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Tiroide, l’esame anti gozzo è l’ecografia

27/11/2015

Tra tutte le malattie che possono colpire la tiroide – la piccola ghiandola che produce ormoni e che è posta alla base del collo – la più diffusa è il gozzo multinodulare, da sempre riconosciuto semplicemente come gozzo. Si tratta di una patologia che è più frequente contrarre nelle zone montane, dove lo iodio nell’acqua bevuta è minore rispetto ad altrove.

«Il gozzo multinodulare – spiega la dottoressa Rosa Miranda Testa, endocrinologa e responsabile dell’Ambulatorio Tiroide One Day di Humanitas Gavazzeni – consiste nella formazione di noduli all’interno della tiroide, che crescono con il trascorrere degli anni formando escrescenze sul collo, visibili a occhio nudo. Ci sono più tipi di gozzo, quello più comune è il gozzo colloidocistico, formato da noduli in parte solidi e in parte liquidi, che può influire sulla forma della tiroide tanto da richiedere, quando le dimensioni di quest’ultima divengono enormi, l’esecuzione di un intervento chirurgico di asportazione».

 

Prevenire il gozzo multinodulare

Il gozzo può in parte essere prevenuto: «Lo si può fare con l’utilizzo del sale iodato – sottolinea l’endocrinologa di Humanitas Gavazzeni – che è in vendita anche nei supermercati ed è dunque facile da reperire. Proprio per sopperire alla sua mancanza in natura, soprattutto nelle zone montane, il sale iodato vienein genere inserito nel pane dai panettieri e viene utilizzato nelle mense. C’è però da dire che questo tipo di previdenza ha un effetto positivo soprattutto sui bambini. Sugli adulti che hanno già sviluppato noduli, gli effetti sono minori, anche se noi consigliamo comunque di integrare l’alimentazione con giuste dosi di questo elemento».

(Per approfondire leggi: Tiroide, ecco la dieta ricca di iodio: merluzzo, mirtilli e crostacei)

 

Curare il gozzo multinodulare

È importante tenere sotto controllo la tiroide. La sua attività di produzione di ormoni è importantissima per tutto il nostro organismo. Sembra incredibile ma è così: quando questa piccola ghiandola lunga non più di 7 centimetri e pesante circa 20 grammi non funziona a dovere gli effetti si sentono presto e riguardano tutti i principali organi del nostro corpo.

Nel caso del gozzo multinodulare, in particolare, il controllo della situazione può essere eseguito attraverso una semplice ecografia, come conclude la dottoressa Testa: «Una volta come terapia del gozzo si utilizzavano gli ormoni tiroidei, perché si pensava che mettendo a riposo la ghiandola si riducesse la sua possibilità di crescita. In realtà i più recenti studi clinici dicono che questa soluzione non è così efficace come si credeva. Per questo, oggi viene eseguita solo un’osservazione clinica, attraverso l’ecografia, così da monitorare lo sviluppo dei noduli e capire se ce n’è qualcuno di natura diversa da quella benigna, che è comunque e sempre quella predominante. Solo dopo questo controllo, in base al risultato dell’esame, si decide che cosa fare e se sia il caso di procedere con un intervento chirurgico di asportazione».

 (Per approfondire leggi: Tiroide, un minore su cinque ha il gozzo)

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