisone di soli 3 millimetri o meno; attraverso la stessa incisone viene introdotta una lente intraoculare (IOL) artificiale pieghevole che una volta posizionata all’interno dell’occhio si apre da sola stabilizzandosi nella sede prestabilita. L’intervento è eseguito ambulatorialmente, in anestesia topica, ovvero con l’instillazione di un collirio anestetico nell’occhio. È indolore e dura circa 15-30 minuti. Al termine dell’intervento l’occhio viene medicato e dopo alcune ore, se il decorso postoperatorio è regolare, il paziente può tornare a casa.

In questi ultimi anni sono state sperimentate ed approvate nuove e sofisticate lenti intraoculari colorate che grazie a particolari filtri hanno un maggiore effetto prottettivo sulla retina e sono in grado di ripristinare la corretta visione dei colori: bloccano sia i raggi U.V. dannosi ma anche le componenti della luce più nocive per l’anziano, le lenti asferiche che migliorano la sensibilità al contrasto e le cosiddette lenti multifocali che permettono dopo l’intervento di potere vedere bene da lontano e da vicino senza più gli occhiali. La scelta della IOL più idonea spetta all’oculista sulla base dei dati anatomici e refrattivi dell’occhio del paziente. La degenerazione maculare legata all’età rappresenta la prima causa di ipovisione e cecità nei Paesi industrializzati. È una grave e progressiva patologia della macula ovvero di quella parte della retina centrale deputata alla visione distinta. Esistono due forme di questa malattia: la forma atrofica, più comune e con evoluzione più lenta e la forma essudativa o neovascolare, meno frequente ma con evoluzione più rapida ed invalidante. La gravità del problema ha fatto sì che negli ultimi anni si siano sperimentate nuove terapie con differenti laser di cui la più utilizzata è la terapia fotodinamica con verteporfina con l’obiettivo di arrestare la progressione della malattia, che se non curata in maniera tempestiva ed adeguata, determina una grave compromissione della visione centrale.

Con l’ausilio di avanzate tecniche di diagnosi per immagini quali l’angiografia retinica (FAG) e la tomografia ottica a radiazione coerente (OCT), una sorta di TAC dell’occhio è possibile fare una diagnosi precoce e scegliere il trattamento più idoneo a seconda del tipo di maculopatia. I farmaci antiangigenetici (anti VEGF) rappresentano l’attuale frontiera del trattamento della degenerazione maculare legata all’età umida. Si tratta di sostanze farmacologiche che attaccano selettivamente i vasi in proliferazione risparmiando il tessuto fisiologico. Vengono somministrati mediante iniezione intravitreale ovvero direttamente nel vitreo che è un gel trasparente che riempie la parte posteriore dell’occhio.
Esistono delle linee guida ben precise ed un protocollo terapeutico da seguire. Il trattamento della degenerazione maculare senile rappresenta tutt’oggi una grande sfida per l’oftalmologia: negli ultimi due anni sono stati identificati 5 geni correlati alla stessa. Il futuro potrebbe essere una terapia genica, ma allo stato attuale la possibilità di individuare soggetti con combinazioni di geni ad alto rischio può favorire l’adozione di misure preventive quali l’eliminazione di fattori di rischio, per esempio il fumo di sigaretta.

Riassumendo, i controlli fondamentali da fare sono:

– Visita oculistica ogni 1-2 anni in assenza di patologie oculari o sintomi.
– Visita oculistica annuale in presenza di patologie oculari o insorgenza di sintomi.

A cura del dott. Paolo Vinciguerra e della dott.ssa Grazia Maria Quaranta, responsabile e specialista di Oculistica in Humanitas.

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