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Prevenzione

Tumore dell’ipofisi, dall’ambiente quali fattori di rischio?

05/05/2016

L’ipofisi è una ghiandola di piccole dimensioni che svolge un ruolo fondamentale per l’organismo producendo ormoni che regolano la funzione di altre ghiandole, ormoni la cui produzione può essere alterata se la ghiandola viene colpita da un tumore. Fare prevenzione significa identificarlo il prima possibile con la diagnosi precoce, ma c’è spazio per la prevenzione primaria? Ci sono fattori di rischio ambientale? Ne abbiamo parlato con il professor Andrea Lania, docente di Endocrinologia presso Humanitas University, responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia e coordinatore con il dottor Lasio della Pituitary Unit operativa da anni nell’ospedale Humanitas.

«Non esistono fattori ambientali noti o stili di vita che possano indurre con maggior frequenza la comparsa di un adenoma ipofisario – spiega lo specialista. Esistono però alcuni dati che suggerirebbero il possibile coinvolgimento di interferenti endocrini, ovvero di sostanze chimiche presenti in alcuni pesticidi e diserbanti, nell’incidenza e nella presentazione clinica degli adenomi ipofisari».

(Per approfondire leggi qui: Infertilità, la prevenzione parte da giovani)

A tale proposito sono usciti anche alcuni studi, tra i quali uno pubblicato su European Journal of Endocrinology e che vede tra gli autori lo stesso professor Lania. Lo studio ha valutato l’incidenza di adenomi ipofisari nella popolazione esposta alla diossina nei 20 anni successivi al disastro di Seveso del 1976. Il lavoro, pur non rilevando un significativo aumento dell’incidenza di questi tumori in tale area, ha tuttavia dimostrato una tendenza verso un maggior rischio nei soggetti esposti ad alte concentrazioni di diossina rispetto a persone non esposte. Un dato, quest’ultimo, meritorio di approfondimenti, concludeva lo studio.

Uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism ha dimostrato invece come in aree caratterizzate da un elevato tasso di inquinamento ambientale il quadro clinico conseguente alla presenza di un adenoma ipofisario secernente ormone della crescita fosse più severo.

Per l’adenoma ipofisario conta anche la familiarità

«Esistono forme familiari, anche se rare, di adenoma ipofisario. Pertanto, se ci sono almeno due membri della stessa famiglia con patologia ipofisaria, si potrebbe pensare alla possibilità di procedere con uno screening genetico mirato. Screening genetico indicato anche nelle forme ad insorgenza in età giovanile e scarsamente controllate dalla terapia medica».

Parlando di prevenzione si può parlare anche di diagnosi precoce. Quali sono i campanelli d’allarme che possono far pensare a un cattivo funzionamento dell’ipofisi e dunque alla presenza di un tumore?

«Nell’adulto i sintomi e i segni clinici legati ad una malattia ipofisaria possono essere aspecifici. Tuttavia, la coesistenza di più segni e sintomi dovrebbe sollecitare una valutazione dell’assetto endocrino. Tra le manifestazioni cliniche potenzialmente riconducibili alla presenza di un adenoma ipofisario possiamo ricordare: alterazioni del campo visivo, alterazioni del ciclo mestruale, calo della libido e deficit erettile negli uomini, stanchezza non ben spiegabile, cefalea continua e persistente, obesità particolare con distribuzione di grasso addominale comparso in pochi anni», risponde il professore.

(Per approfondire leggi qui: Ciclo mestruale irregolare: colpa dell’attività fisica?)

«In molti casi, però, l’adenoma ipofisario viene riscontrato per caso. Tuttavia – conclude il professore – qualora il quadro clinico lo suggerisca è importante valutare la funzione ipofisaria. La presenza di un tumore può avere un impatto sulle funzioni della ghiandola ma anche su altri organi, conseguente alla presenza di condizioni di eccesso o di deficit ormonale che possono avere un impatto significativo sullo stato di salute e la qualità di vita del paziente».

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