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Tecnologia

Il nucleare in medicina

17/03/2009

Non solo fonte energetica alternativa ma anche innovazione tecnologica al servizio della diagnostica, soprattutto in campo oncologico.

Si continua a parlare di nucleare come fonte energetica possibile ed auspicabile e il dibattito sui rischi-benefici sotto questo aspetto è controverso. Un settore, però, nel quale il nucleare viene utilizzato già da diversi anni ed ha portato una vera innovazione tecnologica senza incorrere in rischi è proprio la medicina. In particolare, si tratta della medicina nucleare applicata alla diagnostica. In questo campo la PET – Positron Emission Tomography, cioè Tomografia ad Emissione di Positroni, per esempio, ha rappresentato una grande evoluzione, consentendo di approfondire indagini altrimenti impossibili, soprattutto in ambito oncologico. Ma altre importanti indagini erano già eseguite da molti anni, come le scintigrafie. L’importante è che ogni esame di medicina nucleare segua regole ben precise e venga eseguito in locali specificatamente attrezzati proprio per evitare i possibili rischi, seppur minimi, legati alla radioattività. Ne abbiamo parlato con i professionisti di Humanitas.

La medicina nucleare consente indagini altrimenti impossibili?
La medicina nucleare rappresenta un branca importante della medicina e consente di eseguire indagini impossibili con altre tecniche. Per esempio, la PET in oncologia permette di diagnosticare la presenza di tumori anche molto piccoli, difficili o impossibili da rilevare con altre tecniche, e di valutare accuratamente l’estensione della massa tumorale per avere informazioni sull’andamento di una cura. La scintigrafia miocardica, per fare un altro esempio, è in grado di valutare accuratamente quanto sangue arriva al cuore attraverso le coronarie. In caso di tumori, la scintigrafia ossea e’ in grado di rilevare la presenza di metastasi. Ma non dimentichiamo che i radiofarmaci sono anche impiegati con successo per la terapia di alcuni tumori e per curare gli ipertiroidismi. Naturalmente in questi casi vengono utilizzati radiofarmaci diversi, studiati appositamente per emettere radiazioni che possano colpire selettivamente le cellule tumorali.

Si corrono rischi nell’esecuzione di questi esami?
Si tratta di esami semplici, non invasivi e privi di rischi. Alla persona viene iniettato nella vena un radiofarmaco, cioè un farmaco in grado di emettere radiazioni. Queste consentono al medico di seguirne il cammino attraverso gli organi, come se fosse ‘una lampadina accesa’. Le apparecchiature con cui si rilevano le radiazioni non ne producono di ulteriori, ma semplicemente registrano quelle che vengono emesse dalla persona e producono le immagini, visibili sul computer, che successivamente vengono studiate dal medico. Al termine dell’esame, la persona può tranquillamente tornare alle proprie abitudini di vita quotidiana. A seconda del tipo di esame e del radiofarmaco utilizzato, si possono richiedere particolari attenzioni, cioe’ di stare lontano per alcune ore da bambini o donne in gravidanza. Questa precauzione è necessaria proprio perché il radiofarmaco richiede qualche ora per decadere ed essere completamente eliminato, per cui si richiede particolare attenzione per evitare di sottoporre a inutili radiazioni il feto o i bambini piccoli.

La radioattività non ha controindicazioni per la persona?
Non si tratta assolutamente di indagini pericolose. La quantità di radioattività iniettata, infatti, è molto bassa. Chiunque può essere sottoposto ad uno studio di questo genere, dal neonato alla persona anziana, dopo precisa valutazione del medico specialista in Medicina Nucleare, fatta eccezione per le donne in gravidanza, per evitare di sottoporre il feto a inutili radiazioni, seppure minime. Se, invece, la gravidanza dovesse arrivare anche a breve distanza di tempo dall’esecuzione dell’esame, non ci si deve preoccupare perché non esiste un rischio significativo per il feto. Per lo stesso discorso, anche durante il periodo dell’allattamento è necessario che le donne segnalino al medico questa circostanza per ricevere istruzioni sul periodo della necessaria interruzione, in modo da evitare che la sostanza in circolo nell’organismo della donna passi inutilmente, attraverso il latte, al bambino appena nato e in fase di crescita.

E per i tecnici e medici vi sono rischi? I locali dove operano devono essere schermati?
Il personale che opera nei reparti di Medicina Nucleare, sia per la diagnosi che per la terapia, è istruito sulle procedure da seguire e su come lavorare minimizzando i rischi legati all’esposizione alle radiazioni. Gran parte delle operazioni necessarie per la preparazione dei radiofarmaci è automatizzata, per cui gli operatori possono lavorare in sicurezza. Oltre a questo, tutte le sorgenti radioattive sono schermate con piombo o tungsteno, fino al momento in cui il radiofarmaco viene somministrato al paziente. Naturalmente tutte le pareti esterne ed interne del reparto di Medicina Nucleare sono schermate, in modo da fermare le radiazioni emesse dai radiofarmaci e dai pazienti a cui questi sono stati somministrati.

I farmaci radioattivi dove vengono eliminati?
Dopo la somministrazione, gran parte dei radiofarmaci vengono eliminati con le urine dei pazienti. Per questo nei reparti di Medicina Nucleare sono presenti dei servizi igienici dedicati, collegati a vasche apposite dove vengono raccolte le loro deieizioni. Le vasche sono alloggiate in locali schermati e non accessibili. Un sistema di controllo computerizzato misura il livello di radiazioni presente nelle vasche e, solo quando è praticamente nullo, consente di scaricare nel sistema fognario i liquidi raccolti. Gli altri rifiuti prodotti, potenzialmente radioattivi, come siringhe, medicazioni, eccetera, vengono raccolte in contenitori appositi, a loro volta sistemati in depositi dedicati schermati. Dopo un certo periodo di tempo, dipendente dal tipo di radiofarmaco, i contenitori vengono misurati e, se il livello di radiazioni è nullo, vengono eliminati con gli altri rifiuti ospedalieri. Esiste, infine, un sistema elettronico che misura ogni singolo contenitore che esce dall’ospedale, al fine di evitare che rifiuti radioattivi possano incidentalmente essere eliminati nell’ambiente. Alcuni rifiuti, che decadono in molto tempo, vengono affidati ad aziende specializzate che provvedono allo stoccaggio e al successivo smaltimento secondo la norma di Legge. Infine, deve essere sottolineato che tutti i locali dove vengono prodotti e conservati radiofarmaci sono soggetti a controlli di sicurezza, così da evitare utilizzazioni indebite.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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