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Alimentazione

Diete meno varie: in Italia scende il consumo di carne, pesce e frutta

09/11/2016

Meno carne a tavola. Ma anche meno pesce, frutta e verdura sostituiti con prodotti meno ricchi dal punto di vista nutrizionale. La dieta degli italiani è diventata meno varia, secondo la fotografia scattata dal Censis nella ricerca “Gli italiani a tavola: cosa sta cambiando. Il valore sociale dell’alimento carne e le nuove disuguaglianze”.

Sono 16,6 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno tagliato il consumo di carne; 10,6 milioni hanno diminuito il consumo di pesce, 3,6 milioni la frutta, poco meno la verdura. Al loro posto, dice il Censis, si sono consumati più prodotti artefatti e iper-elaborati a basso contenuto nutrizionale. La riduzione nei consumi è però diversa nelle differenti fasce economiche: ad esempio il consumo di carne è stato tagliato maggiormente nelle famiglie a basso reddito che ad alto reddito (45,8% contro 32%). Un andamento analogo anche per le altre categorie alimentari: pesce (35,8% contro 12,6%), verdura (15,9% vs 4,4%) e frutta (16,3% vs 2,6%).

Alla luce di questi dati il Censis parla di food social gap, ovvero di un divario nella spesa alimentare tra le diverse categorie di reddito: a fronte di meno risorse si taglia sull’alimentazione e sulle principali categorie alimentari. Per la carne il taglio dei consumi è addirittura maggiore del dato sulla spesa alimentare generale: questa dal 2007 al 2015 è scesa di poco più del 12% mentre quella della carne del 16%. Il food social gap si riflette anche nell’incidenza dei tassi di obesità dice il Censis, maggiori nelle regioni con redditi inferiori e con una spesa alimentare in picchiata.

Che conseguenze può avere un cambio delle abitudini alimentari?

«La dieta migliore e di cui ha bisogno un organismo per essere in salute è quella che include tutti gli alimenti e tutte le categorie di nutrienti principali: proteine, carboidrati, grassi, acqua e fibra», risponde la dottoressa Manuela Pastore, dietista dell’ospedale Humanitas.

(Per approfondire leggi qui: Cosa mangiare in gravidanza? E se sono vegetariana o vegana?)

«Negli ultimi anni si assiste ad una dicotomia fra la scelta consapevole di uno stile alimentare che demonizza alcune categorie di alimenti considerati, a torto, dannosi per l’organismo e la scelta obbligata di rinunciare a molti alimenti per motivi economici. Purtroppo è preoccupante che sempre più persone siano costrette a ridurre i consumi di alimenti fondamentali di fronte ai costi sempre più alti in particolare di pesce, ortaggi e carne, soprattutto di quelli che garantiscono provenienza e sistema di produzione di qualità».

«Non poter acquistare questi alimenti porta inevitabilmente a scegliere alimenti a minor costo, minore qualità, maggiore contenuto di grassi saturi e zuccheri semplici con inevitabile minore valore nutrizionale. Viene spontaneo pensare a quanto pesi il costo sanitario legato a sovrappeso, obesità, malattie cronico degenerative spesso agevolato da consumi alimentari squilibrati e a quanto sarebbe utile una politica economica e agroalimentare che aiuti produttori e consumatori ad incontrarsi su terreni più percorribili».

Si può fare una classifica del rischio e dire quali categorie alimentari è peggio escludere?

«Non esiste una classifica del rischio alimentare. Posto che ognuno ha un fabbisogno calorico e proteico in primis che deve essere soddisfatto da adeguate fonti di carboidrati e proteine integrate da ortaggi, risulta difficile quantificare il rischio soggettivo. Se costretti a fare una scelta settimanale fra carne rossa e pesce salvo il secondo, fra carne e ortaggi salvo la prima ma solo ed unicamente perché l’organismo non può essere in salute con sola frutta e verdura e non può rinunciare alle proteine».

A cosa deve stare attento chi esclude per scelta carne e pesce dalla propria dieta?

«Eliminare carne e pesce significa rinunciare a proteine ad alto valore biologico utili all’organismo per riparare e ripristinare le migliaia di proteine che ci compongono e che vengono quotidianamente perse; rischiamo una carenza di vitamine del gruppo B, soprattutto B12 utile per non incorrere in anemie, e minerali. Un buon sostituto delle proteine di origine animale è costituito dalle proteine di origine vegetale, cereali e legumi, che, consumate insieme nello stesso piatto o nello stesso pasto, costituiscono una valida fonte proteica», conclude la specialista.

(Per approfondire leggi qui: Sono vegetariano: mi salvo dal colesterolo cattivo?)

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