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Tumore al polmone, screening preventivo difficile da applicare

24/08/2015

Per il tumore al polmone manca ancora una chiara direzione nella definizione dello screening preventivo. La ricerca non è riuscita a delineare con certezza quelle caratteristiche che fanno dello screening uno strumento efficace per la diagnosi precoce di questo tipo di tumore. Sono stati presentati i risultati di due studi che hanno valutato l’efficacia dello screening nella riduzione della mortalità per cancro al polmone così come è stato fatto per il tumore al seno, alla prostata, al colon, all’utero.

Lo studio DANTE (Diagnostica Avanzata per lo screening delle Neoplasie polmonari con Tac e biologia MolecolarE) ha confrontato la diagnosi precoce effettuata con una Tac spirale, con la pratica usuale di consultare il medico di base dopo i primi sintomi. La ricerca è stata coordinata dal dottor Maurizio Infante, responsabile della Sezione di Ricerca Clinica in Oncologia Toracica di Humanitas, ha preso il via nel 2001 e ha coinvolto circa 2mila 500 forti fumatori tra i 60 e i 74 anni di età. Lo studio ha evidenziato come ancora oggi non esistano prove sufficienti per raccomandare l’esame come procedura di screening di routine nei forti fumatori.

Il secondo è lo studio MILD (Multicenter Italian Lung Detection), ideato e coordinato dal dottor Ugo Pastorino, direttore scientifico e direttore dell’ Unità Operativa di Chirurgia Toracica Fondazione Ircss Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Partito dieci anni fa, lo studio non ha rilevato differenze rilevanti in termini di riduzione di mortalità tra i soggetti sottoposti alla Tac annualmente e quelli che l’hanno effettuata ogni due anni.

Il tumore al polmone è la prima causa di morte per cancro negli uomini

La ricerca ha davanti a sé alcune questioni purtroppo ancora irrisolte: quale la popolazione “target” da sottoporre a screening, a quale età e con quale frequenza effettuare l’esame, la sua efficacia nei fumatori correnti e negli ex fumatori. Una sfida ancora più importante se si pensa che in Italia questa forma di neoplasia è la prima causa di morte per cancro negli uomini.

«Le sigarette sono il maggior fattore di rischio per l’insorgenza del carcinoma del polmone – dichiara il professor Marco Alloisio, responsabile della Chirurgia Toracica dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e presidente della sezione milanese della LILT. Al fumo è possibile ascrivere l’85-90% di tutti i tumori polmonari. Un rischio che cresce con la quantità delle sigarette fumate e con la durata dell’abitudine al fumo».

 

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