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Protesi al seno: sicure, ma è giusto regolamentarle

04/03/2009

È aperto il dibattito sulla regolamentazione delle protesi mammarie dopo la proposta del sottosegretario alla Salute di vietare l’aumento del seno fino ai 18 anni e di istituire un apposito registro delle protesi. Abbiamo chiesto un’opinione al prof. Marco Klinger e al dott. Simone Grappolini, specialisti di Humanitas.

E’ ancora aperto il dibattito sulla regolamentazione delle protesi mammarie in seguito alla proposta del Sottosegretario alla Salute di vietare la mastoplastica additiva (aumento di seno) fino ai 18 anni (salvo patologie o malformazioni) e istituire un apposito registro delle protesi (ma anche dei filler) in modo che vi possa essere una loro tracciabilità.
Ma perché questa necessità? Ci sono pericoli? No, per questo è importante non fare confusione.
La Sicpre – Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva e Estetica, infatti, che è d’accordo con la loro regolamentazione e partecipa alla Commissione incaricata di studiare il problema, teme che venga diffuso un messaggio equivoco di pericolosità. Non è, invece, questo il motivo per cui le protesi mammarie devono essere regolamentate. Il punto, infatti, non è la loro sicurezza, che è comprovata ampiamente, ma, da una parte il drammatico aumento della mastoplastica additiva nelle adolescenti per puri fini estetici (non patologici) e dall’altro il loro utilizzo ‘selvaggio’ da parte di non professionisti.
L’argomento è di grande attualità. Noi lo abbiamo approfondito con il professor Marco Klinger, docente dell’Università degli Studi di Milano e responsabile di Chirurgia Plastica II, e con il dottor Simone Grappolini, responsabile di Chirurgia Plastica I, entrambi in Humanitas.

Professor Klinger, conferma che le protesi mammarie non sono pericolose per la salute? Qual è lo scopo di vietare l’intervento di aumento del seno fino ai 18 anni?
“Le protesi mammarie non sono pericolose e questo è un dato largamente dimostrato. Per esempio, il rischio di problemi legati alla risposta immunitaria e alle malattie autoimmuni emerso negli anni ’90 è stato già ampiamente escluso dalla FDA negli USA. Anche un aumentato rischio di tumori della mammella in pazienti portatrici di protesi mammarie è stato escluso: l’ultimo studio del 2006, effettuato in Danimarca su 700 pazienti con protesi e 700 pazienti di controllo, ha rivelato un’aumentata incidenza in 10 anni nelle pazienti che non avevano protesi mammarie. E’ stato sollevato qualche dubbio circa le difficoltà diagnostiche alle indagini radiologiche dopo impianto di protesi mammarie, sebbene i sistemi moderni difficilmente incorrano in errori. Il timore, poi, che scoppino e il silicone si riversi nell’organismo come era successo in passato con le protesi di vecchia generazione, non può ripetersi. La tecnologia ha, infatti, permesso lo sviluppo di impianti più sicuri come il silicone ad alta coesione di IV generazione. Inoltre, esistono varie tipologie di impianto come quelli testurizzati a superficie rugosa o quelli ricoperti in poliuretano, che diminuiscono le percentuali di formazione di contrattura capsulare.
Il motivo per cui è opportuno vietare l’intervento fino ai 18 anni, piuttosto, è legato alla maturità dell’adolescente. Il corpo, infatti, fino a quell’età può ancora modificarsi e svilupparsi raggiungendo in modo naturale l’ideale di seno auspicato. Inoltre, non vi è ancora la giusta maturità per decidere. La normativa, comunque, non vieta esplicitamente ed in modo assoluto l’impiego di protesi mammarie in pazienti al di sotto dei 18 anni, se necessario, su indicazione medica (per esempio in casi di gravi malformazioni)”.

Dottor Grappolini, perché istituire un registro delle protesi e dei filler?
“L’obiettivo che si vuole perseguire con la regolamentazione delle protesi mammarie e dei filler istituendo un registro che, in un certo senso, ne consenta la tracciabilità, è la tutela e garanzia della sicurezza del paziente. Non, però, nel senso che questi impianti siano pericolosi, ma perché in questo modo possono essere utilizzati solo da chirurghi con formazione adeguata e in ambienti altrettanto adeguati”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

Nella foto, da sinistra, Marco Klinger e Simone Grappolini

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