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Alimentazione

Leggi più severe per la salute a tavola

29/11/2011

Europei sempre più lontani da una sana alimentazione? A dirlo è l’European Heart Network, che lancia l’allarme: servono più responsabilità e politiche più rigorose nella protezione della salute.

Un rapporto presentato oggi dallo European Heart Network (EHN), lancia l’allarme e invita i politici a prendere azioni decisive di fronte alla crescita inquietante delle malattie cardio-cerebrovascolari (MCCV), come infarto e ictus, in Europa. “Come è stato fatto per il tabacco, è necessario un approccio più forte da parte dei governi europei per affrontare il problema”, ha detto il dottor Mike Rayner, capo del gruppo di esperti per la nutrizione dell’EHN e direttore del Gruppo di Ricerca e Promozione della Salute, presso l’Università di Oxford, della British Heart Foundation, nella sua relazione ad una conferenza a Bruxelles, rilevando “in particolare che l’industria alimentare non è stata all’altezza delle sue responsabilità”. Si evidenzia ovunque sugli scaffali dei negozi e sugli schermi televisivi la presenza di bevande zuccherate, e di alimenti confezionati ad alto contenuto di sale, grassi saturi e zuccheri, e di prodotti con etichette poco chiare o con messaggi ingannevoli. “Questa è una sfida che i governi devono affrontare nel pubblico interesse”, ha dichiarato il Dr. Rayner.

Il rapporto, intitolato Dieta, attività fisica e prevenzione delle malattie cardiovascolari in Europa, è stato sottoposto alla valutazione di esperti dell’OCSE , dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e della Commissione Europea; in quest’ultimo caso il documento è stato presentato a Paola Testori Coggi, Direttore Generale della Salute e Consumatori della Commissione Europea (DG SANCO), che per anni è stata la forza trainante dell’Unione Europea per la regolamentazione del sistema alimentare europeo, compresa la creazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. La relazione è il risultato di 2 anni di ricerca collaborativa che coinvolge un gran numero di Università europee e di esperti internazionali, e rappresenta la rivisitazione più completa fino ad oggi delle ricerche sui rapporti tra salute cardiovascolare e la nostra alimentazione e la nostra di attività fisica. Lo studio, partendo dalle evidenze scientifiche, propone una serie di azioni a livello legislativo.
La conferenza rientra nel quadro del progetto EuroHeart II, co-finanziato dall’Unione Europea, nel quadro del programma della sanità.

Le cifre attuali parlano chiaro: il costo delle malattie cardiovascolari nell’UE è stato stimato nel 2008, raggiungere i 192 miliardi di euro – una cifra maggiore addirittura del budget di tutta l’UE. 12.000 cittadini europei muoiono prematuramente ogni giorno a causa di attacchi cardiaci, ictus e altre malattie cardiovascolari, e per molte di queste persone la morte poteva essere evitata. Secondo Susanne Løgstrup, direttore dello European Heart Network, l’organizzazione che raggruppa a livello europeo le Fondazioni e le Associazioni nazionali per la salute del cuore, e che ha coordinato il lavoro scientifico, “Alcuni miglioramenti si osservano nella aspettativa di vita. Tuttavia, stiamo assistendo ad un aumento del carico di malattia cardiovascolare e di un livellamento dei tassi di mortalità – le tendenza in decrescita in precedenza si sono ora invertiti. Le malattie cardiovascolari sono causa non solo della morte prematura e responsabili per quasi la metà dei decessi ogni anno (48% o più di 4,3 milioni in Europa), ma sono anche causa di disabilità cronica su larga scala in tutta Europa. I cittadini a più basso censo sono quelli maggiormente colpiti e i paesi più poveri la salute sta peggiorando”.

Il drammatico aumento nella prevalenza di persone in sovrappeso, obesità e diabete di tipo 2 costituisce un allarme perché queste patologie evolvono verso un aumento delle malattie cardiovascolari. Vi sono grandi diseguaglianze fra le diverse regioni europee e tra i gruppi socio-economici: c’è un gap di 19 anni nell’aspettativa di vita per gli uomini e 15 per le donne tra persone a basso e ad alto censo. Il divario nell’aspettativa di vita in buona salute è ancora più grande in tutta Europa – 21 anni negli uomini e 19 nelle donne. Anche all’interno di un singolo paese vi è una differenza di fino a 10 anni di aspettativa di vita maschile tra i gruppi socio-economici più bassi e più alti. La situazione è peggiore nelle regioni settentrionali come il Regno Unito, la Scozia in particolare, e l’Irlanda e in alcuni paesi dell’Europa orientale, tuttavia, tendenze negative stanno emergendo nei paesi del Mediterraneo come la Spagna e l’Italia, dovute al fatto che i giovani stanno abbandonando le diete tradizionali e fanno meno attività fisica. Obesità, diabete e ipertensione sono in forte aumento in età giovanile: un bambino europeo su quattro è in sovrappeso.

Il messaggio è chiaro: la prevenzione è fondamentale. La rierca dimostra che anche piccoli cambiamenti dei fattori di rischio (alimentazione non corretta, sedentarietà, abuso di alcool e fumo) possono apportare risultati significativi anche a breve termine. E’ provato inoltre che l’impatto della prevenzione è maggiore se coinvolge tutta la popolazione e non solo i gruppi a rischio più elevato. La relazione evidenzia due fattori principali: il comportamento dell’industria alimentare e l’invecchiamento della popolazione. “Siamo dinnazi ad una bomba ad orologeria”, avverte il Prof. Philip James, presidente dell’Associazione Internazionale per lo Studio dell’Obesità (IASO) e fondatore della International Obesity Task Force. Il Prof. James è un membro del gruppo di esperti in nutrizione dell’ EHN ed è stato coinvolto nella ricerca, svoltasi sotto la presidenza del Dr. Rayner. Il Prof. James è esperto di fama internazionale e consulente di molti governi in materia di lotta all’obesità e malattie croniche. “Si chiede ai cittadini di lavorare più a lungo ma le persone si ammalano anche prima del pensionamento”, dice il Prof. James, che mette in guardia contro le conseguenze della attuale mancanza di progressi significativi. “Siamo nel 2011 e infarti e ictus, con tutte le relative conseguenze, sono ancora un problema terribile in Europa”, aggiunge Dr. Hans Stam, Presidente dell’ EHN, “le casse degli Stati nazionali sono sotto pressione, costringendo i governi di tutta Europa a tagliare le spese previdenziali e ad aumentare l’età pensionabile. Nel clima economico attuale, le tesorerie UE stanno facendo un grave errore a trascurare i costi economici delle malattie cardiovascolari. I governi devono dare priorità ad azioni preventive su basi comprovate. Cambiare il sistema alimentare e i modelli di attività fisica in Europa richiede un intervento coerente a livello nazionale, locale ed Europeo, come mezzo per ottenere benefici economici signoficativi”.

Al centro del piano d’azione ci sono proposte di modifica dell’intero business alimentare, del commercio e della pubblicità. Sono proposte anche riforme della politica agricola comune europea per aiutare gli agricoltori e l’industria a portare alimenti più sani, genuini, più nutrienti sulla tavola delle famiglie. Dopo aver esaminato l’efficacia delle diverse misure, il Rapporto propone un approccio legislativo combinato con obiettivi e parametri nutrizionali più ambiziosi. Esso presenta una serie di interventi politici e formula raccomandazioni dettagliate per gli organismi politici europei, nazionali e locali, insieme a proposte per l’industria, gli operatori sanitari e le fondazioni. L’elenco di raccomandazioni comprende incentivi fiscali quali le imposte e sussidi e altre misure robuste, come il divieto di pubblicità dei prodotti alimentari non salutari, in particolare ai bambini. Diversi Paesi europei stanno già intraprendendo questa strada, ma con l’attuale sistema alimentare è essenziale che sia varato un piano a livello europeo.

“Per i governi il momento di agire è ora” dice Susanne Løgstrup, esortando le autorità pubbliche, da quelle locali a quelle nazionali, ad intervenire, valutando positivamente le recenti iniziative come la tassa sui grassi saturi introdotta dalla Danimarca, sulle bevande zuccherate analcoliche dalla Francia e sugli alimenti ad alto contenuto di grassi, zucchero e sale in Ungheria. “E’ evidente che tali misure hanno effetti positivi”, ha detto Løgstrup. L’industria alimentare e della ristorazione, secondo le raccomandazioni, dovrebbe avere obiettivi vincolanti per ridurre il contenuto di grassi, zucchero e sale negli alimenti (da pane e altri prodotti da forno, piatti pronti e cereali per la colazione). La relazione chiede anche alla Commissione Europea di presentare una proposta per un regolamento a livello comunitario per eliminare i grassi prodotti industrialmente (trans-fats) negli alimenti commercializzati nell’Unione Europea.

A parte le tasse su prodotti e bevande e le etichette più trasparenti e facili da comprendere, gli studiosi hanno individuato una serie di iniziative politiche o incentrate sulla prevenzione, alcune delle quali semplici, come rendere disponibile acqua potabile fresca nelle scuole, nei luoghi di lavoro e altri luoghi pubblici, al tempo stesso eliminando o almeno riducendo la disponibilità di bevande zuccherate. Il piano d’azione proposto prevede campagne di comunicazione per favorire migliori scelte alimentari e la creazione di opportunità di attività fisica. L’EHN definisce preoccupante il divario evidente tra gruppi socio-economici, e sottolinea la necessità di iniziative sociali per ridurre gli svantaggi e il conseguente impatto negativo sullo stato di salute.

A cura della Redazione

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