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Alimentazione

Ci vuole fegato, teniamolo d’occhio

05/12/2011

Allarme fegato? Nel 30 per cento dei casi si può scoprire che è “grasso”. La steatosi infatti è in costante aumento e soprattutto nei più giovani e nei bambini. Colpa di stili di vita scorretti: aumento di peso, junk food, abuso di farmaci e alcol.

Teniamo d’occhio il nostro fegato. Nel 30 per cento dei casi scopriremo che è “grasso”. La steatosi, infatti, così si chiama in termini tecnici, è in costante aumento e, dato allarmante, soprattutto nei più giovani come i bambini. Colpa di stili di vita scorretti: aumento di peso, junk food, abuso di farmaci e alcol. Ed è un problema “del benessere” che sta colpendo tutti i Pesi occidentali. Fegato sotto i riflettori, inoltre, anche per la diffusione persistente da record dell’epatite B e C. L’Italia è il primo Paese dell’Europa occidentale per numero di persone infette da epatite C, secondo i dati diffusi dall’associazione Alleanza contro l’epatite, con circa 3 milioni di persone colpite e oltre 20.000 decessi l’anno a causa di insufficienza epatica, cirrosi e tumori del fegato che possono essere conseguenza delle epatiti croniche. Ma è proprio così? I dati letti nel complesso, in realtà, dicono il contrario. Facciamo allora il punto della situazione con Maurizio Alessandro Tommasini, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Generale e Epatologia di Humanitas e Mauro Podda, responsabile del Dipartimento di Medicina Interna di Humanitas e professore ordinario di Medicina all’Università degli Studi di Milano.

Dottor Tommasini, la steatosi è in aumento per colpa del benessere?
“Sì, è un problema strettamente legato all’aumento di peso tipico della società del benessere e che sta, ora, iniziando a colpire anche i bambini per colpa dell’alimentazione come, per esempio, gli hamburger, e un sempre maggior ricorso da parte delle mamme all’utilizzo di cibi preconfezionati come le merendine, di cui si abbonda in modo indiscriminato. Altri fattori che contribuiscono a provocare questo ‘ingolfamento’ del fegato sono la scarsa attività fisica, il consumo di alcolici e l’abuso di farmaci fai-da-te anche in veste di preparati erboristici, falsamente ritenuti innocui. E’ bene ricordare, inoltre, che gli ormoni come le pillole contraccettive, seppure a basso dosaggio, hanno influenza sul buon funzionamento del fegato”.

Ma il fegato grasso è pericoloso?
“Di per sé no. Ma può innescare un processo infiammatorio, l’epatite, che, cronicizzandosi, favorisce la formazione di fibrosi divenendo in tempi più o meno lunghi, quindi, una malattia molto più severa, la cirrosi. Quest’ultima a sua volta può successivamente evolvere in epatocarcinoma”.

Come si può intervenire?
“Mantenendo il peso a un livello ideale, che non significa solo non ingrassare, ma anche non essere troppo magri. Le persone anoressiche, infatti, hanno il fegato grasso, perché costretto a un super-lavoro per bilanciare le carenze nutrizionali. E, per lo stesso motivo, niente cure dimagranti con effetto yo-yo. La dieta deve essere bilanciata e varia e prevedere tutti i nutrienti (proteine, carboidrati, grassi, zuccheri). Inoltre, si deve praticare attività fisica e non abusare di farmaci o alcol”.

Esistono esami di routine da eseguire?
“Non servono. Gli esami potenzialmente utili sono moltissimi e, quindi, debbono essere eseguiti solo se si appartiene a una categoria a rischio. Se, per esempio, si ha famigliarità per diabete, un altro fattore complice del fegato grasso, dopo una certa età si controllerà la glicemia. E’ il medico che deve valutare, attraverso una corretta anamnesi che comprenda la valutazione degli stili di vita, dell’esposizione a fattori di rischio (per esempio, tatuaggi, piercing o attività lavorativa), del peso e della familiarità per malattia di fegato, quale sia se necessario il percorso diagnostico terapeutico più appropriato per il singolo paziente”.

Professor Podda, è o non è allarme per epatite B e C?
“Non lo è. I dati di incidenza complessiva, in realtà, dicono il contrario ovvero che le epatiti B e C sono in forte e sostanziale declino in Italia. Tutto deve essere riportato nella giusta prospettiva. Spiego meglio. L’Italia è ormai diventato un Paese virtuoso per l’epatite B, che può dirsi sotto controllo. Ha, infatti, introdotto precocemente (nel 1991) la vaccinazione per due gruppi, i neonati e i dodicenni. Questo significa che la popolazione attuale con un’età pari o al di sotto dei 32 anni dovrebbe essere tutelata dal vaccino, che ha una copertura di oltre il 90 per cento (con differenze tra varie regioni: la Val d’Aosta, per esempio, arriva quasi al 100 per cento mentre il Sud è sotto il 90 per cento). Il risultato è che i portatori di infezione cronica del virus B sono notevolmente calati (dal 3 per cento allo 0,8 per cento) e l’incidenza di nuovi casi è estremamente rara. E, comunque, chi contrae ancora l’epatite B sopra i 10-12 anni (per comportamenti sessuali a rischio, unico modo di trasmissione al giorno d’oggi in Europa) ha una forma acuta da cui guarisce e non cronicizza.

Diventano potenzialmente portatori cronici quei soggetti in cui il sistema immunitario non è sufficientemente maturo (come nei bambini non vaccinati) o con alterazioni (come negli immunonodepressi). Ma esistono, in ogni caso, farmaci efficaci per la cura. Anche l’epatite C non rappresenta un problema per il futuro. Ha una grande diffusione iatrogena, cioè legata a cure mediche (e non al contagio per via sessuale) per via di quello che chiamo ‘paradosso italiano’, per cui il fegato nei decenni precedenti (dagli anni ‘40 ai ‘70) è sempre stato considerato un organo vulnerabile e da trattare preventivamente con farmaci per via iniettiva che hanno contribuito a incrementare l’infezione da epatite C arrivando al 20 per cento della popolazione specie in certe zone del Paese. Nella lista delle persone con questo virus, però, oggi troviamo gli ultra50enni, che rappresentano ‘l’onda lunga’ di questo paradosso e che, per lo più, non muoiono di epatite. Il virus si esaurirà, quindi, per via anagrafica e, anche in questo caso, può dirsi sconfitto”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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