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Alimentazione

Sale, i consigli per ridurne il consumo

20/11/2017

Una dieta troppo ricca di sale può favorire l’instaurarsi dell’ipertensione e contribuire ad aumentare il rischio di sviluppare alcune malattie cardiovascolari e renali, calcoli renali, osteoporosi ed è anche associata a un rischio più elevato di tumori allo stomaco.

Per questo il suo consumo deve essere tenuto sotto controllo, tenendo conto che il sodio – il principale componente del sale – che aggiungiamo quando cuciniamo è solo il 36% di quello che ingeriamo mediamente in una giornata, come sottolinea Sabrina Oggionni, dietista di Humanitas Gavazzeni Bergamo: «Più del 50% della quantità di sodio che assumiamo deriva da prodotti trasformati, come i prodotti già pronti. Spesso questo minerale è contenuto in alimenti insospettabili, come i biscotti, i cereali o le fette biscottate, meglio dunque guardare sempre l’etichetta prima di acquistarli, tenendo conto del fatto che spesso i valori variano anche tra cibi che appartengono alla stessa categoria».

 

Le tipologie di sale

Esistono quattro tipi di sale:

  • raffinato, che deriva da un procedimento di raffinazione del sale estratto dall’acqua di mare (marino) e dalle miniere (salgemma)
  • iodato, arricchito cioè con iodio, il cui consumo è consigliato a tutti
  • integrale, grezzo, che non ha subito alcun processo di raffinazione
  • iposodico, in cui parte del sodio viene sostituito con potassio.

 

 

I trucchi per limitare il consumo di sale

Questi i consigli per riuscire a consumare meno sale:

  • limitare l’uso di condimenti come dadi e salse
  • utilizzare alimenti alternativi come spezie, erbe aromatiche, limone e aceto per insaporire i cibi
  • non mettere in tavola la saliera, per evitare di aggiungerlo
  • salare l’acqua di cottura per pasta e riso dopo la metà del tempo di cottura
  • non salare le pappe dei bambini fino al compimento dell’anno di età e abituarli a cibi poco salati.

«Dobbiamo abituarci gradualmente a consumarlo di meno – conclude la dottoressa Oggionni –, a ricondizionare il nostro palato abituato a un’eccessiva sapidità. Basta un breve periodo di astinenza per non sentirne più il bisogno».

 

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