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Scompenso cardiaco, 600mila italiani colpiti ma spesso si sottovalutano i sintomi

08/05/2015

Per un over 50 su due è un perfetto sconosciuto. Per conoscere meglio cosa sia lo scompenso cardiaco, fino al 10 maggio sono in corso di svolgimento le Giornate europee dello scompenso cardiaco. Ambulatori, piazze e Centri di riferimento cardiologici in 24 città italiane si sono trasformate in punti di informazione: chiunque può raggiungere questi presidi per avere maggiori informazioni su tale disturbo. La campagna di sensibilizzazione è promossa, come ogni anno dal 2010, dalla Società Europea di Cardiologia (Esc) e dalla Heart Failure Association of the Esc.

Due pazienti su tre hanno difficoltà a individuare i sintomi e uno su quattro rimanda gli accertamenti necessari. Perché è difficile riconoscere lo scompenso cardiaco? A differenza dell’infarto, non c’è un dolore acuto. Molte persone, quasi sempre anziani, non si accorgono della gravità dei sintomi che spesso, quando la malattia compare, sono piuttosto aspecifici. Ci si sente fiacchi e si ha l’affanno e le persone colpite imputano questi disturbi ad altre cause. Inoltre, i sintomi hanno spesso un andamento oscillante con il passare dei giorni: a volte sono più intensi, altri meno. Ben vengano dunque queste Giornate europee che fanno informazione, cosa che è stata fatta in passato per l’infarto con un buon esito.

Quando il cuore non riesce ad assolvere alle funzioni normali di pompa e di garantire il corretto apporto di sangue agli organi, ecco lo scompenso cardiaco. Di solito quello che porta al ricovero è l’accumulo di liquidi nei polmoni e nei tessuti: l’accumulo di liquidi nei polmoni fa sentire affannati, l’accumulo di liquidi nei tessuti fa gonfiare la pancia o le gambe. Lo scompenso cardiaco colpisce più di 600mila persone. Ogni anno si registrano 165mila ricoveri, 500 al giorno, con una durata media di degenza di oltre dieci giorni: tra gli over 65 è la prima causa di ricovero. È una patologia ancora sottovalutata, letale nel 30% dei pazienti a un anno dalla diagnosi; a cinque anni, invece, non sopravvive la metà.

Per la prevenzione dello scompenso cardiaco è bene controllare peso e colesterolo

Il trattamento dello scompenso cardiaco prevede un intervento definito in diverse fasi. Il primo intervento è di solito mirato a favorire l’eliminazione dei liquidi accumulati e consiste nella somministrazione di farmaci diuretici. Se lo scompenso cardiaco è dovuto a una ridotta efficienza del cuore nell’espulsione del sangue, si iniziano poi i farmaci che sono in grado di modificarne favorevolmente la prognosi, gli ACE-inibitori, i beta-bloccanti e gli anti-aldosteronici. Se questo non dovesse tradursi in un miglioramento sufficiente della funzione cardiaca, si può passare poi alla terapia “elettrica”, che consiste nell’impianto di defibrillatori o pacemaker speciali, chiamati “biventricolari”.

Se invece lo scompenso cardiaco è dovuto a un irrigidimento del cuore che ne riduce l’efficienza nell’aspirazione del sangue (come succede in circa il 50% dei casi), la terapia è volta al controllo dei sintomi e alla correzione delle cause precipitanti, non essendoci oggi una terapia in grado di modificare l’evoluzione della patologia.

È bene ricordare che tutti possono prevenire, per quanto possibile, lo scompenso cardiaco migliorando lo stile di vita e combattendo i fattori di rischio cardiovascolare. Il fumo, il colesterolo, la sedentarietà, essere in sovrappeso od obesi sono tutti nemici della salute del cuore. Eliminare o ridurre questi fattori è un mezzo sicuro per contrastare il rischio di sviluppare una malattia vascolare, di cui lo scompenso cardiaco rappresenta l’evoluzione ultima. Le regole generali di prevenzione sono quelle delle malattie cardiovascolari. Pertanto, è bene tener sotto controllo la pressione arteriosa, il livello di grassi con un’alimentazione adeguata, fare attività fisica, avere un peso corporeo adeguato e smettere di fumare.

 

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