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Benessere

Come combattere il mal di schiena

28/03/2006

La riabilitazione è una disciplina medica che si occupa non, come le altre, della salute di un organo, ma dell’integrità della sua funzione. Per questo è particolarmente importante nella cura del mal di schiena, un disturbo che può compromettere la funzionalità della colonna e, con essa, la possibilità di mantenere la posizione eretta, di camminare, di svolgere le normali attività quotidiane e così via.
Inoltre, come visto, l’intervento del fisiatra può essere risolutivo e dovrebbe essere richiesto in prima istanza, insieme – quando necessario – ai farmaci, in tutti i casi in cui non ci sia bisogno del neurochirurgo. Spiega il dott. Lorenzo Panella, spacialista in Riabilitazione e Recupero Funzionale : “Il dolore può essere dovuto a molte cause, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di posture non corrette protratte per lungo tempo, oppure di movimenti ed esercizi eseguiti in modo sbagliato, di un eccesso di tensione muscolare dovuto a stress fisico o psicologico, o di scarso tono muscolare di varia origine. In altre parole, la sedentarietà e le posizioni sbagliate giocano un ruolo di primissimo piano. Per questo l’esercizio, se adeguato, può tanto prevenire quanto curare. Ovviamente deve essere non eccessivo, interessare soprattutto le fasce muscolari che più contribuiscono all’equilibrio della colonna e non sottoporre strutture già sofferenti a carichi smodati: va insomma considerato a tutti gli effetti un farmaco, da dosare con cura e da assumere in modo razionale con l’aiuto di uno specialista. Solo un esperto può infatti consigliare il metodo migliore per rinforzare i muscoli che sostengono le zone cruciali della colonna (per esempio quelli addominali), quelli che permettono di distribuire meglio i carichi e quelli che alleviano la tensione laddove essa si concentra pericolosamente. Molti esperti hanno messo a punto veri e propri schemi di cura basati di volta in volta sui massaggi, sull’educazione del paziente, sulla modifica della postura, su esercizi specifici e così via: nessuno di questo metodi ha mai mostrato una netta superiorità sugli altri (né si è mai dimostrato scientificamente inattaccabile ed efficace), ma ognuno di essi può rivelarsi utile in singoli pazienti.
A questi metodi si affiancano poi due discipline introdotte all’inizio del Novecento, la chiropratica, che si basa sul rilallineamento delle vertebre mediante la manipolazione, e l’osteopatia, che riconduce qualunque disturbo organico a una disfunzione dell’apparato scheletrico, e cerca di risolverlo”.
Oltre agli esercizi specifici, e sovente nello stesso momento, il fisiatra consiglia alcune modifiche delle abitudini quotidiane che possono giocare un ruolo chiave, proprio perché spesso è da posture scorrette che nasce il mal di schiena. “In primo luogo – spiega ancora il dot. Panella – bisogna verificare le varie posizioni che si assumono durante il giorno, per esempio per svolgere i gesti di tutti i giorni come portare la spesa, stirare, affettare il pane…, e per lavorare o per dormire: sapere svolgere nel modo giusto anche i gesti più banali può fare la differenza, così come riposare bene e lavorare tenendo presente la vulnerabilità della schiena. In generale si può dire che il peso non dovrebbe mai essere concentrato, ma sempre distribuito, e che la colonna dovrebbe essere mantenuta il più possibile in una posizione eretta e, per chi compie un lavoro sedentario, sostenuta in modo congruo da uno schienale. Va poi ricordato che nessuna postura, neanche se corretta, deve essere statica e mantenuta per lunghi periodi, perché la fissità aggrava eventuali infiammazioni presenti. Per quanto riguarda il riposo, non esistono un tipo di materasso o di rete miracolosi: l’importante è che la struttura non si deformi durante il sonno. In genere è meglio evitare di dormire a pancia in giù, soprattutto se già si soffre di mal di schiena.
Infine, un cenno sugli sport non curativi. Contrariamente a quanto si pensa, infatti, non tutti i tipi vanno bene: per esempio il nuoto può aggravare la situazione, perché i movimenti ripetitivi, tipici anche della bicicletta o della corsa, peggiorano l’infiammazione”.

Diversi specialisti per le varie fasi di cura
Tanto la riabilitazione post chirurgica quanto gli esercizi terapeutici e i consigli per tutto ciò che riguarda l’attività sportiva e la modifica delle abitudini quotidiane rientrano (o dovrebbero rientrare) in un approccio integrato al mal di schiena, che preveda l’intervento dei vari specialisti nei diversi momenti della cura.
Ed è quanto accade in Humanitas dove i percorsi di cura sono codificati in base alle linee guida internazionali e nazionali (introdotte in Italia solo nel 2005) e distinti a seconda che ci sia o meno un ricovero. Per esempio, dopo un intervento per un’ernia del disco, il malato viene dimesso dopo una fase riabilitativa. A quel punto intraprende un percorso che prevede controlli ambulatoriali periodici per alcune settimane, anche per verificare se e come viene svolto il programma di rieducazione fisica e se vi sia o meno la necessità di qualche modifica. In questo modo il paziente non viene abbandonato dopo l’intervento, ma seguito in modo che il recupero sia il più possibile completo. In questa fase ci serviamo anche della nostra back school, cioè di un ciclo di lezioni specifiche che vengono consigliate anche a chi si rivolge direttamente ai nostri ambulatori.
Infine, una considerazione generale che nasce dall’esperienza di tutti i giorni: “Purtroppo – spiega Panella – nel nostro Paese è ancora troppo carente la diffusione delle giuste conoscenze sul mal di schiena: a noi arrivano infatti persone che si sono già rivolte a più figure professionali (l’ortopedico, il chiropratico, il medico di famiglia e così via) senza venire a capo del problema e non di rado aggravandolo. E’ necessario uno sforzo di tutti affinché il mal di schiena non venga mai sottovalutato e, soprattutto, venga curato nel modo più appropriato fino dalla sua comparsa”.

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