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Venti nuovi vaccini per salvare il mondo

14/06/2011

Un gruppo internazionale di ricarcatori “fiducioso” di trovare le risorse necessarie per i vaccini del futuro.

20 vaccini potrebbero essere sviluppati (o quasi) nei prossimi 10 anni. Ma devono esserci fondi per la ricerca. E’ quanto si legge sull’autorevole The Lancet, che pubblica un articolo di un gruppo di ricercatori “fiduciosi” nel trovare risorse. Hiv e malaria le aree di maggior interesse, dove ci si deve concentrare. Per l’Hiv serve ancora un po’ di tempo – sostengono gli studiosi – ma per la malaria si pensa di avere un vaccino entro i prossimi cinque anni. Un investimento nella ricerca solo apparentemente notevole, ma che, se letto adeguatamente, avrà, invece, ripercussioni economiche positive a lungo termine. I vaccini, infatti, salvano la vita anche se, purtroppo, l’adesione negli ultimi anni è diminuita a causa della correlazione (totalmente smentita) di alcuni con l’autismo o la sclerosi multipla che ha fatto perdere credibilità a questo potente strumento di prevenzione. Facciamo il punto con professor il professor Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e Docente dell’ Università degli Studi di Milano.

Professor Mantovani, cosa ne pensa di questa affermazione?
“Direi che possiamo definirla una sfida che si gioca a livelli diversi. Un primo livello è quello di far arrivare i vaccini anche ai villaggi dei Paesi più poveri, fino all’ultimo miglio dell’ultimo villaggio raggiungendo, così, tutta la popolazione. Il secondo è quello della condivisione dei vaccini anche alla fasce del mondo con meno risorse trovando strategie per diffonderli (si pensi che abbiamo finalmente il primo vaccino di genere, quello contro l’HPV, che in Africa rappresenta la prima causa di anni di vita persi per le donne giovani). Il terzo livello è l’esigenza e sviluppo di nuovi vaccini. Alcuni sono vicini come, per esempio, quello contro la diarrea da salmonella, che già esiste, ma per ora non dà memoria (quindi non previene l’infezione in futuro), o altri che dovrebbero prevenire grandi flagelli come l’Hiv (dopo vari fallimenti, forse si intravede una luce) oppure la tubercolosi. Tutto questo si affronta con una ricerca scientifica dedicata e investimenti necessari. Si pensi che GAVI – Global Alliance for Vaccines and Immunisation (www.gavialliance.org), un’alleanza per lo sviluppo e diffusione di nuovi vaccini di cui fa parte in modo determinante anche il nostro Paese, l’anno scorso ha celebrato i suoi 10 anni di attività. Ma negli ultimi due anni ha problemi enormi a causa della crisi finanziaria che ha influito sui progetti in via di sviluppo e obiettivi da raggiungere. Basti pensare che si spendeva un miliardo di dollari all’anno per cofinanziare i vaccini nei Paesi poveri e rafforzare i sistemi sanitari C’è stato un necessario ridimensionamento degli obiettivi. Ma proprio in questi giorni si sta svolgendo una conferenza a Londra per sollecitare i Paesi donatori a ‘rimpinguare’ i fondi. E devo dire che l’Italia, da parte sua, è stata generosa fino adesso mettendoci ‘i soldi e la testa’ nel senso che, per esempio, per un’iniziativa (AMC) volta a sviluppare un vaccino contro lo pneumococco adatto ai Paesi poveri si è fatta carico di oltre il 40 per cento dell’investimento”.

Ma, si legge su Lancet, l’investimento attuale avrà ripercussioni economiche positive: in che senso?
“L’articolo pubblicato su Lancet prende in esame i vaccini anche dal punto di vista economico puntualizzando il beneficio dell’investimento soprattutto sull’area del mondo con meno risorse a disposizione. Faccio un esempio. Nell’Africa subsahariana c’è una striscia chiamata “striscia della meningite” in cui si verificano periodiche epidemie. Il vaccino c’è, esiste, ma ha una memoria breve, quindi, blocca l’infezione, ma non protegge in futuro. Si è confidenti che sarà presto disponibile un vaccino che, invece, dia memoria perché un caso di meningite ha un lascito pesante di disabilità (è la prima causa di sordità) con un costo economico che si protrae nel tempo per tutta la vita della persona che ne è colpita. Il che significa che è distruttivo anche per i famigliari e per la società/villaggio in cui la persona vive. L’articolo sottolinea, quindi, come ‘convenga’ sotto ogni aspetto, anche quello economico, salvare i bambini nel mondo grazie ai vaccini”.

Eppure vi sono ancora dubbi sulla correlazione tra vaccini e autismo.
“In passato si è incriminato il vaccino del morbillo, anche attraverso canali autorevoli, come causa di sclerosi multipla prima e di autismo successivamente. Tutto questo ha portato a una verifica e stra-verifica dei dati clinici e il tutto è stato smentito più volte. In linea generale, comunque, si deve tenere presente che qualunque intervento medico, anche assumere una aspirina o un integratore, ha un rapporto di rischio-beneficio che deve essere valutato. Nei vaccini questo rapporto è totalmente a favore del beneficio, così come confermato dalle molte malattie temibili eradicate che, però, abbiamo forse dimenticato, come la poliomelite o il vaiolo. Questo rapporto favorevole non è percepito dalla popolazione come quando prende, invece, un’aspirina perchè questa controlla il raffreddore mentre il vaccino previene una malattia anche più grave di cui, però, non si è ammalati e, quindi, non si riesce a intravederne l’utilità. Serve una maggiore informazione, anche nella classe medica, che sottolinei l’importanza (e sicurezza) della vaccinazione per l’eradicazione di malattie fatali nel mondo. E serve continuare a fare ricerca”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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