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Prevenzione

La prevenzione del cuore fa bene alla salute e all’economia

06/02/2013

Ogni aumento di 10 punti percentuali dei casi di infarto e ictus causa all’Italia, oltre a tante vittime in più, anche un rallentamento della crescita economica valutabile intorno allo 0,5%.

Basta un aumento dei casi di malattie cardiovascolari vicino al 10%, in Italia, per comportare un rallentamento della crescita economica del nostro Paese valutabile attorno allo 0,5%.

Una proiezione agghiacciante, questa, derivata dall’insostenibile impatto economico determinato dall’epidemia di malattie cardiovascolari che sta interessando l’Europa, come è emerso nel corso dell’incontro con la stampa aperto al pubblico, svoltosi il 6 febbraio a Palazzo Clerici a Milano e organizzato da ALT Onlus – l’Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari –, con il patrocinio di Regione Lombardia e del Comune di Milano. Un appuntamento diventato ormai una tradizione per ALT, che ha l’intento di migliorare la consapevolezza ancora insufficiente sul big killer del nuovo millennio e sull’importanza e l’efficacia della prevenzione in tempo di crisi.

L’allarme sull’incidenza delle malattie vascolari

Ogni anno l’Europa spende 196 miliardi di euro per infarto, ictus cerebrale, embolia, trombosi venose e arteriose: il 54% per i costi diretti, legati alla cura di queste malattie, ai ricoveri in ospedale, agli esami e ai farmaci. Il rimanente 46% per i costi indiretti, legati alla mancata produttività e alle spese sostenute dalle famiglie per l’assistenza ai malati colpiti da malattie che, quando non uccidono, lasciano gravissima invalidità, spesso permanente.

Costi enormi, per malattie derivanti da cattivi stili di vita

È come se in Europa ogni Servizio Sanitario Nazionale dovesse spendere 12 euro per ciascun abitante. Costi enormi e insostenibili, a fronte di malattie che sono spesso conseguenza di cattivi stili di vita e in particolare di livelli insufficienti di attività fisica, obesità, fumo, ipertensione e diabete. La ricerca scientifica ha confermato su più fronti che solo limitando questi fattori di rischio si potrebbe evitare la malattia in almeno un caso su tre.

Investire oggi in prevenzione è dunque urgente e inevitabile. Significa ottenere vantaggi a breve, medio e lungo termine, per la salute di tutti, per la salute dei nostri bilanci, nazionali e famigliari. Un investimento immediato in prevenzione si tradurrebbe in tempi rapidi in vite salvate, salute migliorata, abbattimento dei costi per la società e per il singolo, aumento della produttività con impatto positivo sul PIL, risparmio per le famiglie. E, soprattutto, salvaguardia di quel capitale invisibile che ognuno di noi rappresenta in termini affettivi, culturali e psicologici per il proprio nucleo famigliare e per la società intera.

Gli investimenti necessari sarebbero molto contenuti, perché non mirano all’esecuzione di esami ma a campagne di comunicazione mirate a far crescere la consapevolezza che uno stile di vita scorretto va cambiato al più presto, negli adulti e nei bambini. In particolare dobbiamo agire presto sui bambini: sono spesso pigri, solo dodici su 100 fanno attività fisica tutti i giorni, mangiano poca frutta e verdura e troppi grassi e cibi dolci, nemici delle arterie.

 

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