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Benessere

Consigli utili per chi vuole rimanere incinta

22/02/2011

Quali sono i fattori di rischio che incidono negativamente sulla fertilità della coppia? Quanto influisce lo stile di vita? Quando è utile rivolgersi a uno specialista? Humanitasalute propone una guida pratica per orientarsi.

Concepire un figlio può non essere un’esperienza serena e semplice da affrontare. La coppia che incontra difficoltà è spesso disorientata, non sa qual è il modo migliore di arrivare a una diagnosi ed eventualmente intraprendere un percorso della Procreazione medicalmente assistita (Pma). “È importante conoscere i principi della prevenzione, i problemi e le soluzioni possibili, connessi alla fertilità“, spiega il Prof. Paolo Emanuele Levi Setti, responsabile di Ginecologia e Medicina della riproduzione in Humanitas.

Prof. Levi Setti, gli stili di vita influiscono sulla fertilità della coppia?

“Esiste una stretta relazione tra fertilità e stili di vita: individui perfettamente sani dal punto di vista riproduttivo possono, in seguito a comportamenti scorretti o per semplice mancanza di conoscenza dei meccanismi del corpo, diventare infertili. Una prima e generica misura preventiva è quella di rivolgersi periodicamente per una visita al proprio medico di fiducia, ginecologo o andrologo, il quale, oltre a fornire delle informazioni utili, potrà anche prescrivere ed effettuare, se necessario, esami routinari di controllo“.

Quali sono i principali fattori di rischio?

“Ce ne sono alcuni di particolare rilievo:

l’età Oggi, per varie ragioni, spesso si decide di avere figli in un’età più avanzata rispetto al passato. Nell’uomo e nella donna è un dato biologico che la fertilità decresce con l’età, diminuendo sensibilmente dopo i trentacinque anni e drasticamente dopo i quaranta. Nell’uomo gli spermatozoi vengono continuamente prodotti nell’arco della vita, mentre nella donna le cellule uovo sono presenti in numero determinato e pertanto si riducono progressivamente con l’andare del tempo. Inoltre, l’età della donna incide, oltre che sul numero, sulla qualità degli ovociti. Tutto questo significa che concepire in età avanzata è più difficile, sia naturalmente sia ricorrendo a tecniche di procreazione assistita;

le malattie a trasmissione sessuale Alcune malattie a trasmissione sessuale, come la clamidia, il micoplasma, l’ureplasma, la gonorrea, la sifilide, gli herpes genitali, se trascurate e non curate adeguatamente, possono determinare infertilità maschile e/o femminile. Queste patologie sono spesso sottovalutate, anche perché, nella maggior parte dei casi, presentano pochi o addirittura nessun sintomo. Per prevenirle è importante utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione, a cominciare dal profilattico, soprattutto in giovane età, quando l’apparato genitale non è ancora maturo ed è molto vulnerabile. L’infezione oggi più significativa è certamente la Clamidia che se precocemente individuata e curata evita sequele future anche gravi;

il peso corporeo Il 20 per cento del totale dei casi di infertilità o sub fertilità femminile è determinato da problemi di peso, sia in eccesso sia in difetto. In caso di esagerato accumulo di grasso il corpo femminile subisce disfunzioni ormonali, che possono determinare irregolarità mestruali, anovulazione (assenza di ovulazione), amenorrea (assenza di ciclo mestruale) e reazione policistica dell’ovaio. Nel caso opposto invece, cioè quando la donna è eccessivamente magra, la quantità di ormoni prodotti dal corpo può regredire fino a livelli prepuberali e spesso il ciclo mestruale e di conseguenza quello riproduttivo si interrompono. Anche nell’uomo, un esagerato accumulo di grasso può avere importanti ripercussioni sulla fertilità. Un ormone sino a pochi anni fa poco conosciuto prodotto dalle cellule adipose, la leptina, sappiamo oggi essere un regolatore della funzione ormonale femminile;

il fumo e le droghe Il fumo, oltre ai ben noti danni che infligge all’organismo, è uno dei maggiori responsabili anche dell’infertilità, sia nella donna sia nell’uomo. Nelle donne il fumo causa danni permanenti alle ovaie, la cui gravità è proporzionale al numero di anni di dipendenza. Inoltre la nicotina e le altre sostanze tossiche contenute nelle sigarette interferiscono con la produzione di estrogeni, gli ormoni che regolano l’ovulazione, ed espongono di conseguenza gli ovociti a un maggior rischio di alterazioni nella maturazione. Inoltre il fumo causa un’anticipazione, anche di parecchi anni, della menopausa. Negli uomini il fumo può ridurre le performance sessuali: una sola sigaretta riduce per due-tre ore il flusso arterioso del pene del 30 per cento e del 70 per cento la produzione del monossido di azoto, la molecola che fa scattare l’erezione. Inoltre i fumatori presentano una concentrazione di spermatozoi più ridotta rispetto ai non fumatori e una riduzione delle caratteristiche qualitative degli spermatozoi stessi (motilità e morfologia). Oltre al fumo anche altre sostanze tossiche quali gli steroidi anabolizzanti, le droghe (marijuana, cocaina, eccetera), l’alcol possono compromettere la capacità procreativa“.

Dopo quanti tentativi non riusciti è bene rivolgersi a uno specialista?

“Secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, si può iniziare a parlare di sterilità di coppia dopo un anno di rapporti liberi senza concepimento. È evidente che questo arco temporale non è che un riferimento di massima, che va tarato sul singolo caso e che deve tener conto di quanto già detto sull’importanza dell’età e di altri fattori. Ma il tempo è una variabile cruciale, prima si accerta l’esistenza di un problema, maggiori probabilità ci sono che un eventuale trattamento abbia esito positivo”.

Qual è il primo passo da fare?

“Innanzitutto capire che l’infertilità è un problema di coppia ed è quindi importante che la coppia intraprenda insieme un percorso diagnostico e la scelta di un eventuale programma di procreazione assistita. Anche perché ciò che viene valutato dagli esperti, e che si tenta di accrescere tramite gli interventi, è il potenziale riproduttivo della coppia: infatti, nel 20 per cento dei casi l’infertilità dipende da fattori misti (nel 40% dei casi da problemi riproduttivi della donna, nel 40% da fattori maschili). Una volta che si è deciso di intraprendere un’indagine più accurata per capire le cause della propria incapacità di concepire, è bene affidarsi ad un’équipe di esperti e rivolgersi a un centro qualificato. Le conoscenze in questo campo vivono un’evoluzione straordinaria e necessitano di un impegno esclusivo di aggiornamento”.

Come si individua il centro giusto?

procreazione assistita “Le strutture autorizzate all’applicazione delle tecniche di Procreazione medicalmente assistita sono elencate all’interno di un Registro Nazionale, stilato dall’Istituto Superiore di Sanità. Il primo impatto con la struttura scelta inoltre è fondamentale per un percorso attento alla coppia e non solo tecnologico. È importante verificare che dell’équipe facciano parte tutte le figure fondamentali: ginecologi con esperienza nei vari aspetti della medicina della riproduzione, biologi/embriologi con esperienza specifica nella biologia della riproduzione e nelle tecniche di Pma, andrologi, psicologi, genetisti. La personalizzazione del trattamento infine e la sua illustrazione precisa e completa alla coppia sono fondamentali”.

Come scegliere il metodo procreativo più appropriato?

“Esistono attualmente diverse tecniche di Procreazione medicalmente assistita, alcune più consolidate, altre di più recente introduzione e non è scontato che la tecnica più sofisticata sia quella che garantisce maggior successo. Anche il percorso di procreazione assistita, così come qualsiasi altro percorso terapeutico, va modulato sul paziente. La pessima informazione che è circolata in merito alla procreazione assistita ha creato il pregiudizio che i trattamenti siano intrinsecamente dannosi per la salute, soprattutto della donna. È un dato di fatto che si tratta di terapie invasive e non prive di effetti collaterali, ma esse non sono di per sé pericolose purché somministrate da persone esperte, nel rispetto dei tempi fisiologici dell’organismo”.

Ma se proprio il bambino tanto cercato non arriva?

“Il cammino della Procreazione medicalmente assistita è particolarmente difficile e oneroso, sia dal punto di vista emotivo sia relazionale. Ed è una strada difficile da abbandonare, anche quando non si rivela efficace, per alcuni e viene invece abbandonata troppo presto da altri. I dati mostrano che sebbene non vi sia una riduzione significativa in trattamenti ripetutidelle possibilità di ottenere un successo, molte coppie si scoraggiano senza un reale motivo. In alcune condizioni tuttavia è un onere ingrato per il clinico dover invitare a sospendere i trattamenti, quando le possibilità di riuscita del trattamento si riducono a tal punto da essere solo occasionali. Certo è difficile accettare la propria impossibilità di procreare, ma il rischio di un ‘accanimento terapeutico’ è quello di logorare il proprio fisico, la propria mente e l’equilibrio della coppia in un susseguirsi di tentativi vani. Anche la decisione di interrompere il percorso, così come quella di intraprenderlo, va presa sulla base di un confronto sereno sui propri valori e bisogni, valutando quanto il desiderio di avere un figlio sia predominante rispetto ad altre necessità dell’individuo e della coppia. Prendere coscienza del fatto che non si potrà mai procreare è estremamente doloroso, ma necessario quando si arriva alla consapevolezza che si è tentato tutto il possibile”.

 

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