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Prevenzione

Tumore mammella, una mammografia ogni anno se il seno è più denso?

14/09/2016

Rivedere la frequenza dello screening per il tumore al seno a seconda del rischio di tumore e delle caratteristiche del seno? Per le donne di almeno 50 anni con una densità del seno maggiore, dovrebbe essere raccomandata una mammografia ogni anno, mentre per una donna a basso rischio e una densità mammaria inferiore, lo screening biennale potrebbe essere sostituito da uno triennale.

Le indicazioni arrivano da una ricerca condotta dal Cancer Intervention and Surveillance Modeling Network (Stati Uniti) e pubblicata su Annals of Internal Medicine. Per donne tra i 50 e i 74 anni – per le quali negli Stati Uniti si raccomanda una mammografia a cadenza biennale – lo screening dovrebbe essere dunque “personalizzato”.

Il team ha stimato le probabilità di mammografie con “falsi positivi” (ovvero lesioni sospette che esami successivi rilevano come non preoccupanti), biopsie che non rilevano tumori e tasso di mortalità evitato sulla base di alcuni elementi: età, fattori di rischio di tumore al seno e densità. Le valutazioni sono state effettuate su alcuni modelli e i risultati proiettati a donne tra i 50 e i 74 anni di età.

(Per approfondire leggi qui: Tumore al seno: la mammografia, un esame fondamentale per la diagnosi)

Dai modelli è emerso che per le donne con un rischio di tumore alla mammella nella media e una densità più bassa lo screening potrebbe essere esteso a tre anni. Dall’altro lato, invece, le donne a maggior rischio, con un seno più denso, potrebbero guadagnare maggiori benefici da uno screening annuale.

Ma perché la densità è così rilevante per il tumore al seno?

«La densità mammaria è un fattore confondente la mammografia, si fa più fatica a leggerla. Inoltre la densità è un fattore di rischio indipendente di tumore: più il seno è denso, più si hanno probabilità di sviluppare tumore in particolare dopo la menopausa», risponde il dottor Andrea Sagona, chirurgo senologo di Humanitas Cancer Center.

«Dai risultati della ricerca in oggetto – aggiunge – sembrerebbe che adeguare le tempistiche dello screening alle diverse popolazioni ridurrebbe i falsi positivi e le sovradiagnosi oltre a determinare un’ottimizzazione delle risorse. Tuttavia, anche alla luce di precedenti ricerche, è piuttosto difficile definire in maniera certa i criteri in base ai quali personalizzare gli screening».

«Ad esempio uno studio del 2015 pubblicato su American Journal of Roentgenology dimostrò come, in donne da 40 a 49 anni d’età, se ci si fosse basati solo sulla densità mammaria e sulla storia familiare, il 75% dei tumori al seno non sarebbe stato diagnosticato, precludendo i benefici in termini di mortalità legati alla diagnosi precoce.»

Nella pratica, comunque, è già prevista una sorta di “personalizzazione” dello screening

«Sulla base della storia familiare, se una o più parenti prossimi della donna hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno, o se la donna è stata già operata per questa neoplasia – ricorda – la mammografia può diventare annuale o essere affiancata da un’ecografia».

(Per approfondire leggi qui: Autopalpazione, la più efficace azione di autocontrollo)

In Italia il programma nazionale di screening prevede una mammografia ogni due anni per le donne tra 50 e 69 anni di età. Sebbene il numero degli inviti sia aumentato, spiega l’Osservatorio nazionale screening, l’adesione è ferma a meno del 60%, con numeri preoccupanti al Sud. «Lo screening mammografico resta una strumento diagnostico importantissimo. Sarebbe necessario intensificare gli sforzi per educare tutta la popolazione allo screening non solo per il tumore al seno ma anche per quelli alla cervice uterina e al colon retto», conclude il dottor Sagona.

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