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Anziani: a cosa serve la visita geriatrica

28/09/2021

Con l’avanzare dell’età, è molto comune che insorgano disturbi che vanno però monitorati con check-up e controlli periodici. In questo modo, si può prevenire o intercettare per tempo il manifestarsi di patologie, come il Morbo di Parkinson, le varie forme di demenza (tra cui l’Alzheimer), ma anche problemi più comuni, come l’artrosi o l’osteoporosi. La visita geriatrica è un controllo molto importante per fare prevenzione e curare al meglio i pazienti anziani. 

Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Alessandra Cantatore, geriatra presso gli ambulatori Humanitas Medical Care Murat a Milano, e Humanitas Medical Care Monza.

A che età consultare un geriatra?

In generale, la visita geriatrica dovrebbe essere indicata a partire dai 75 anni, anticipando fin dai 65 anni in presenza di condizioni morbose o malattie, come ad esempio disturbi neurologici o cardiologici che influiscono negativamente sulle autonomie, diabete, difficoltà a ricordare – altresì detti deficit mnesici – o turbamenti della sfera emotiva come ansia, depressione o insonnia. Si tratta di condizioni che possono evolvere nel tempo e compromettere lo stato di benessere futuro.

«Lo scopo del geriatra è, oltre a quello di curare il paziente, favorire l’invecchiamento di successo: ciò significa favorire il mantenimento e la preservazione delle funzioni e delle autonomie al massimo livello possibile, e per il tempo maggiore possibile», sottolinea la dottoressa Cantatore. 

Visita geriatrica: come funziona?

La visita geriatrica non si differenzia dalle altre visite: si parte con la raccolta anamnestica degli eventi patologici passati e più attuali, si valuta la presenza o meno di dolore e si indaga la terapia in corso. In un secondo momento – e questa parte è peculiarità della geriatria -, si raccolgono informazioni in merito alle condizioni sociali e relazionali e a possibili barriere architettoniche presenti al domicilio. Si dà rilievo alla segnalazione di eventuali disturbi della memoria, di alterazioni del comportamento o dell’umore, di turbe del sonno o dell’appetito, variazioni del peso, presenza di difficoltà di movimento o cadute. 

«A questo punto viene eseguita visita clinica completa. Si conclude il percorso di diagnosi con la valutazione multidimensionale, che consiste nella somministrazione di test che aiutano a valutare diversi ambiti: autonomie personali e strumentali, stabilità motoria o di rischio di caduta ed entità di tale rischio, screening di eventuali deficit cognitivi o disturbi dell’umore. A seguito di quanto emerso, si conclude con un indirizzo diagnostico-terapeutico e consigli personalizzati in merito ai vari ambiti valutati: stile di vita, abitudini alimentari, interventi di riabilitazione motoria, ulteriori approfondimenti diagnostici e inoltro domanda per la richiesta di Invalidità civile, tanto per citarne alcuni», prosegue la specialista.

In condizioni di benessere, i controlli clinici possono essere anche ogni 6-8 mesi, in caso di patologia di nuovo riscontro o di instabilità è consigliabile una maggiore frequenza.

Le sindromi geriatriche più comuni

Le sindromi geriatriche più comuni sono:

  • le demenze
  • la depressione;
  • l’instabilità motoria – causa di cadute; 
  • l’immobilità;
  • l’incontinenza;
  • la malnutrizione associata o meno a disfagia. 

Tra i compiti del geriatra c’è soprattutto quello di identificare, all’interno della popolazione anziana, le persone che hanno un profilo di “robustezza” o di “fragilità-prefragilità”, poiché la capacità di reazione e recupero a/da un evento stressogeno (malattia acuta) è diversa tra le tipologie di profilo e comporta una progressione verso un livello maggiore di dipendenza fino alla disabilità completa per i più fragili. Perciò, la presa in carico geriatrica punta a identificare e correggere le aree critiche che rendono un soggetto più o meno fragile, al fine di ritardare il più possibile l’evoluzione verso la disabilità. Attraverso interventi personalizzati, la presa in carico da parte del geriatra permette anche di favorire la stabilizzazione e il recupero di funzioni e risorse affinché la persona possa gestirsi in modo autonomo.

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