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Attenti al sole di giugno

27/05/2008

Ai primi caldi la tentazione di esporre i più piccoli ai raggi solari è forte. Ma occorre farlo con cautela, evitando gli errori più comuni.

È un fenomeno che si è sviluppato negli anni ’40 in America e negli anni ’60 in Italia: la cosiddetta “rivoluzione al sole”. In contrasto con il passato, infatti, si era diffusa la convinzione che il sole facesse bene e rinforzasse la nostra salute e, quindi, via la maglietta, cappello o altri indumenti che potessero fare da scudo. I bambini di allora sono gli adulti o anziani di oggi e la conseguenza di questa idea sbagliata è sotto gli occhi di tutti: pelle precocemente invecchiata dal sole con rughe e macchie e aumento dei tumori cutanei (melanomi ed epiteliomi). Ma oggi abbiamo imparato qualcosa? Sembra proprio di no: sono ancora tanti gli errori delle mamme al sole, per esempio, spalmare la crema come se fosse marmellata sul pane o esporre i bambini al sole di maggio-giugno. E anche la Comunità Europea si è messa in prima linea per diffondere una corretta esposizione al sole in età infantile. Ne abbiamo parlato con i professionisti di Humanitas.

La crema solare è più dannosa che utile?
In spiaggia vediamo mamme premurose che spalmano i propri bambini con crema solare ad alto fattore di protezione in quantità pari alla marmellata sul pane e poi se li dimenticano al sole. Cosa succede? La crema solare in parte viene assorbita dalla pelle e in parte si scioglie e, dopo qualche tempo, purtroppo non quantificabile, la protezione solare è svanita e la pelle inizia a subire i danni dei raggi ultravioletti senza che la mamma se ne accorga. I danni così sono di due tipi: quelli dell’assorbimento della crema solare e quelli del sole. Ecco perché molti dermatologi oggi ritengono che la crema solare sia più dannosa che utile, perché infonde una sensazione di sicurezza o protezione che fa stare al sole per tempi sconsideratamente lunghi. I nostri bambini, in particolare, quelli dell’era ‘crema solare’, sono pieni di nei e di lentiggini solari, segno evidente del danno da raggi ultravioletti. Gli stessi bambini, un domani, saranno a rischio di tumori cutanei. Un errore comune, inoltre, è legato alla crema solare: una crema a protezione 20 protegge per il 92% mentre una crema a protezione estrema o totale protegge al massimo per il 96 %, ma è 5/6 volte più carica di filtri chimici. È, quindi, illogico utilizzare per un bambino una crema con fattore di protezione superiore a 20.

Si danneggia la pelle anche se si evitano ai bambini le ore più a rischio?
Certo. Una parte dei danni alla pelle, infatti, deriva anche dall’ignoranza sulla fisica dei raggi solari. Tutte le mamme, per esempio, sanno che è meglio evitare ai propri bambini l’esposizione al sole dalle ore 11.00 alle 14.00, ma poche sanno che in questo modo si evitano una parte dei raggi UVB, i responsabili delle scottature solari, mentre non si evitano i raggi UVA, i responsabili dell’invecchiamento precoce e dei tumori. Infatti, i raggi UVA sono presenti lungo tutto l’arco del giorno in ugual misura.

Il sole di maggio o giugno non è meno rischioso?
È un altro errore comune. Le mamme italiane ritengono che per i propri figli sia migliore il sole di maggio o giugno, quando l’aria è più fresca, ma ignorano che i raggi UV e, quindi, i danni, sono al massimo proprio a maggio e giugno.

Quali sono allora le regole da rispettare?
La prima regola è quella di non utilizzare creme solari in bambini fino ai quattro anni, di non esporli direttamente al sole e di proteggerli con l’ombra, il cappello, gli occhialini e la maglietta. Dopo i quattro anni continuare a proteggerli con l’ombra, il cappello, gli occhialini e la maglietta ed utilizzare la crema solare, intorno al fattore 20 e solo nelle aree che rimangono scoperte. Anche la Comunità Europea è fortemente impegnata sul fronte della corretta esposizione al sole nell’età infantile al fine di limitare i danni e le spese per i cittadini europei del domani. Le mamme, a loro volta, devono impostare per i propri bambini una corretta esposizione al sole, più efficace se accompagnata dal buon esempio, ricordando che la pelle di ognuno di noi ha un conta-tempo per le ore trascorse al sole che vale per tutta la vita. La regola principale quindi è: meno tempo al sole nell’età infantile più dote per stare al sole nell’età adulta.

A cura di Lucrezia Zaccaria

Le immagini, che fanno parte del programma educazionale della Comunità Europea per l’esposizione al sole, dovrebbero essere esposte sulle spiagge dei Paesi appartenenti alla Comunità Europea. (fonte: ec.europa.eu/health-eu)

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