La gravidanza è un momento molto delicato nella vita di una donna, durante il quale è necessario fare davvero molta attenzione alla propria salute anche per evitare di pregiudicare la crescita del nascituro. Negli ultimi anni si è posta una attenzione crescente, fra l’altro, al problema del cosiddetto ipotiroidismo “lieve” che si sviluppa nella donna nel corso della gravidanza. Questo tipo di squilibrio della tiroide è detto così perché comporta valori che normalmente, in una donna che non fosse in stato di gestazione, non sarebbero considerati come patologici: sono ritenuti tali per via dei potenziali danni allo sviluppo cognitivo del feto. Infatti, secondo recenti studi, un malfunzionamento anche lieve della tiroide, associato ad un lieve incremento del TSH può avere un effetto negativo, specialmente nell’arco del primo trimestre di gravidanza.

“In base ai dati di letteratura attualmente disponibili e in accordo con le linee guida in via di pubblicazione, è indicato l’inizio della terapia sostituiva per quelle donne che, nel primo trimestre di gravidanza, presentino valori di TSH superiori a 2,5 in presenza di anticorpi antitiroidei” spiega il professor Andrea Lania, responsabile di Endocrinologia di Humanitas.

“Indipendentemente poi dall’incremento del TSH, nelle donne in gravidanza resta molto importante una adeguata supplementazione di iodio, il cui fabbisogno aumenta del 50% fin da subito dopo il concepimento, che di ferro, la cui carenza sembrerebbe associarsi in tale fase della vita della donna ad una maggiore incidenza di ipotiroidismo e tireopatie autoimmuni. Pur non essendoci una reale indicazione ad effettuare lo screening dei valori di TSH in tutte le donne in gravidanza, gli esperti suggeriscono di effettuare l’esame a tutte le donne nelle primissime fasi della gravidanza, quando un eventuale trattamento può essere davvero utile”.