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La paura di perdere la propria autonomia durante la convalescenza

30/07/2002

Scrivo questa lettera perché sono arrivato al limite della mia sopportazione. Ecco la mia storia: cinque anni fa un movimento falso e molto violento ha causato la rottura della cuffia rotatori della spalla. Ho sopportato in questi anni il dolore che parzialmente interferiva con le mie attività quotidiane, alla fine sono ricorso al chirurgo. Al colloquio mi è stato detto che l’intervento verrà eseguito in anestesia locale e il periodo successivo sarà di completa immobilità del braccio operato. Da quando ho avuto questa informazione non riesco più a dormire alla notte e sono agitato perché la mia vita è piena di impegni: famiglia, figli, giardinaggio, sport. Inoltre vivo fuori città in un luogo un po’ isolato e non potrei più essere autosufficiente nel muovermi, sarei costretto a dipendere da mia moglie per tutto.
Questi pensieri mi mettono in uno stato di profonda ansia, tanto che non riesco a prendere la decisione di farmi operare. Come è possibile recuperare il mio ‘spirito’ e affrontare questa situazione?

Risponde la dott.ssa Mencaglia

Gentile signore,
la situazione che le hanno prospettato è veritiera e mi sembra che lei abbia colto a fondo i disagi che questo periodo di immobilità obbligata comporterà.
Nella sua lettera è chiaro ciò che la mette in difficoltà: la perdita di autonomia. D’altronde in un caso come questo è inevitabile: per poter ottenere un’ottimale ripresa della mobilità della spalla iltotale riposo dell’articolazione deve essere assicurato e questo ovviamente comporta una perdita di autonomia importante. Nei casi più gravi questo intervento deve essere fatto con urgenza, per via del dolore intenso e della pessima qualità di vita che il danno comporta. Molti pazienti aspettano a lungo proprio perché non si sentono pronti, arrivando però al momento dell’intervento stanchi e provati dalle difficoltà. Dal punto di vista psicologico penso sia importante per lei riuscire ad organizzare in modo concreto il periodo post operatorio, tale che sia meno traumatico possibile. Organizzare il suo futuro periodo di convalescenza può essere un ‘aiuto’ ad anticipare quello che sarà un periodo difficile e le potrà consentire di prendere del tempo per lei e pensare anche come migliorare la sua vita anche quando non dovrà più stare fermo. Farsi dare una mano e cercare di vedere con occhio critico i propri ritmi permette di riflettere sulla possibilità di modificare alcuni impegni o delegarne altri.
L’obiettivo che comunque deve tenere sempre presente è sapere che la riuscita dell’intervento in gran parte dipende da questo momento di pausa, quando, ovviamente, la tecnica chirurgica ha sortito l’effetto desiderato. Se invece si sentisse troppo provato dall’ansia potrebbe comunque rivolersi al suo medico curante per decidere con lui una eventuale terapia farmacologica adeguata alla situazione.

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