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Fumo, ansia da astinenza: la risposta è nel cervello

27/04/2015

Tra i sintomi dell’astinenza del fumo c’è l’ansia. Un gruppo di ricercatori dell’Università del Massachusetts e dello Scripps Institute ha scoperto il motivo per cui molte persone che cercano di smettere di fumare provano un senso di ansia: il responsabile è un circuito di neuroni. A darne notizia è la rivista Nature.

Il team ha scoperto che una regione del cervello si attiva provocando l’ansia quando non si assume più nicotina. I suoi neuroni ricevono degli input da altre due regioni cerebrali: la prima è tradizionalmente associata agli effetti di gratificazione che si provano se si assumono sostanze stupefacenti. Nella seconda area del cervello, invece, i neuroni rilasciano il glutammato, il più importante neurotrasmettitore eccitatorio del cervello. Questo lavoro fa il paio con un’altra ricerca del 2013 pubblicata su Current Biology, che invece individuava la regione del cervello in cui avevano origine i sintomi dell’astinenza da nicotina come il mal di testa, la nausea e l’insonnia.

Secondo uno dei ricercatori, sarebbe possibile attenuare l’ansia da astinenza intervenendo su questi meccanismi. Dalla ricerca, dunque, potrebbero emergere nuovi bersagli per un nuovo possibile trattamento della dipendenza da nicotina.

Ma cosa succede in chi cerca di smettere di fumare? «Quando si smette di fumare, fanno la loro comparsa i sintomi d’astinenza da nicotina, ovvero ansia, depressione, aumento dell’appetito, agitazione, irritabilità. Chi fuma sta meglio perché la nicotina concorre al rilascio di ormoni come la serotonina e la dopamina che placano queste sensazioni», spiega la dottoressa Licia Siracusano, oncologa, referente del Centro Antifumo di Humanitas. Un soccorso può arrivare dai farmaci: «I farmaci disponibili, come ad esempio i cerotti, sono dei sostituti della nicotina e agiscono proprio sui suoi recettori. Il più efficace – aggiunge – è la vareniclina, un agonista parziale della nicotina: fa finta di essere nicotina tenendo a bada i recettori. Così è possibile gestire le crisi d’astinenza: dal 30 al 40% delle persone che assumono questo farmaco riescono a resistere fino a 52 settimane».

 

Per smettere, bisogna cambiare stili di vita

Ma oltre alla dipendenza fisica c’è un ostacolo ben più arduo: «È la dipendenza psicologica, concatenata a quella fisica. Chi fuma sa che il tabacco lo fa stare meglio e quindi tende ad accendere una sigaretta ogni volta che ne ha bisogno: ad esempio, si sente solo o nervoso o ha appetito e allora fuma. La sigaretta diventa una valvola di sfogo. Per spezzare questo legame è bene dunque cambiare stili di vita, evitando quelle situazioni che in passato si associavano a quell’abitudine», conclude la specialista.

 

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