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Prevenzione

Noci, ribes, spinaci e agrumi: la dieta per la salute sessuale maschile

16/06/2016

L’uomo deve imparare dalle donne a fare prevenzione e giugno può essere il mese giusto. Prima di andare in vacanza perché non farsi visitare da un urologo? Giugno è infatti il mese della prevenzione urologica nell’uomo, un’iniziativa della SIU, la Società italiana di Urologia. Se nelle donne più della metà (fino al 60%) si è sottoposta a una visita di prevenzione, negli uomini la percentuale scende miseramente al 10-20%.

L’uomo, fa sapere la SIU, in 9 casi su 10 arriva a bussare alle porte dello specialista solo quando scopre di essere colpito da una grave patologia e ha generalmente più difficoltà a parlare dei disturbi urinari e in campo sessuale. Eppure gli uomini si ammalano di più, e spesso in maniera più grave, delle donne. Fare prevenzione, farla in tempo e con costanza, riduce la frequenza e le possibili conseguenze delle principali malattie urologiche, dai tumori a prostata, rene, vescica e testicolo, a quelle benigne come calcolosi urinaria, iperplasia benigna della prostata, prostatiti, infertilità, disfunzione erettile ed eiaculazione precoce.

«La prevenzione deve partire da giovanissimi: una visita è utile quando si entra nella pubertà, poi in età adulta, quindi intorno ai 22-23 anni, e a 40 anni. Da questa età è bene consultare un urologo una volta all’anno, con una frequenza che può anche arrivare a una volta ogni biennio se in famiglia non ci sono stati casi di neoplasie urologiche, se non ci sono fattori di rischio e se gli esami delle urine, il test del PSA e l’ecografia dell’apparato urogenitale hanno dato un risultato favorevole», suggerisce il dottor Luciano Nava, responsabile di Urologia dell’ospedale Humanitas San Pio X.

Oltre a visite regolari, la prevenzione si fa anche seguendo uno stile di vita sano. Ecco come:

  • La SIU consiglia di bere almeno 1,5 litri d’acqua a intervalli regolari durante tutta la giornata. Meglio se oligominerale, leggera, a basso contenuto di sodio e diuretica, che possa aiutare i reni a lavorare al meglio, eliminando scorie e liquidi in eccesso.
  • Segui una corretta alimentazione, dice la SIU: limita il consumo di grassi animali, birra, insaccati, spezie, pepe, peperoncino, alcolici e superalcolici, caffè, privilegiando, al contrario, i cibi contenenti sostanze antiossidanti quali vitamina A (carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), vitamina C (ribes, kiwi, agrumi, fragole, mirtilli, cavolfiori, peperoni), vitamina E (olio d’oliva, oli vegetali, germe di grano), selenio (carne, noci, tuorlo d’uovo), zinco (carni rosse, noci, fegato). «Così si riduce il rischio di alterazioni del metabolismo e di stati infiammatori che possono ripercuotersi sull’apparato urogenitale».

(Per approfondire leggi qui: Disfunzione erettile, frutti di bosco e sport possono ridurre rischio)

  • Presta attenzione a quante volte urini e se avverti bruciore e a eventuali perdite involontarie di urina, suggeriscono gli esperti.

Test del PSA per la diagnosi precoce del tumore prostatico

  • Consulta sempre un urologo se vedi sangue nelle urine. «Anche un singolo episodio di sangue nelle urine può rappresentare un segnale precoce di gravi malattie dell’apparato urogenitale. Basta questo primo campanello d’allarme per andare dall’urologo». 
  • Dopo i 50 anni effettua un prelievo di sangue per controllare il PSA, un marcatore specifico della prostata. «Alcune società scientifiche consigliano di anticiparlo ai 40 anni. È un’efficace misura di diagnosi precoce di tumore prostatico. Diagnosi precoce significa terapie meno invasive e una maggiore certezza di guarigione».
  • Bene anche mantenere una vita attiva e non fumare
  • Non dimenticare l’autopalpazione dei testicoli: «Un gesto fondamentale da effettuare una volta al mese in condizioni di massimo relax e in un ambiente caldo. Alla minima alterazione della superficie testicolare è indispensabile rivolgersi a un urologo. L’indicazione a fare l’autopalpazione vale a maggior ragione per chi è stato interessato nei primi anni di vita da criptorchidismo, ovvero dalla mancata discesa di uno o di entrambi i testicoli nel sacco scrotale», conclude il dottor Nava.

(Per approfondire leggi qui: Tumore testicoli, in 30 anni +45% dei casi: l’importanza del controllo medico)

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