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Bellezza

Oh cielo! Ho la cellulite

09/03/2004

La cellulite non è solo una questione estetica e chiamarla “inestetismo” è riduttivo. Per la donna, infatti, la cellulite è un problema grave che investe molti aspetti della persona e della vita sociale e per i quali viene chiesto l’intervento serio e rigoroso del medico.
Secondo i dati presentati da “Osservatorio Cellulite”, un’indagine condotta da Astra-Demoskopea, si tratta di un problema di vasta portata conosciuto dal 98% delle donne italiane. Rispondendo a un questionario molto articolato, quasi la metà delle donne ha rilevato verso la cellulite un disagio profondo, descritto come timidezza, insicurezza o, addirittura, vera infelicità e a volte invidia per chi non ne è vittima.
Almeno 1 donna su 3, poi, dichiara di vivere l’odiata ‘buccia d’arancia’ con un senso di ribrezzo e di repulsione, che può sfociare in ansia ai limiti della nevrosi. Non a caso il problema investe la vita sociale delle donne: per un quarto di loro rende difficile il rapporto con gli altri e quasi 6 donne su 10 temono l’idea di spogliarsi, tanto che rifiutano di andare al mare o in piscina per sottrarsi a questo imbarazzo.
Quando poi si passa agli aspetti di cura di questa condizione, quasi il 70% delle donne chiede un aiuto medico, non semplicemente estetico. Le donne non vogliono che il problema sia relegato nelle mani degli estetisti, le cui cure sono giudicate non sempre appropriate e il 39% di esse sono deluse dal ricorso a dermocosmetici spesso poco efficaci, sostenendo che la cellulite dovrebbe essere trattata con farmaci che si possono acquistare solo in farmacia. Si tratta, infatti, non di un semplice inestetismo, ma di una alterazione delle strutture del tessuto connettivo (chiamata in termini tecnici panniculopatia edemato-fibro-sclerotica) che si manifesta con un effetto antiestetico, ma che è certo un problema di competenza medica. Le ansie e le nevrosi associate, a loro volta, mettono a nudo un problema psicologico di una certa rilevanza.
Chiediamo alla dottoressa Agnese Rossi, psicologa di Humanitas Gavazzeni di Bergamo, un consiglio su come comportarsi.

Dottoressa Rossi, come mai si ha paura della cellulite?
“Il problema ‘cellulite’ è diventato un vero nemico da combattere solo negli ultimi decenni. A prima vista, sembrerebbe eccessivo definire come ‘nemico’ una patologia che non provoca disfunzioni gravissime e irrimediabili. In realtà, come emerge dall’indagine riportata sopra, quasi tutte le donne temono la cellulite e circa la metà la vive con profondo disagio. Ci sono evidentemente aspetti psicologici rilevanti che meritano un pò di attenzione”.

Quali sono gli aspetti psicologici più significativi legati al problema cellulite?
“E’ una malattia che tocca da vicino l’immagine che si ha del proprio corpo, nella sua dimensione estetica. Parlare di immagine corporea, vale a dire del modo con cui percepiamo il nostro corpo, significa considerare il corpo come luogo della comunicazione, dell’accettazione di sé, come realtà da nascondere o da esibire. E questa immagine è soggetta anche alle influenze del contesto socioculturale in cui viviamo. Per questo non è una realtà immutabile, ma è un universo in continuo cambiamento, legato alle mode che caratterizzano un tempo preciso. Basta guardare al passato recente per vedere come i criteri estetici della donna fossero diversi: qualche tempo fa l’immagine della donna formosa e opulenta era apprezzata e rappresentava la bellezza per eccellenza. Mai le nostre nonne si sarebbero preoccupate di contrastare l’odiata pelle ‘a buccia d’arancia’! Questo è importante perché sapere che questi canoni sono un prodotto culturale aiuta a prenderne le distanze e a considerarli con uno sguardo più realistico”.

In che modo le influenze culturali possono condizionare il modo di vivere il proprio corpo?
“Oggi ci viene insistentemente proposto un corpo femminile sottile e slanciato, in cui la bellezza coincide con canoni precisi e stereotipati di magrezza. I mezzi di comunicazione di massa che ci bombardano ogni giorno, ci propongono-impongono corpi scolpiti come effigi, come a dire: ‘Il corpo bello è il corpo magro, il corpo formoso non è più di moda’. Il pericolo sta nel fatto che le forme proposte sono però così ideali da essere irraggiungibili. Semplificando molto, possiamo dire che questi messaggi possono portare ad un conflitto con il proprio corpo, che non viene accettato se ha qualche difetto e viene vissuto come un oggetto da rifiutare se non rientra nei modelli estetici di riferimento. Questo crea disagio con se stessi e le relazioni con gli altri diventano problematiche. Infatti, comunichiamo con il corpo e star bene nella propria pelle è fondamentale per star bene con gli altri”.

Cosa si può fare per migliorare il rapporto con il proprio corpo?
“In questo caso è importante una lettura più allargata del problema, che va oltre la cellulite come semplice inestetismo e che non è da sottovalutare. E’ essenziale imparare a prendersi cura del proprio corpo, nel senso di ‘curarlo’, seguendo uno stile di vita sano che permetta di raggiungere e mantenere un buon equilibrio psicofisico. Sapersi accettare senza drammatizzare, amando il proprio corpo come unico e prezioso, senza brutalizzarlo con l’intento di cambiarlo radicalmente o con la pretesa di rimodellarlo del tutto e subito. Non prendere come oro colato quello che i media impongono è già un modo per non subire eccessivamente queste pressioni, e uno strumento utile può essere l’esercizio di un pò di sana ironia”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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