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Benessere

Edificio malato: l’inquinamento che non ti aspetti

16/02/2010

Detersivi, vernici, polveri sono le cause. Allergie, dermatiti e asma i sintomi più diffusi: quanto è grave l’inquinamento indoor.

Battezzata “sindrome dell’edificio malato” negli anni Novanta, si tratta di un insieme di sintomi che colpiscono l’organismo di persone che soggiornano a lungo in luoghi chiusi come abitazioni, palestre o uffici in cui si trovano fonti di inquinamento spesso insospettabili. È una condizione finita nel dimenticatoio negli ultimi anni, ma che torna di attualità al giorno d’oggi. Ed è proprio l’Istituto Superiore di Sanità, che di recente ha organizzato un convegno su questo argomento, a riportare il tema sotto i riflettori alla luce dei decreti sull’efficienza degli edifici che puntano sull’importanza di un ricambio di aria costante ed efficace. Inquinamento da detersivi, vernici dei mobili, gas, fumo e polveri e chi più ne ha più ne metta sono i colpevoli. E la battaglia anti-inquinamento indoor si fa più dura in casa incidendo sulla salute e provocando allergie, dermatiti e asma, solo per citare qualche disturbo. Abbiamo approfondito l’argomento con il dottor Michele Lagioia, Vicedirettore Sanitario di Humanitas e Specialista in Igiene e Medicina Preventiva per capire come la qualità dell’aria delle abitazioni e le fonti inquinanti interne come vernici o detergenti incidono sulla nostra salute.

Dottor Lagioia, il ricambio di aria è importante in una abitazione o in un ufficio?
“E’ fondamentale un ricambio completo di aria almeno ogni tre ore in una abitazione o in un ufficio. Ma in una palestra o in una sala operatoria, per esempio, deve essere più veloce perché l’aria si vizia più rapidamente. In una sala operatoria di qualità eccellente, addirittura, deve essere di quindici-sedici volte maggiore per garantire l’ambiente sterile da polveri e batteri. Il ricambio avviene aprendo le finestre nelle abitazioni o con apposite attrezzature che garantiscono il ricircolo dell’aria negli uffici, palestre e sale operatorie. Si tratta, quindi, di immettere grandi quantità di aria, ma anche di depurarla eliminando alcuni inquinanti esterni o allergenici (esempio, i pollini), così come previsto da molteplici linee guida”.

Quali sono le fonti di inquinamento interne potenzialmente tossiche?
“Sono numerose come le esalazioni emanate dai detergenti che contengono fenoli, tensioattivi e composti clorurati, cioè sostanze che hanno effetti irritanti. Anche i fornelli sono una fonte significativa di gas potenzialmente tossici, ma è necessaria una precisazione: non ci si intossica direttamente con il metano, ma sono irritanti le sostanze che si addizionano con il gas per renderlo ‘odoroso’. D’altronde, queste sono utili perchè, cogliendole all’olfatto, danno il segnale di pericolo. Allo stesso tempo, è anche importante controllare i fumi perché una combustione incompleta (cioè che brucia male) di fornelli o caldaie sviluppa CO2 (anidride carbonica). Si può riconoscere dal fatto che la fiamma è arancione invece che blu. Il bagno e la cucina delle abitazioni, insomma, sono gli ambienti più a rischio e andrebbero arieggiati spesso. In passato, poi, un’altra fonte tossica erano le sostanze sprigionate dai mobili in truciolato, composti da resine alla formaldeide. Ma anche le stesse pareti domestiche, che venivano trattate con vernici sintetiche, tanto in voga negli anni Settanta, che avevano un alto contenuto di piombo ed evaporavano facilmente nell’aria provocando anemia. Questi ultimi pericoli oggi dovrebbero essere superati: le resine alla formaldeide sono vietate in Occidente e come vernici si utilizzano quelle ad acqua”.

Quali sono i problemi che possono causare?
“Se l’ambiente rimane chiuso e senza ricambio di aria, queste sostanze possono saturare l’aria che respiriamo provocando mal di testa, bruciore agli occhi, difficoltà di concentrazione fino ad una vera e propria intossicazione. L’esposizione ad agenti inquinanti può avere ripercussioni sulla salute umana con effetti di questo genere, che possono definirsi acuti, ma anche con effetti a lungo termine, come le neoplasie (i tumori) e le anemie. La causa principale di queste ultime sono le sostanze come l’amianto o il radon”.

Quali sono i suoi consigli?
“E’ molto importante la scelta dei materiali. Per esempio, preferire il parquet o le piastrelle alla moquette. Il lavaggio della moquette, infatti, inquina per le sostanze chimiche utilizzate e perchè alza una elevatissima carica batterica, che viene dispersa nell’aria. Optare, poi, per letti con materiali naturali e vernici ad acqua. Utilizzare, inoltre, in modo consapevole i termosifoni, che possono accentuare i problemi di inquinamento interno perché riducono l’umidità e, se non provvisti di adeguati umidificatori che la mantengano ad un tasso del 30% circa, seccano le vie respiratorie esponendole maggiormente ad agenti irritanti. Non eccedere, inoltre, con l’utilizzo dei detersivi e ammorbidenti per il lavaggio dei capi, non fumare all’interno degli ambienti e arieggiare, arieggiare, arieggiare…..”.

Esistono sistemi anti-inquinamento applicabili alle abitazioni?
“Ne esistono diversi, alcuni ancora in via di sviluppo, e vengono chiamati ‘nasi chimici’, diffusi in particolare dove si lavora a contatto con sostanze chimiche. Si applicano sugli infissi e sono tarati a tempo o con dei sensori che registrano la presenza interna di inquinanti. In questo modo ‘avvisano’ quando è necessario un ricambio di aria”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

 

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